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Graziana Pecora
Anno VI, n. 62, ottobre 2012
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Politica ed Economia (a cura di Alba Terranova) . Anno VI, n. 62, ottobre 2012

Zoom immagine La reclusione,
libertà ambita
e verità cercata

di Valeria Vaccaro
Detenuti ergastolani a lezione
di scrittura creativa. Spunti
e riflessioni. Edizioni la rondine


Definire in termini universali la “dignità” umana non è semplice e scontato quanto potrebbe sembrare. Ci sono però delle condizioni basilari per il rispetto dell’essere umano, tra queste il diritto alla propria libertà; esistono dei diritti inalienabili e chiunque li violi compie un vero e proprio crimine contro l’umanità. Può sembrare eccessivo talvolta dare tale definizione, ma anche nel caso di detenuti ergastolani questo potrebbe verificarsi. Risulta difficile provare pietà per chi, avendo commesso crimini efferati, si ritrovi a dover scontare la sua vita in carcere. Eppure si tratta sempre di esseri umani che, una volta, prima di entrare in quel circolo vizioso di alienazione che è l’ergastolo “fine pena mai”, erano liberi.

Eugenio Masciari ha avuto la sensibilità e la saggezza necessarie per cogliere le esigenze di chi nella vita non ha prospettive. In La mia vita è un romanzo. La verità rende liberi: riflessioni di quindici detenuti (Edizioni la rondine, pp. 240, € 10,00), Masciari ci mostra ciò che fuori dal carcere non potremmo mai capire fino in fondo: i pensieri e i sentimenti di chi vive le proprie giornate senza il minimo stimolo.

L’opera di Masciari è il risultato di lezioni di scrittura creativa, da lui tenute nel carcere di Catanzaro, per i detenuti ergastolani ostativi, ovvero coloro che non possono ottenere permessi o benefici di alcun tipo. Si tratta di persone che passeranno la loro vita in carcere; questo li rende quantomeno distanti dalle attività di reinserimento sociale, necessarie per permettere ad un carcere di divenire non solo strumento di detenzione ma anche di formazione e rinascita.

Come si può, dunque, rendere gli ergastolani ostativi attivi e collaborativi? Come si può dar loro quello stimolo necessario a conquistare ogni attimo delle proprie giornate? Senza un fine ultimo che motivo potrebbe avere, chiunque, di affrontare una qualsiasi attività? Come Luigi Manconi scrive nella Presentazione del romanzo, gli ergastolani ostativi vivono «un’esclusione a vita da tutto ciò che abbia a che vedere con la vita».

 

Libertà… per chi non ce l’ha

I partecipanti al corso di scrittura creativa di Masciari parlano di libertà, giustizia, libero arbitrio, teologia… persino fisica quantistica. Non parlano della loro vita, nella mera essenza delle loro biografie, né delle loro sfortune né dei loro errori. Elevano i loro racconti ad un livello ben più saggio e consapevole.

Chi meglio di loro può comprendere, infatti, l’importanza e il significato della libertà? Si usa dire che si comprende il valore di una cosa quando non la si possiede più. Ecco allora che quella che noi uomini “liberi” possiamo dar per scontata e forse nemmeno considerare, per un detenuto con “fine pena mai”, diventa un simbolo, un oggetto del desiderio quasi masochistico, perché irraggiungibile eppure irresistibile.

Questo il pensiero di molti, che può scontrarsi però con una visione molto più filosofica, che vede nella cultura lo slancio per il passaggio dallo stato di detenzione mentale e morale, a quello di libertà intellettuale. Importanti a tal proposito sono le parole di Salvatore Giuliano, uno dei detenuti autori di questo romanzo: «La vera libertà è quella mentale e spirituale, di questa ne possiamo usufruire tutti, basta volerla ed è lì a portata di mano. Uno deve andare oltre a questo mondo materiale al quale siamo tutti un po’ legati, purtroppo siamo diventati schiavi di noi stessi e dell’effimero materiale che ci circonda».

 

L’indifferenza

Masciari non si illude certo di donare la libertà, con disquisizioni filosofiche e stimoli creativi, a chi non la potrà mai avere. Quello che in realtà ha fatto con questa iniziativa è stato andare a disturbare lo stato di silenzio ed indifferenza in cui questi detenuti vivono. Ha saputo bussare con umiltà alla porta di persone che stavano perdendo il senso della propria dignità, che anche nelle loro condizioni non deve mancare. Il semplice poter disporre del proprio tempo rende più dignitosa una giornata. Per quanto un ergastolano non possa realmente scegliere come organizzare e vivere la propria giornata, può percepire l’importanza di un’opportunità come quella che Masciari ha voluto dare ai detenuti del carcere di Catanzaro. Ciò che forse più colpisce l’attenzione e il cuore di persone come Claudio Conte, Pasquale De Feo, Luigi Mancuso – alcuni degli ergastolani ostativi che hanno partecipato alla realizzazione di questo libro – è l’interesse e la lotta all’indifferenza che Masciari con questo romanzo dimostra.

Leggendo questo libro ci si pone indubbiamente molte domande, il che vuol dire riflettere e cogliere le condivisioni di chi non può che avere un punto di vista differente dal nostro. Proprio la condivisione risulta essere un elemento centrale delle lezioni di Masciari. Porta in aula scritti di filosofi, autori di fama mondiale, persino notizie di Fisica ed esperimenti di laboratorio. Così facendo dona ai suoi studenti strumenti di confronto e riflessione, dai quali partire per condividere ed elaborare i propri pensieri.

A tal proposito, risulta interessante la riflessione di Raffele Afeltra, in seguito ad una lezione sulla storia della Fisica e sull’universo olografico. Ecco le sue parole: «credo che la nostra vita sia come una tela bianca. La libertà di scelta è lo spazio dato dai confini della tela, dipende dalla sua grandezza, che è proporzionale alla nostra capacità di esserne consapevoli e allargare i nostri “orizzonti”. Ma i colori e le immagini con cui riempirla li decidiamo noi. Sempre».

Le occasioni di condivisione e apprendimento sono sempre meno comuni nelle nostre frenetiche giornate. Leggendo questa raccolta di riflessioni, ci si può concedere il lusso di conoscere i pensieri di quindici detenuti che non avranno mai la libertà fisica delle proprie vite ma, quel che è certo, hanno ottenuto quella spirituale ed intellettuale. Molti uomini “liberi” la agognano per tutta la vita e, tuttavia, non la raggiungono.

 

Valeria Vaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 62, ottobre 2012)

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