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Direttore editoriale: Lidia Palmieri
Anno VI, n. 61, settembre 2012
La ricostruzione della storia
per meglio capire un paese:
gli Stati Uniti d’America
senza pregiudizi o di parte?
di Maria Lisa Summaria
Il racconto di avvenimenti americani.
Versione italiana di D’Ettoris editori
Tre anni dopo gli attentati alle Torri gemelle, l’inizio della guerra al terrorismo e il secondo difficile mandato del governo Bush, l’editore Regnery pubblica un saggio di Thomas Woods, eminente politologo statunitense di orientamento cattolico e conservatore, che scatenerà un dibattito piuttosto acceso su numerose riviste e nell’opinione pubblica statunitense. In Italia sarà pubblicato qualche anno più tardi, nel 2009, quando due fattori hanno già determinato un netto cambiamento della situazione politica americana: l’elezione nel 2008 del primo presidente di colore – quel Barack Obama che riceverà nel 2009 un controverso Nobel per la pace – e l’inizio, sempre nel 2008, della disastrosa crisi economico-finanziaria che interessa ancora oggi i mercati e le economie reali di tutto il mondo.
È in un simile contesto che si inserisce il saggio di Woods Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America (D’Ettoris editori, 2009, pp. 346, € 24,90) testo che, a detta dello stesso autore, vuole fornire strumenti adeguati per ricercare la verità oltre le convinzioni più unanimemente condivise. Per riuscire in tale impresa, deve combattere un concetto che, nel bene e nel male, influenza la società americana ormai da qualche decennio, ovvero l’idea del “politicamente corretto”, attraverso cui anche il resto del mondo costruisce la propria immagine degli Stati Uniti. Da atteggiamento sociale e cautela nel rifuggire l’offesa verso determinate categorie di persone, il “politicamente corretto” si è trasformato, nell’ultimo ventennio, in una trappola linguistica e ideologica che non lascia spazio al confronto lontano dagli stereotipi.
Gli Stati Uniti: un paese da riscoprire senza pregiudizi
La versione italiana del libro di Woods è introdotta da un invito alla lettura di Marco Respinti, il quale sottolinea come, nonostante l’innegabile e diversificata influenza che gli Stati Uniti esercitano sul mondo occidentale, in effetti poco si conosce del paese e delle sue istituzioni. Ciò è in parte imputabile a studiosi troppo specializzati e incapaci di offrire una visione d’insieme della realtà e dei suoi tanti contesti. Pregiudizi e ignoranza si uniscono in una combinazione pericolosa che non permette di avere degli Stati Uniti una visione corretta e obiettiva, in grado di difendersi da pregiudizi nati «acriticamente, cioè senza dare – o dando poche, confuse, raffazzonate – ragioni». Ecco perché è molto importante contrastare «quell’ideologismo che oggi assume il volto e il nome di political correctness, ovvero una sorta di conformismo al pregiudizio sbagliato, al luogo comune infondato, ma soprattutto e anzitutto all’assenza strutturale e intenzionale di qualsiasi criterio di giudizio».
Nelle parole di Woods, che nella prefazione all’edizione americana del saggio chiarisce che il libro non è né vuole essere «una visione d’insieme esauriente della storia americana», ma piuttosto «un’introduzione» ad alcuni dei suoi aspetti più controversi, si avverte la volontà di rivolgersi in particolar modo ai giovani studenti americani che secondo lui hanno «fatto esperienza [della storia americana] attraverso cliché tristemente scontati».
Una rilettura “politicamente scorretta”
Caso raro nelle pubblicazioni editoriali del nostro paese, il titolo italiano del libro ricalca fedelmente l’originale e ne conserva il carattere anti-accademico e «intenzionalmente polemico». Per quanto riguarda la traduzione di tutto il saggio, però, si nota una certa disomogeneità di stile e lessico che spesso appesantisce la lettura e lascia intravedere la mancanza di un unico traduttore.
Si possono considerare, per fare degli esempi, tre diversi capitoli: il capitolo I (Le origini coloniali della libertà americana), il capitolo XII (Sì, i simpatizzanti comunisti esistevano sul serio) e l’ultimo, il capitolo XVIII (Clinton). La struttura si ripete più o meno simile in ciascun capitolo, ma un elemento che rende la pagina più gradevole al lettore è la presenza di piccoli riquadri di approfondimento, una sorta di suggerimenti “politicamente scorretti” che evidenziano l’architettura ideologica alla base del libro. Tutti i capitoli iniziano con un riquadro dal titolo Lo sapevate?, di chiaro tono informale. Nei riquadri Politicamente corretto oggi si trovano assunti storiografici riconosciuti e condivisi che l’autore invece contesta, mentre in quelli dal titolo Un libro che probabilmente non avete letto, Woods dà suggerimenti di lettura per approfondire le questioni sollevate.
Relativamente ai tre capitoli considerati, lo studioso non accetta per esempio l’idea che i coloni fossero razzisti nei confronti degli indiani, sottolinea come il pericolo comunista all’epoca del maccartismo fosse reale e urgente e, infine, afferma che Clinton usò gli interventi militari, molto numerosi nonostante fosse un presidente democratico, per sviare l’attenzione dalle magagne sessuali che lo coinvolgevano.
Novembre 2012: una nuova sfida alle porte
Sono da accogliere sempre con interesse e gratitudine i saggi che invitano a riflettere controcorrente, ma ciò che forse non convince nell’analisi storiografica proposta da Woods è la motivazione che sembra esserci alla base: giustificare l’operato di uno dei peggiori presidenti che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. È come se “politicamente scorretto” diventasse in queste pagine “accettabile per i conservatori”, quindi come se ancora una volta si cercasse di falsare la verità storica. Verità storica di cui oggi, al contrario, gli Stati Uniti (e non solo) sentono un gran bisogno.
Mancano pochi mesi, infatti, alle elezioni presidenziali di novembre e non può che essere utile ripensare alcune questioni scottanti della storia statunitense: il presente e il passato non dovrebbero servire né come vigliacca giustificazione delle ingiustizie commesse né tantomeno come scappatoia ideologica dalle proprie colpe.
Maria Lisa Summaria
Sonia Miceli, Giuseppina Pascuzzo, Pamela Quintieri, Alessandro Randone
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Simona Baldassarre, Claudia Barbarino, Micol Bertolazzi, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Guglielmo Colombero, Simona Comi, Patrizio D'Amico, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Barbara Gimigliano, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Stefania Marchitelli, Paola Mazza, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Giusy Patera, Serena Poppi, Mariastella Rango, Francesca Rinaldi, Alessia Rocco, Luciana Rossi, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Andrea Vulpitta, Antonietta Zaccaro
Francesco Mattia Arcuri, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Mariacristiana Guglielmelli, Francesca Ielpo, Mària Ivano, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova