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Politica ed Economia (a cura di Alba Terranova) . Anno VI, n. 64, dicembre 2012

Zoom immagine Costi, sprechi:
un’inchiesta
sulle regioni

di Emanuela Pugliese
Da Rubbettino, De Robertis
denuncia tutti gli abusi
di una «casta invisibile»


Non c’è niente di più attuale di un libro che, oltre a trattare argomenti a noi contemporanei, fa il suo trionfale ingresso nelle librerie proprio poco tempo dopo uno dei più eclatanti scandali scoppiati nella storia della politica italiana degli ultimi tempi: stiamo parlando dell’ormai noto oltraggio alla legalità e al comune senso civico che ha per protagonista la Regione Lazio e i suoi esponenti. Un libro certamente scomodo, quello di cui parleremo; scomodo per chi, da sempre, ha vissuto alle spalle dei contribuenti e dei cittadini onesti; un libro destinato a diventare un best seller nella sua categoria.

Il testo in questione nasce dall’inchiesta realizzata da Pierfrancesco De Robertis − giornalista e responsabile della redazione romana del Quotidiano nazionale − il cui titolo, La casta invisibile delle regioni. Costi, sprechi e privilegi (Rubbettino, pp. 252, € 10,00), la dice lunga su come venga gestita, nel nostro paese, la res publica. Mai come prima era stata fatta un’analisi dettagliata di tutti gli sperperi e gli abusi dei consiglieri regionali a discapito dei cittadini; una «casta», quella delle regioni, che opera nel segreto, in maniera del tutto impercettibile ed è, per questo, meno soggetta ai controlli della giustizia. Venti stati nello stato, venti governi complessi azionati da macchine sofisticate che, finalmente, grazie a questo volume, vengono inesorabilmente allo scoperto.

 

Tra sperperi e privilegi: ecco come vivono i consiglieri regionali

Che all’interno della politica girassero troppi soldi non era una novità, ma se si pensa al “fatturato” annuo delle assemblee regionali, viene il capogiro: più di un miliardo di euro è il costo delle regioni, ossia una cifra più alta di quella che viene spesa dalla Camera dei deputati e dal Senato. La politica si trasforma, stando a questi dati, in una vera e propria rendita vitalizia senza precedenti. Pertanto, se finora l’attenzione generale era stata rivolta alla «casta» nazionale, perché più esposta sotto i riflettori della legalità, ora sembra essere giunto il momento di voltare pagina e concentrarsi su una «casta» meno visibile, ma non per questo meno insaziabile e onerosa.

Purtroppo non sarà facile arginare questo enorme flusso di denaro pubblico nelle tasche dei parlamentari regionali: la nostra Costituzione non lo vieta, anzi, l’ennesima legge ad personam − ossia la riforma del titolo V, «fatta approvare di corsa nella legislatura 1996-2001» − garantisce il via libera al malgoverno e allo spreco. Un sistema che vede coinvolte tutte le regioni italiane, nessuna esclusa. Al primo posto (in base ai bilanci consultivi del 2010) c’è la Sicilia con oltre 175 milioni di euro, a seguire il Lazio, la Campania e la Sardegna con dati raccapriccianti.

Per non parlare del numero troppo elevato di consiglieri e assessori regionali che anziché diminuire è lievitato nel corso degli anni (da 1.070 che erano nel 1968 a 1.113 nel 2011). Un “esercito” così ben nutrito lascia presupporre un’attività amministrativa interminabile e impegnativa, ma che nella realtà nasconde «una selva di uffici, addetti, comitati, cariche, gettoni di presenza, rimborsi per riunirsi qualche volta all’anno» se non altro per «organizzare un convegno a cui partecipano i familiari e pochi altri, buttar giù una relazione per non dare troppo nell’occhio e alla fine qualcuno che non si chieda come mai tanti soldi pubblici nel cestino della spazzatura».

Come se non bastasse, i consiglieri regionali italiani sono i più ricchi del mondo; i loro  stipendi infatti si aggirano in media intorno ai 3.500 euro al mese di diaria, mentre un professore di scuola media ne percepisce esattamente la metà. E poi ci sono i rimborsi per la benzina (a parte treno e aereo gratis per raggiungere le sedi regionali), le assicurazioni contro gli infortuni, telefonini, computer e telepass gratuiti, nonché auto blu e villette al mare per le proprie fidanzate e, dulcis in fundo, vitalizi e indennità di fine mandato per concludere in bellezza la propria “magra” esistenza. Facciamo qualche esempio: nelle Marche ai consiglieri viene garantito il permesso di parcheggiare gratis nel centro di Ancona, al quale poi si aggiungono altri piccoli benefits di varia natura; più generosi in Sicilia, dove i “deputatini”, «dietro presentazione di dettagliata documentazione», hanno diritto ad una serie di rimborsi, come per l’acquisto di «beni e servizi informatici e di telecomunicazione» per un totale di 4.000 euro per tutta la durata della legislatura. Cifre che fanno riflettere, indubbiamente, ma che non scandalizzano più di tanto se paragonate allo stipendio del presidente della Lombardia che, tra indennità mensile netta e il massimo di rimborso spese/diaria, è sicuramente in cima alla lista dei consiglieri più ricchi d’Italia.

 

L’Italia delle regioni. O… degli stati?

Se pensavate che il nostro paese fosse suddiviso in venti regioni, vi sbagliavate di grosso. Con questo libro scoprirete che, in realtà, esiste una suddivisione ben più complessa: in Italia esistono regioni a statuto ordinario (Rso) e regioni a statuto speciale (Rss). In virtù di questo sistema, esse hanno acquisito, purtroppo, «ampia autonomia contabile, legislativa e regolamentare, senza controlli centrali»; autonomia garantita dal fatto che sono stati aboliti i vecchi Coreco (i comitati centrali di controllo) e, con essi, i revisori dei conti; in teoria, tutti i poteri di verifica sono stati trasferiti alla Corte dei Conti che, insieme al governo, dovrebbe esercitare un controllo serio ed effettivo, ma che nella realtà dei fatti non avviene.

Ed è così che, tra cene a base di ostriche e champagne, la politica degli ultimi tempi è diventata una buona occasione per organizzare feste e banchetti di ogni tipo. Poco importa allora da dove provenga il denaro, sia esso frutto di sperequazioni fiscali, corruzione o concussione. Importante è che lo si abbia e in grandi quantità. Allora come dare torto ai nostri “onesti” consiglieri?

Pecunia non olet, dicevano i Latini, ossia i soldi son… sempre soldi!

 

Emanuela Pugliese

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 64, dicembre 2012)

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