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Graziana Pecora
Anno VII, n. 68, aprile 2013
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Home Page (a cura di Francesco Rolli) . Anno VII, n. 68, aprile 2013

Zoom immagine Il pensiero della Relatività
e la relatività di ogni pensiero

di Giorgio Cortellessa
Da Città del sole, un saggio di Alberto Donati riflette sulla dialettica
tra Filosofia e Fisica, dalle lontane origini greche ai giorni nostri


Il tentativo di comprendere la natura della realtà, la sua origine e la sua ragione d’essere, è una delle principali caratteristiche della mente umana, forse la più peculiare. Fin dall’inizio della Storia, gli uomini hanno osservato il mondo cercando di capirlo e tentando di trarre conclusioni sul suo significato. Di afferrarne, insomma, l’essere più profondo. Di trovarne la ragione. E l’hanno fatto studiando la Fisica, che guarda la realtà dei fenomeni, e costruendo la Filosofia, che sulla realtà propone le proprie interpretazioni. Così è sempre stato, Fisica e Filosofia si sono influenzate e indirizzate a vicenda nella ricerca delle cause e dei fini del mondo. Fino a oggi, quando la Fisica contemporanea, con le sue sorprendenti scoperte e le sue ardite teorizzazioni, si è proposta alla riflessione filosofica come uno stimolo e una sfida.

Di tutto questo ci parla il documentato e acuto testo di Alberto Donati La fisica della relatività dal punto di vista di un filosofo (Città del sole, pp. 248, € 16,00). La relazione tra Filosofia e Fisica è ripercorsa attraverso la storia del pensiero, sino ad arrivare ai giorni nostri, quando la sempiterna ricerca di un significato assoluto si è scontrata – e insieme incontrata – con la Relatività. E così il filosofo è obbligato a interrogarsi su questo nuovo rapporto, a cercarne l’uscita e la compensazione, e trarne le conclusioni.

Il testo di Donati racconta e descrive il pensiero, e osservandolo lo insegna. Basterebbe già questo a raccomandarne la lettura. Alla dialettica tra assoluto e relativo si affiancano, nell’analisi, quelle tra Scienza e Filosofia, tra Matematica e Fisica, tra Indagine e Riflessione. Per essere introdotti a questa impostazione, tanto complessa quanto affascinante, vi suggeriamo quindi la lettura della Prefazione, curata da Giorgio Cortellessa, che con precisione ed efficacia illumina i tratti fondamentali del libro.

 

la Bottega editoriale

 

 

Prefazione

 

Relativo o assoluto, questa è la domanda

Spero che Amleto non se la prenda se per scrivere una Prefazione a un libro assolutamente fuori dagli schemi uso la struttura della celebre frase da lui pronunciata: “essere o non essere questa è la domanda”. E lasciatemi il vezzo di aggiungere, da vecchio professore, che “question” significa domanda e non “problema” come invece, forse per ragioni di metrica italiana, generalmente gli attori recitano.

Ma veniamo al libro che segue questa Prefazione: da secoli, forse da millenni, chi pensa ritiene di essere il centro dell’Universo e che tutto ruoti intorno a lui. Poi, subito dopo, si accorge che pressoché tutto è solamente adattato alla sua persona e alla sua visione e che questo vale per qualunque persona.

Nella scienza è accaduto che si sono sviluppati due rami, distinti, ma anche strettamente interallacciati: la matematica e la fisica.

La matematica è una pura speculazione della mente umana e si convincano tutti che nel mondo la matematica non c’è, i teoremi li abbiamo inventati noi sulla scorta di interpretazioni, di osservazioni e per inquadrarle in una concatenazione utile ai fini della vita reale, ad esempio, ci è stato utile usare il concetto di rette parallele per fabbricare linee ferroviarie, ma a un certo punto ci siamo divertiti, in uno spazio geometrico curvo, a constatare se questa invenzione delle rette parallele in geometria piana avesse una qualche realizzazione con risultati assai differenti.

La fisica è l’inquadramento dei fenomeni entro principî e entro leggi in modo che si possano calcolare i risultati a partire dalle condizioni iniziali quali esse siano dal volo del sasso dalla fionda di Davide alla traiettoria della sonda di recente atterrata su Marte. Per questo inquadramento occorre la formulazione matematica.

La relatività, teoria tra i pilastri della fisica di oggi, ci fornisce gli strumenti perché si possa capire come un fenomeno visto da un osservatore è visto da un altro osservatore in moto rispetto al primo osservatore. Se tale moto è lento, quest’ultimo osservatore non noterà una significativa differenza, ma se il moto diviene velocissimo, man mano vi saranno differenze.

Ma tutto questo deve essere racchiuso in un solo fatto: il fenomeno rimane lo stesso anche se visto in maniera diversa da due osservatori in moto l’uno rispetto all’altro.

Riflettiamo su questo e chiediamoci se il punto di vista sia uno solo e cioè che, in realtà, matematica e fisica hanno fatto nascere e alimentino un dibattito su relativo e assoluto, nel perenne sviluppo verso una visione unitaria augurabilmente assoluta dei fenomeni. Non è forse la stessa cosa che, nel corso dei secoli, ha fatto e fa la filosofia?

Il libro che segue vi farà pensare, atto supremo della mente umana; non posso nascondere l’osservazione che il cammino per giungere alle conclusioni va fatto leggendo molti capitoli e rimeditando un lungo cammino tracciato dai massimi pensatori a partire da qualche migliaio di anni.

Ciò che segue è una stringatissima sintesi di questo cammino che l’Autore ci fa percorrere con grande chiarezza e profondità.

Tale cammino inizia dalla contrapposizione dialettica tra Platone e Aristotele e l’approfondimento di concetti come Dio, anima, cosmo, casualità. Questo capitolo, come peraltro tutti quelli che seguono, fornisce ampiamente le fonti delle citazioni opportunamente commentate. Si inserisce ottimamente in questo quadro la fondamentale distinzione tra la matematica, pura creazione della mente umana e la fisica, inquadramento in principî e leggi tratti dalle osservazioni dei fenomeni.

Ma il passare dei secoli ha introdotto quella che l’Autore chiama la fisica cristiana. Abbiamo così un nuovo attore sulla scena ed è Dio. Così Tommaso d’Aquino ci offre la famosa prova scientifica della esistenza di Dio. Tale prova non è passata indenne, dopo la formulazione di Sant’Anselmo, dalla critica del monaco Gaunilone e poi, in prosieguo di tempo dalla confutazione, tra gli altri, di David Hume.

I capitoli seguenti ci portano, man mano, ai giorni nostri accettando il fatto che anche se molte delle difficoltà e incomprensioni sono state superate, permane una dialettica tra relativo e assoluto che va, comunque, depurata da posizioni aprioristiche.

 

Prof. Giorgio Cortellessa

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 68, aprile 2013)

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