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A. XIX, n. 207, gen. 2025
Sol Invictus: l’eterna
lotta fra Bene e Male
nei progetti di potere
di una oscura setta
di Guglielmo Colombero
Sovera propone un avvincente thriller
fantapolitico sull’incubo di un satanico
governo sovranazionale negli anni ’80
«La Confraternita ha fatto sì che, nel 20° Secolo, gli Stati Uniti facessero affari con Hitler ed il Terzo Reich e contemporaneamente gli facessero la guerra, così come durante la Guerra fredda l’allora Unione Sovietica riusciva sempre a trovare il modo di approvviggionarsi di tecnologie militari dagli Usa senza che quella che doveva essere la più grande e potente agenzia di intelligence del mondo, la Cia, fosse mai, veramente, riuscita a porre un vero freno a quest’emorragia di informazioni strategiche». È tutto qui l’intrigante assunto di base di Sol Invictus. Una nuova alba (Sovera edizioni, pp. 160, € 13,50), il romanzo fantapolitico che porta la firma di Paolo Gentili, studioso di Storia moderna e di Religioni con la passione per la narrativa.
La piccola Leonor nel mirino della Confraternita
Tutto ha inizio a Washington, nella primavera del 1976: il direttore della Cia riceve un microfilm da un gesuita, su cui è incisa la scritta «Venit sub gratia coelata secunda ut tertiam facere et regnum» (“Verrà protetta dalla grazia divina la seconda volta affinché siano compiute la terza alleanza e il regno di Dio”). Cinque anni dopo, a Salò sul Garda, un giovane sacerdote viene trovato esanime con un biglietto stretto fra le dita su cui è scritta un’altra frase in latino: «Post Petrum Romanum nova petra domandata erit ut novam ecclesiam nascere possuit et tu es petra» (“Dopo Pietro Romano sarà richiesta una nuova pietra affinché possa nascere una nuova Chiesa, e tu sei questa pietra”). L’anno seguente, la Cia organizza un attentato. E l’obiettivo è una bambina di pochi mesi, di nome Leonor. Ma qualcosa va storto: «la piccola Leonor aprì la sua manina in quella molto più grande della madre e vi fece cadere dentro due piccoli pezzi di metallo, due piccoli, lucenti, pezzi di piombo ottonato. Questa volta fu la madre a gridare».
Intrighi, complotti e destabilizzazione planetaria
Da Roma a Yale nel Connecticut, dagli archivi segreti del Vaticano alle stanze asettiche della Cia, dalla Buenos Aires della “sporca guerra” dei desaparecidos alla quiete irreale di Salò sul Garda e di Sherbrook nel Quebec, dalle birrerie di Monaco di Baviera ai monasteri benedettini di Subiaco a Roma. Attraverso i dialoghi incalzanti fra chi complotta per imporre sull’intera umanità il dominio satanico della Confraternita del dolore (che ha come motto “Guerra, Sangue e Miseria”) e chi invece, nel nome dell’umanesimo di matrice cristiana, tenta di opporsi a questa infernale macchinazione, si snoda l’ingranaggio narrativo costruito da Paolo Gentili, che, mediante una prosa di forte impatto giornalistico, tesse la sua ragnatela di cospirazioni ad alto livello: «l’unica istituzione mondiale che potesse contrapporsi ai loro piani sia per i valori promossi che per l’affidabilità e che soprattutto avesse la forza di farlo era la Chiesa Cattolica romana. Non per nulla gli Illuminati di Baviera e la stessa Massoneria hanno come obiettivo dichiarato quello di “liberare l’uomo dal condizionamento della Chiesa e delle sue gerarchie”, se non addirittura il suo vero e proprio annientamento. I piani di chi vuole controllare il mondo attraverso il ricatto, le guerre, la povertà diffusa e la miseria morale mal si conciliano con un’istituzione che professa e pratica la fratellanza, la pace, la tolleranza, la carità e la solidarietà fra gli uomini e gli Stati nazionali».
Senza esclusione di colpi
Quello di Gentili è un teorema incardinato su varie e molteplici suggestioni: riaffiora il millenarismo apocalittico che ha caricato di emblemi inquietanti Il nome della rosa di Umberto Eco, e un certo sforzo di emulazione di page turner fin troppo celebri, come Codice da Vinci e Angeli e demoni di Dan Brown, appare fin troppo evidente. I cecchini assoldati dal Male non hanno mai troppa fortuna in questo romanzo, e l’autore non manca di sottolinearlo con una certa ironia: «Il suo fucile aveva munizioni dum-dum e il suo bersaglio non aveva scampo. Lo inquadrò nel mirino telescopico mentre era fermo aspettando l’autobus: sicura tolta, colpo in canna, soggetto inquadrato, dito sul grilletto, fuoco! Il killer non capì subito quello che era successo, vide solo una specie di ombra grigiastra che gli oscurò la visuale del mirino telescopico. Tolse l’occhio dal mirino e prese il binocolo inquadrando l’area del bersaglio e si accorse che al momento del colpo un grosso colombo si era trovato sulla linea di tiro a 2-300 metri di distanza, aveva preso in pieno il proiettile esplosivo e si era letteralmente disintegrato». Se si sta al gioco di Gentili, il romanzo è gradevole e, in diversi passaggi, anche coinvolgente. Pensando a certe manovre che oggi destabilizzano continuamente l’economia degli Usa e dell’Europa, l’ipotesi del complotto sovranazionale attinge di sicuro da un bagaglio di congetture se non altro plausibili sulla carta. Senza privare il lettore del piacere di scoprire, strada facendo, chi sia veramente la piccola Leonor, capace di fermare i proiettili blindati con le sue (solo apparentemente) fragili manine, ci limitiamo a garantire che Sol Invictus è un romanzo colto e ben scritto che ripropone tematiche non certo inedite ma comunque stimolanti per chi ama i thriller fantapolitici venati di misticismo millenaristico. Scommettiamo che quasi tutti i lettori capiranno subito chi ha voluto prefigurare Gentili nel personaggio dell’ospite brianzolo del quale il Venerabile Maestro della Confraternita ammira «l’assoluto disprezzo per la legge e l’assoluta mancanza di etica e scrupoli che caratterizzano il suo agire sul mercato».
Guglielmo Colombero
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 64, dicembre 2012)
Ilenia Marrapodi