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Graziana Pecora
Anno VII, n. 68, aprile 2013
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Civiltà letteraria (a cura di Alba Terranova) . Anno VII, n. 68, aprile 2013

Zoom immagine Il racconto della letteratura
nei discorsi dei Premi Nobel
svela i pensieri e le parole
dei protagonisti dell’evento

di Giuseppe Peluso
Un secolo di emozionanti orazioni
raccolte e tradotte da Terre di mezzo


La cerimonia di consegna del Nobel è, dalla sua nascita, un evento di alto interesse intellettuale e culturale che vede protagonisti, ed in qualche modo sprona, i vari ambiti scientifici umani impegnati nella ricerca e nello sviluppo.

L’evento ricorre, come usanza vuole, nel mese di ottobre, con l’annuncio del vincitore, e nel mese di dicembre (il 10 dicembre per la precisione, data della morte del fondatore del premio, Alfred Bernhard Nobel), con la cerimonia di conferimento dell’onorificenza. Il premio viene assegnato alle personalità di spicco che hanno «apportato considerevoli benefici all’umanità» nel campo della pace, della letteratura, della medicina, della chimica, della fisica e dell’economia, di cui la storia vede il continuo avanzare ormai da più di cento anni (la prima cerimonia di premiazione si è tenuta nel 1901).

È dunque in onore dell’illustre concorso, della letteratura tutta e dell’appagamento che suscita l’ascolto di un discorso, di un’orazione eseguita con passione e con amore, che nasce I Nobel per la letteratura si raccontano (Terre di mezzo editore, pp. 152, € 14,00). Tradotto da Sara Crimi e Alberto Frigo, il testo espone le storie, le emozioni ed i sentimenti che hanno riguardato i grandi nomi della letteratura mondiale saliti sul palco della capitale svedese a tenere le proprie orazioni e ricevere i ringraziamenti per il loro lavoro e l’impegno dimostrato a livello mondiale.

 

È solo un discorso

«In un discorso, a quanto pare, la prima frase è sempre la più difficile. Ebbene, la prima è comunque andata». Così esordisce la poetessa polacca Wisława Szymborska con le sue parole del 1996 dedicate al rapporto tra la creazione poetica ed il mondo.

Questa singolare raccolta è molto ampia e non ha bisogno di presentazioni o informazioni aggiuntive per il semplice motivo che in realtà un testo non è, o almeno non è un testo in cui si narra una storia, si presenta un argomento portante o una testimonianza su un dato avvenimento: è puro piacere oratorio umilmente trascritto e così riportato.

Probabilmente non siamo più abituati ad ascoltare un bel discorso, a stare seduti in una platea a guardare le parole muoversi nell’aria ed innalzarsi fino a raggiungere l’orecchio di chi le attende e le accoglie con semplice amore e passione. Forse non siamo più abituati a vedere qualcuno che parla, qualcuno che dice cose che realmente sente, di cui davvero ha necessità di condivisione e che deve assolutamente pronunciare. Forse non siamo più abituati alle cose semplici. Ma, inaspettatamente, è proprio di semplicità che questo testo ci racconta. Non esibisce lodi, espressioni di gratitudine o sciocche scale di piacere intellettuale e letterario, ma espone piccole storie di vita inaspettate che non vengono pubblicate su scala internazionale a firma cubitale, ma che sono semplicemente raccontate dai Nobel per la Letteratura.

«Il punto di partenza della vera letteratura è l’uomo che si chiude nella sua stanza con i suoi libri» (Orhan Pamuk, 2006).

 

Le voci dei più grandi

Con le parole dello scrittore però tutto può prendere forma e vita, il suo lavoro è quello di rendere viva questa magia e farla vera, tattile, tangibile.

«Uno scrittore è una persona che trascorre anni nel paziente tentativo di scoprire il secondo essere dentro di sé e il mondo che fa di lui ciò che è». La voce dello scrittore turco Orhan Pamuk così definisce, durante il suo discorso, il lavoro per cui viene insignito. Ognuno degli autori, dallo stesso Pamuk, a Pablo Neruda, a Herta Müller, ed i molti altri ancora, si limita a raccontare storie, rievocare e condividere pezzi di ricordo che in un modo o nell’altro hanno influito sul proprio operato e sulla propria vita. Ed il bello della lettura di questo libro è effettivamente l’aura di semplicità mista a magia di cui si circondano i vari testi che si susseguono: sono solo delle storie, dei bellissimi racconti facilmente condivisibili ma allo stesso tempo intimi e surreali nei ricordi degli scrittori, che li narrano per il puro piacere di farlo.

Un libro, un’opera, un film, una poesia possono cambiare il mondo e loro, più di chiunque altro, lo sanno. Un libro nasce da un’esperienza di vita di qualche natura, ed il contributo che questa apporta all’umanità non si può conoscere fino al momento in cui viene scoperta. Ed è appunto di ciò che i grandi autori di questo secolo narrano, ed è questo il peso di cui si fa carico lo scrittore nel momento in cui si allontana dal mondo esterno per intraprendere il proprio cammino interiore alla scoperta di sé.

«Parlerò ora del significato di questo peso. Si tratta di ciò che la persona crea quando si chiude in una stanza, siede a un tavolo e si ritira in un angolo per esprimere i propri pensieri, in altre parole, questo è il significato della letteratura» (Orhan Pamuk, 2006).

La raccolta, qui solo brevemente esposta, è quindi un piccolo scrigno fatto dei pensieri che grandi uomini di scrittura hanno deciso di non scrivere perché, probabilmente, sarebbero risuonati meglio in una platea riconoscente che in una libreria affollata.

 

Giuseppe Peluso

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 68, aprile 2013)

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