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Direttore editoriale: Lidia Palmieri
Anno VI, n. 60, agosto 2012
Le intime sensazioni
ed il profondo fluire
di pensieri racchiusi
in uno stile ricercato
di Simona Comi
Sovera edizioni presenta la silloge
poetica di un autore esordiente:
una narrazione in versi del mondo
In moltissimi testi sulla poesia e sulla struttura poetica, come anche in rete, è facile trovare degli aforismi sulla poesia stessa, più o meno noti, quali, per citarne uno celeberrimo: «La poesia è lo spontaneo straripamento delle potenti sensazioni: prende origine dall’emozione rammentata nella tranquillità» scriveva William Wordsworth nella Prefazione alla seconda edizione delle Lyrical Ballads.
A proposito di ciò, Internet, ad esempio, è pieno di questo «traboccare spontaneo di sentimenti potenti»1; troviamo “versi” di autori/poeti che quando va bene sono esordienti, ma che nella maggioranza dei casi sono dilettanti, per non dire più propriamente, improvvisati. La poesia è diventata una “questione sociale” nel senso che riflette una tendenza soggettivistica e narcisistica dell’uomo, spesso giovane del XXI secolo che butta nero su bianco pensieri improduttivi e poco fecondi per i “lettori occasionali” della rete e, a maggior ragione, per i “lettori professionisti”. Infatti, la poesia è il settore “debole” dell’editoria sia in quanto è difficile trovare poeti degni di essere chiamati tali, sia perché la poesia, semplicemente, si legge poco.
Guido Mazzoni scrive che «oggi le persone colte […] ignorano il bisogno o il dovere di comprare libri di poesia, né si vergognano di non conoscere i maggiori poeti dei nostri tempi, mentre sentono ancora il bisogno o il dovere di andare al cinema, di comprare romanzi e di conoscere il nome dei registi o dei romanzieri»2. E i poeti? I testi poetici restano quelli “classici” per eccellenza. Ma, se è vero quello che scrive Federico García Lorca «la poesia non cerca seguaci, cerca amanti», tanto vale lasciarsi andare ed essere ben predisposti verso quanto gli altri esseri umani hanno da offrirci, verso le loro personali esperienze che acquisiscono una consistenza tutta cartacea e volatile come un pensiero “con andate a capo” o come i versi di una poesia.
Leggere un testo poetico non è così impegnativo come leggere un romanzo, è un atto molto più veloce ed immediato, è uno sforzo che si può compiere anche se afflitti dal dubbio che quello che si ha davanti non meriti di essere letto. Insomma, sfogliare un testo poetico è sempre tanto di guadagnato.
Tutta questa abbondante premessa la ritengo fondamentale per affrontare l’ostico compito di presentare al lettore un libro di poesie e convincerlo che, dopotutto, non sarebbe male dedicargli almeno uno sguardo.
Il libro in questione è la raccolta poetica che segna il debutto di Luciano Tricarico, autore pugliese alla prima silloge titolata Alterni momenti (Sovera edizioni, pp. 74, € 7,50).
A se stesso, all’amore, alla terra d’origine
Continuando a muovermi per citazioni, Giacomo Leopardi nello Zibaldone di pensieri scrive che quanto più un uomo è poeta, tanto più possiede delle sensazioni personali da esprimere: dipingendo se stesso spinto da un’impellente esigenza, trasformerà in lirica le parole che scrive. Nel suo piccolo, Luciano Tricarico, compone questi versi, che presenta al lettore, ispirandosi alla sua persona e alla sua personalità, manifestata nell’amore per la moglie, per il padre, per la natura che caratterizza il Salento, da cui proviene e da cui si è dovuto allontanare.
La devozione per Concetta, «mediterraneo fiore», donna amata a cui è dedicata la silloge, è totale, passionale, coinvolgente. Il pensiero derivato dall’immagine della moglie lo ritroviamo in molte poesie, una delle quali reca per titolo proprio il suo nome e contiene versi da leggere in un’unica emissione di fiato come: «Vediamo./ Se le onde danzano, sulla sabbia dorata./ Se il biancospino fiorisce in inverno./ Se il mio abbraccio ferma il tuo fremito». O ancora, altri versi dolcemente erotici: «Urli, ti dibatti,/ Stringi il mio viso e lo avvicini al tuo./ Il tuo alito è vino speziato,/ che mi toglie la ragione./ Mi trascini verso il basso,/ alla sorgente dell’infanzia»; e altri ancora più “domestici”: «Conto i passi, vedo i gesti./ […]/ Presa nei tuoi pensieri vaganti,/ nelle fantasie di giorni a venire,/ con svelto passo percorri/ i sentieri del mio animo».
Con il padre invece, lo «sconosciuto», si delinea un rapporto conflittuale che si risolve in comprensione e pentimento durante l’età adulta. Ecco alcuni versi tratti da una poesia a lui rivolta, molto empatica e struggente, una sorta di sfogo del poeta-figlio corroso dal rimorso di non essere andato incontro al padre quando questi era ancora in vita, di essere stato inconsapevolmente ingrato per i sacrifici compiuti dall’uomo: «Hai straziato il tuo cuore/ e sepolto i tuoi sogni;/ immolato al mio bene./ Io ingiusto accusatore,/ negato ti ho/ l’ultima stilla felice nell’animo».
E ancora, il paesaggio del Salento che il poeta ci pone davanti, che guardiamo con i suoi stessi occhi e che lo induce all’introspezione. Il vento, il sole, il mare, gli scogli, o la chiesetta di Sovereto, fanno spesso da sfondo alle riflessioni strettamente private del poeta, alla sua visione del mondo, al suo rapporto con se stesso e con gli altri.
Poesia tra sentimento spontaneo e meccanico artificio
Si potrebbe sostenere che quello di Luciano Tricarico è uno spontaneo, immediato e continuo flusso di sentimenti e visioni personali, racchiusi però in una rete formale artificiosa e ricercata. Il linguaggio stesso è pomposo e il vocabolario è aulico, le immagini rimandano alla classicità e i richiami mitologici ricorrono spesso.
Questo quasi istintivo bisogno di rifugiarsi nella scrittura in versi viene mitigato dallo stile ponderato e raziocinante di cui è “succube” il contenuto e che costituisce la forza dell’intera raccolta. Anche se una veste grafica più attenta e una maggiore cura editoriale dei dettagli avrebbero reso di certo più fruibile la lettura.
Simona Comi
1 Guido Mazzoni, Sulla poesia moderna, il Mulino, Bologna, 2005, pp. 129-130
2 Ivi, p. 223.
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 60, agosto 2012)
Sonia Miceli, Giuseppina Pascuzzo, Pamela Quintieri, Alessandro Randone
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Simona Baldassarre, Claudia Barbarino, Micol Bertolazzi, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Simona Comi, Patrizio D'Amico, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Barbara Gimigliano, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Stefania Marchitelli, Paola Mazza, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Giusy Patera, Serena Poppi, Mariastella Rango, Francesca Rinaldi, Alessia Rocco, Luciana Rossi, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Francesco Mattia Arcuri, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Mariacristiana Guglielmelli, Francesca Ielpo, Mària Ivano, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Emanuela Pugliese, Pamela Quintieri, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova