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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VI, n. 61, settembre 2012

Zoom immagine I Parisio di Rogliano:
una storia millenaria
che ha le sue radici
nel lontano Medioevo

di Guglielmo Colombero
Pellegrini ci offre una ricostruzione
affascinante delle vicende storiche
di una antica e nobile stirpe


«Il rispetto della tradizione storica non è conservatorismo, ma innovazione nella continuità», afferma Francesco Piro nel breve prologo al suo saggio sulla dinastia dei Parisio di Rogliano. «Ecco un modo esemplare di guardare al passato a partire dai temi del presente», sottilinea a sua volta Fausto Cozzetto, direttore della Collana Storia e testi di cui fa parte il volume, nella sua Introduzione «come si fa a non cogliere la forte attualità di un incontro fra popoli e civiltà quale quello che si produsse un millennio fa e che trovò modo di far convivere, sia pure fra inevitabili e momentanei conflitti, realtà civili, religiose, politiche, profondamente difformi». I Parisio a Rogliano e dintorni. Il palazzo del cardinale e gli “otia” di Aulo Giano Parrasio (Luigi Pellegrini editore, pp. 200, € 18,00), non è solamente un “libro di famiglia” dedicato a una delle più blasonate dinastie feudali della Calabria, ma costituisce anche un suggestivo percorso a ritroso attraverso un millennio che ha plasmato i destini dell’Italia in un susseguirsi di eventi epocali, come le invasioni barbariche e saracene, il dominio straniero, l’Era napoleonica, il Risorgimento, il Ventennio fascista, la Repubblica. Uno sfondo in cui s’innestano vicende individuali e collettive, che l’autore Francesco Piro – nativo di Rogliano, funzionario di banca con una sviscerata passione per la storiografia della Calabria (ha fondato l’Associazione “Club degli Amici”) – ricostruisce con uno stile da cronista limpido e scorrevole, e a tratti davvero avvincente.

 

Un nobile casato che da Parigi migra verso Cosenza

«Il nucleo urbano di Cuti si è formato sulla sommità del costone che si protende dal Monte Santa Croce, fra il torrente Godine a nord e la vallata di Rivucco a sud, e si è sviluppato, nel tempo, attorno alla strada principale – l’attuale Via Pietro Nicoletti – che attraversa tutto il rione […]. Sulla sinistra della suddetta Via Pietro Nicoletti, all’inizio della discesa verso la Chiesa di Santa Lucia, distinto col numero civico 29, si trova un palazzo che è a forma di L ed ha annesso un giardino, un tempo molto più ampio; il lato strada è formato da un piano terreno, decorato da un maestoso portale ad arco, con bugne lisce in pietra tufacea, sovrastato dallo stemma gentilizio […]. Il palazzo prende nome dall’antica famiglia Parisio che, da tempo immemorabile, lo ha posseduto». Così Piro visualizza lo sfondo della sua narrazione, e ovviamente prende le mosse dal Medioevo, dalla dominazione normanna del Mezzogiorno. Racconta padre Giovanni Fiore da Cropani, storico del Seicento, nella sua Della Calabria illustrata, che «sotto il regnare del conte Rogiero», vale a dire di Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia e duca di Puglie e di Calabria dal 1139 al 1154, arrivò nell’isola, proveniente dalla Francia, Bartolomeo Parisio discendente di Gualtiero che, essendo stato attorno all’anno Mille governatore di Parigi, la oppidum Parisiorum dei romani, prese il cognome di Parisio. Queste dunque le radici normanne dei Parisio: nel 1188 il feudatario di Santo Stefano e di Figline, Ruggero Parisio, partecipa alla crociata contro il Saladino nell’armata del re Guglielmo II di Sicilia, detto il Buono. In quel periodo ai Parisio viene affidato il governo di Cosenza. Un secolo dopo il Meridione è sotto lo scettro della casa Angioina: Simone Parisio ottiene la carica di Gran cancelliere durante il regno di Carlo II lo Zoppo, mentre il consanguineo Guglielmo (non è chiaro se fratello o figlio) si ribella contro i dominatori francesi e prende la via dell’esilio verso la Sicilia. I suoi discendenti rientrano nel cosentino quando agli Angioini subentra la Casa d’Aragona. Nel 1442, «i Parisio, per una loro naturale tendenza agli studi giuridici ed umanistici, nonché un’attitudine alle attività burocratiche, saranno chiamati, ancora, a ricoprire cariche sia nell’ambito della vita civile che in quella religiosa». Nel XV secolo Goffredo Parisio è infatti vescovo di San Marco Argentano e, quasi a voler combinare il diavolo con l’acqua santa, Filippo Parisio partecipa invece, negli ultimi mesi del XVI secolo, alla cospirazione antispagnola ispirata al filosofo “eretico” Tommaso Campanella. Nel XVII secolo Francesco Parisio, teologo dalla cultura enciclopedica, scrive opere in latino, in greco e in ebraico. L’Ottocento si ravviva di alcune singolari figure: Giuseppe Parisio, intendente di Sanità, che nella terribile estate del 1837 si prodiga nella lotta contro il colera a Cosenza; Nicola, principe del Foro cosentino, nominato ministro della Giustizia dalla monarchia borbonica, che dopo la feroce repressione del maggio 1848 si dimette dalla carica e abbandona la vita politica. Nel XX secolo emerge Giuseppe Parisi, ingegnere, che progetta la cupola della Chiesa dell’Immacolata di Cosenza, inaugurata nel 1904.

