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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Se la chiesa
possiede
un caveau
di Serena Poppi
Da Rubbettino, un saggio
del “decano dei vaticanisti”
sulle finanze ecclesiastiche
Da secoli la storia della Chiesa cattolica è stata caratterizzata da una sorta di ambivalenza tra il messaggio cristiano, che ne è fondamenta e scopo, e la gestione del potere economico e politico, che ne è mezzo di sostentamento, vorremmo dire, ma che ne è mezzo di speculazione finanziaria, ci ritroviamo a constatare. L’esempio di S. Francesco d’Assisi o dell’abbé Pierre sono indicativi di quanto
Un patrimonio segreto
Nel libro emerge fin da subito la difficoltà di sapere a quanto ammontasse la totalità del patrimonio della Santa Sede dopo la stipula dei Patti lateranensi del 1929, che permisero l’applicazione delle leggi delle Guarentigie del 1871, nelle quali era stabilito il risarcimento (3.225.000 di lire a cui aggiungere interessi pari a 5% per 58 anni, Ndr) che lo stato italiano avrebbe versato nelle casse del Vaticano a seguito dell’occupazione e relative spoliazioni ai danni della Chiesa romana. Risarcimento poi riparametrato in difetto. Tale riserbo era, perlopiù, dovuto al fatto che le amministrazioni vaticane erano gestite da persone inesperte o da affaristi che si approfittavano di una situazione mal governata; fino a quel momento, infatti,
Si dovrà aspettare gli anni Ottanta per riuscire a ottenere una maggior trasparenza nella gestione economica del patrimonio vaticano, ovvero quando il nuovo papa Giovanni Paolo II istituì un consiglio di quindici cardinali che aveva il compito di partecipare allo studio dei problemi di carattere organizzativo ed economico della Santa Sede; o ancora nel 1989 quando, con la riforma della Curia, si prospettò un cambiamento di fisionomia dello Ior con l’assegnazione di un segretario in grado di controllare dall’interno l’istituto.
La “questione economica”
La gestione economica relativa alla Chiesa cattolica romana rappresenta una sfida ancora aperta, prova ne è il fatto che il papa emerito «Ratzinger non si serve dello Ior per incamerare i diritti d’autore dei suoi libri – che incassano cifre pazzesche –, ma della Fondazione ad hoc da lui voluta con sede in Germania. Una scelta singolare che forse fa capire tante cose, anche il perché la tanto attesa trasparenza dei conti dello Ior, chiesta anche dallo stesso Ratzinger, sia ancora di là da venire». Una frase, questa, dell’intervista sopra citata, pronunciata da Benny Lai, che nella Prefazione al libro ricorda che «per penetrare in quel mondo spesso misterioso, ridotto all’essenziale, in cui le persone quando parlano usano esse stesse un codice […] occorrono anni, bisogna formarsi un capitale di relazioni, esperienze, confidenze. Ed è appunto quello che è stato fatto mettendo insieme alle notizie quanto mi hanno raccontato coloro che hanno diretto le amministrazioni finanziarie del Vaticano».
L’autore
Benny Lai, giornalista professionista dal 1946 e vaticanista dal 1951, unico ad aver raccontato ben quattro conclavi, ha scritto anche Racconti vaticani (2010, Fede & Cultura), Giuseppe Siri. Le sue immagini, le sue parole (con Annamaria Scavo, 2008, De Ferrari), Il «mio» Vaticano. Diario tra pontefici e cardinali (2007, Rubbettino) e Affari del papa. Storia di monsignori, nobiluomini e faccendieri nella Roma dell’Ottocento (1999, Laterza).
Serena Poppi
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 69, maggio 2013)