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Una delle più immani esperienze di esodo testimoniate dalla storia è quella degli italiani in Argentina. Una caratteristica peculiare di questo “viaggio verso nuove condizioni di vita” sta nel fatto che il grande paese ospitante ha permesso alla componente migratoria italiana di mantenere una propria identità, fatta di lingua, cultura e quindi anche di stampa, una stampa in grado di organizzare la presenza e la memoria collettiva dell’emigrazione, senza chiaramente estraniarsi dalla vita nazionale. Lasciando l’Italia, luogo d’origine, gli immigrati hanno trovato nel nuovo mondo la loro seconda patria. Una “terza patria”, una “patria di carta”, è stata rappresentata dalla stampa di comunità, che creava quindi il presupposto per risolvere il dilemma di tutte quelle persone che ad un certo punto smisero di sentirsi padrone di un mondo ma non riuscivano a percepire l’appartenenza all’altro. Il titolo dell’ultimo volume di Pantaleone Sergi, giornalista, scrittore e storico italiano, è proprio questo: Patria di carta. Storia di un quotidiano coloniale e del giornalismo italiano in Argentina (Pellegrini editore, pp. 304, € 18,00).
Nell’ambito della stampa di migrazione, La Patria degli Italiani, quotidiano fondato da Basilio Cittadini nel 1877, ha ricoperto un ruolo di fondamentale importanza: il giornalismo etnico è stato segnato per più di mezzo secolo da questo “fenomeno periodistico” diventando all’interno della comunità di immigrati un punto di riferimento imprescindibile. Il volume descrive il periodo di massima fioritura della stampa italiana in Argentina, periodo che corrisponde tra le altre cose agli anni di maggiore affluenza immigratoria. Grazie alle ricerche svolte in biblioteche, archivi pubblici e privati sia in Argentina che in Italia, attraverso la storia de La Patria degli Italiani l’autore ricostruisce sapientemente le gesta del giornalismo dell’immigrazione in Argentina tra i secoli XIX e XX.
L’identità culturale riflessa in un giornalismo etnico
In un’Argentina ormai “colonizzata” dagli italiani, proprio il giornalismo diventa un importante strumento di difesa della propria identità etnico-culturale. L’affascinante testo di Pantaleone Sergi si propone come una ricostruzione documentata della vita de La Patria degli Italiani e, di riflesso, della stampa italiana in Argentina fino al Ventennio fascista; ma esso è anche una straordinaria dichiarazione d’amore alla terra argentina, e al mondo stesso del giornalismo italiano che a decine di migliaia di chilometri di distanza dall’Italia, in tutti questi anni, ha contribuito a ricostruire oltre oceano una identità forte di milioni di emigrati che nel tempo hanno lasciato il nostro paese per tentare la fortuna nel cuore del Sud America. Da sempre uno dei più importanti strumenti legati all’identità individuale e collettiva è naturalmente la lingua, che è fortemente connessa ad un sentimento di unità nazionale. Di conseguenza quando si arriva in un nuovo mondo (esperienza ben nota a tutti coloro i quali hanno esperienza di migrazione) le problematiche sono due: la prima si confronta con la necessità di comunicare e quindi di apprendere una nuova lingua, la seconda invece è legata alla necessità di conservare la propria, in quanto perdere la propria lingua significa rinunciare, gradualmente, a percentuali di identità nazionale. È proprio qui che si inserisce il ruolo sociale di quella che l’autore definisce come «stampa d’emigrazione»: una stampa capace di creare un ponte tra due mondi, quello di partenza e quello d’arrivo, favorendo la comprensione di quest’ultimo e, di conseguenza, l’integrazione.
Piccoli ritagli di una grande testata
La Patria degli italiani, maggiore quotidiano di migrazione pubblicato in Argentina, è stato riportato brillantemente alla luce dal saggista calabrese. Pantaleone Sergi ne ripercorre la storia, e le varie fasi di maggiore o minore splendore. Lo scrittore segue le tappe più importanti della testata iniziando dalla frase che campeggiava sulla prima uscita «Siamo piccoli ma cresceremo» e così è stato. De La Patria degli Italiani, edita fino al 1931, Sergi apre ai lettori una vera avventura da quella che è stata «l’epoca trionfale» del giornale alla breve ma intensa direzione di Attilio Valentini, dagli anni della direzione osteggiata di Gustavo Paroletti alla concorrenza con periodici dissidenti. La Patria divenne sempre più forte da ogni punto di vista fino a confermarsi come principale strumento di informazione per gli immigrati italiani e non solo. A partire dal 1928 divenne una testata prettamente antifascista, con l’ingresso in redazione di diversi esuli politici. Per tutta risposta il Fascismo cercò prima di acquistare il quotidiano, poi di creare altri giornali antagonisti e anche di diffamarlo. Infine, riuscì a farlo fallire attuando pressioni sugli inserzionisti che smisero di fornire pubblicità.
Le parole di Ernesto Sabato, scrittore argentino di origini calabresi, riportate nel volume di Pantaleone Sergi, testimoniano quella guerra senza armi, tra giornali fascisti e antifascisti, che caratterizzò la vita della comunità italiana a Buenos Aires.
Si tratta dunque di una ricca fonte di informazioni sul giornalismo etnico e di un contributo interessante al dibattito attuale sull’immigrazione. Il libro offre, a chi non conosce la storia della stampa italiana all’estero, la possibilità di coglierne l’essenza e di trovare nella ricca bibliografia strumenti per ulteriori approfondimenti.
Rossella Michienzi
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 69, maggio 2013)