 

I Parisio di Malta: da Napoleone alla rivolta di Naxxar

Un importante ramo della famiglia Parisio, insediato a Malta, lascia tre palazzi a testimonianza del suo passaggio. A Mdina, antica capitale dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, l’antica residenza dei Parisio si è trasformata in un elegante centro per i congressi: apparteneva a Francesco Parisio, cavaliere dell’Ordine di Malta, nato a Reggio Calabria nel 1773. Nel borgo agreste di Naxxar, invece, si trova il palazzo un tempo appartenente a Paolo Parisio, ora sede della Fiera internazionale. A La Valletta, sorge infine il terzo palazzo dei Parisio, dove il generale Napoleone Buonaparte stabilì la propria residenza dal 12 al 18 giugno 1798, prima di sbarcare con la sua armata in Egitto: l’archivio storico di La Valletta riporta la descrizione del giovane condottiero insediato a Palazzo Parisio, stilata da un anonimo cronista locale: «pallido e scarno – sofferente – sembrava molto distante col pensiero. Napoleone non disse mai una parola, né toccò il cibo che si trovava davanti a lui. Teneva del pane francese dal quale di tanto in tanto staccava delle molliche e poi le mangiava. Fu tutto ciò che mangiò». Una volta ripartito, il futuro primo console affida il governo di Malta al generale Vaubois, un rapace anticlericale che, quando saccheggia la Chiesa carmelitana di Mdina, scatena il moto popolare del 2 settembre 1798. A Naxxar, il cavaliere Paolo Parisio Muscati (il secondo cognome proviene dalla nobile famiglia materna) guida l’insurrezione antifrancese: due anni dopo la guarnigione francese è costretta a capitolare, e inizia la dominazione britannica, che durerà un secolo e mezzo. Nel 1811 Pietro Parisio inoltra una petizione al re d’Inghilterra, in cui rivendica l’indipendenza dell’isola, ma poi finisce per accettare i nuovi padroni, al punto che, nel 1825, viene nominato governatore di Malta. Potremo definirlo un abile camaleonte.

 

L’uva nera dei Parise: vino nobile della Calabria

La perla più luccicante della terra di Rogliano è il vino che scaturisce dai suoi pregiati vitigni: «Solamente nel nostro comprensorio delle vigne sul Savuto esiste un vitigno di una uva nera denominato “Petru Parise”, del quale, fino ai nostri giorni, non si conosceva l’origine. Il nome di un vitigno, spesse volte, è la testimonianza “dell’amore che ciascuno aveva per la propria vigna, arricchendola di specie nuove che prendono il nome da chi [le ha introdotte] nella propria zona. È stato recentemente accertato – a seguito di studi ampelografici effettuati a cura dell’Azienda Vitivinicola Librandi di Cirò Marina – che questo nostro “Petru Parise” corrisponde a un vitigno pugliese chiamato “Negro Amaro”, un vitigno di antichissima origine, tuttora coltivato in tutta la regione, e, soprattutto, nelle vigne del Salento. Questo Petru Parise non potrebbe aver preso il nome, nella sua accezione dialettale, dal cittadino cutese Pietro Parisio?» Una congettura intrigante: il sangue blu dei Parise che si colora di rubino nel denso fluire del vino meridionale dentro la trasparenza delle coppe di cristallo…

 

Un epigramma latino d’impronta neoclassica

Il Palazzo Parisio del XIV secolo che sorge a Santo Stefano, comune limitrofo a Rogliano, fu riscostruito dopo il cataclisma del 1638, «dove la rapidità del crollo degli edifici che continuavano a cadere dopo la scossa seppelliva gran parte degli abitanti», narra lo storico Gustavo Valente in Storia della Calabria nell’Età moderna (Ursini edizioni). La scritta incisa sul portale di pietra recita: «MAGNIFICA HANC AULAM CUM – ATRIX NON NAE JANE – ERIGITA CULMEN. CAROLUS ATQUE SIMUL – MARTINO EST VERUS DOMINUS – CUM FRATE PARISE – QUOS GENUS AC FORTIS TOLLAT AD – ASTRA DEUS – A.D. 1375», che significa: «Magnifica, o Giano, questo palazzo costruito sulle sommità delle cui sale certamente Carlo insieme con il fratello Martino Parise è il vero padrone, la cui stirpe e il cui valore Dio innalzi al cielo. A.D. 1375». L’invocazione a una divinità pagana, segno indiscutibile di una devozione assoluta per la cultura classica, è un segnale forte di laicità da parte di una famiglia aristocratica che, inevitabilmente, era forzata a mantenere rapporti se non altro formalmente cordiali con l’influente clero cosentino, spina dorsale dell’alleanza fra trono e altare sancita fra i due poteri, temporale e spirituale, nel corso del Medioevo.

 

Sangue di Rogliano: la rivolta antifrancese del 1806

L’estate del 1806, in Calabria, si tinge di bagliori sanguigni. I francesi, che pur portavano motivi di progresso e di libertà, si mostrano brutali, protervi, e del tutto refrattari verso le istanze popolari. Per loro i calabresi sono quasi dei barbari primitivi e ignoranti che rifiutano il vangelo emancipatore della rivoluzione. La Calabria si trasforma in una nuova Vandea: «Alla crudeltà metodica e alla violenza sistematica dell’esercito occupante», si legge nel saggio La rivolta antifrancese delle Calabrie (1806-1813), scritto da Guêze, Guarasci e Rovelle (Progetto Editoriale 2000), citato da Piro, «gli insorti risposero con esplosioni di feroce e cieco furore, motivate, in parte, dalla mancanza di disciplina e di organizzazione. La repressione dei ribelli affidata alle truppe francesi e murattiane… una operazione di contro guerriglia condotta non solo contro gli insorti ma anche e specialmente contro le popolazioni sospette di favoreggiamento che negli ultimi tempi assunse caratteri di sterminio.» Fra i condannati a morte, figura un Giuseppe Parise di 22 anni, calzolaio di Cuti di Rogliano, «accusato di aver comandato una banda di quindici briganti armati». Un copione puntualmente ripetuto nel XX secolo in Algeria, in Vietnam, in Cecenia e in tanti altri luoghi.

 

Elisa Parisio, un’icona del Primo Novecento

A pagina 93 di questo libro si può ammirare una splendida fotografia in bianco e nero che raffigura Elisa Parisio, imprenditrice e letterata, scomparsa nel 1982 alla veneranda età di 96 anni. Vestita di nero, con un libro tra le mani e un cappello a falde larghe, in attitudine meditativa, la donna sprigiona un fascino intellettuale da Belle Époque parigina: un profumo di altri tempi. Altre immagini suggestive arricchiscono questo singolare volume di sfumature evocative: a pagina 66 lo stemma Piro in casa Parisio, a Santo Stefano di Rogliano, è affollato di particolari barocchi: «un elmo a cancelli con cimiero e svolazzi; un cartiglio, con i bordi ornati da motivi a volute e mascheroni, che accoglie uno scudo sul quale sono rappresentati due leoni rampanti affrontati al tronco di un albero portante frutta, sovrastato dalle tre stelle e dal ramo a modo d’impugnatura […] una maschera apotropaica fra due ali distese, molto prominenti, quasi a modo di polena sulla prua di una nave». Tocchi di raffinatezza iconografica che rendono ancora più accattivante questa escursione attraverso secoli e secoli di storia calabrese: sono sicuro che chi, come il sottoscritto, ama quella magnifica terra troverà in queste pagine molteplici stimoli culturali.

 

Guglielmo Colombero

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 61, settembre 2012)

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