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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Cellulari pericolosi?
In nome del profitto
le lobby tacciono
di Francesca Ielpo
Da Chiarelettere, un libro-inchiesta
sui pericoli e sui danni dei telefonini
Parlare. L’azione più ricorrente dell’essere umano. Ma anche la più pericolosa, soprattutto se per farlo utilizziamo un telefono cellulare. Ebbene sì, bisogna ricredersi. Spesso nella tecnologia dopo incredibili passi avanti, si torna indietro. Vuoi per motivi etici, vuoi per motivi legati alla salute. Perché il cellulare nuoce gravemente. Alla salute.
Lo stesso slogan intimidatorio, oltre che per le sigarette, viene usato anche per l’apparecchio elettronico che utilizziamo più frequentemente. Questo aspetto, però, non è ancora abbastanza pubblicizzato. Cause e conseguenze del pericolo vengono trattate in Toglietevelo dalla testa. Cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono (Chiarelettere edizioni, pp. 368, € 12,75), del giornalista de la Repubblica, Riccardo Staglianò. Perché non siamo spaventati dalle conseguenze nefaste, se non mortali a cui andiamo incontro continuando nell’utilizzo spropositato di un oggetto che bene non fa? Perché l’informazione al riguardo cala o, meglio, non c’è mai stata.
Nel tacere e nascondere informazioni scomode anche la politica è complice. E poi, ricorda il giornalista, «ci siamo anche noi che, come tutti gli altri protagonisti di questa vicenda, non abbiamo poi tutta quella smania di porre troppe domande».
Soldi che causano tumori al cervello
L’opera è suddivisa in tre parti: Le storie, I soldi, La scienza.
Si affronta così un’approfondita analisi delle problematiche che prende avvio da testimonianze da parte di chi ha contratto il tumore al cervello, malattia la cui causa, in questi casi, è da far risalire all’ampio utilizzo del cellulare. I sopravvissuti, vittime di una malattia maligna e di mancanza d’informazione, raccontano con lo scopo, come dice uno dei testimoni, di «dare il via a una class action di tutti quelli che hanno avuto tumori del genere in circostanze comparabili. Così il mio dolore sarà servito a qualcosa. Soprattutto a sensibilizzare chi, come lo ero io, passa le giornate con quelle pistole puntate alle tempie». Pistole puntate alle tempie da chi ha da salvaguardare interessi economici. Geograficamente parlando, Australia, America ed altri paesi accompagnati con merito da appellativi quali avanzati ed efficienti, si pensi alla Finlandia, si stanno lentamente muovendo, mentre l’Italia dorme.
Una volta riconosciuta la pericolosità dell’esposizione alle radiazioni dei telefoni cellulari, le imprese che li producono, cosa fanno per limitare il pericolo? Qui comincia a districarsi l’inchiesta di Riccardo Staglianò che, restando in tema bellico sottolinea: «In una sorta di “guerra totale” all’evidenza, chi realizza prodotti pericolosi non risparmia nessun colpo». Peccato che i destinatari di quei colpi siano classicamente gli ignari della vicenda. Immersi in continui think tank, burattini di opinion makers, e politici: le imprese si salvano così. Il loro apparato esterno non muta, la loro immagine è quella di una grande industria che propina apparecchi funzionanti e all’ultimo grido. Gli acquirenti non si perdono nonostante la sicurezza che, peculiarità di un apparato economico interno, è del tutto assente. Non si tratta, quindi, solo di “capitalismo verde” ma di “futuro oscuro”. Si parte dal presupposto, come si asserisce in uno dei capitoli della seconda parte, che: «l’industria paga, gli scienziati eseguono, i giornalisti tacciono», per arrivare alla conclusione che la collettività dovrebbe essere attenta ad una comunicazione, chiunque sia il referente, chiara e critica. D’altronde non è difficile. È scientificamente provato che le radiazioni del cellulari alterano l’attività cerebrale, tanto che il pericolo si era avvertito già nel 1975, due anni dopo che era stato promosso un prototipo di cellulare. Ma se l’allarme è scarso ora, figuriamoci precedentemente alla diffusione di questo grandioso frutto della tecnologia. Infatti, ci troviamo di fronte ad uno «stesso negazionismo, stessa allegra preferenza di non fare troppe domande per evitare il rischio di ottenere risposte eventualmente imbarazzanti».
La rivelazione di verità scomode sembra risalire, addirittura, a cinquant’anni fa, quando lo scienziato Frey, che Riccardo Staglianò ha avuto anche modo di intervistare, affermò: «Sentii dire a un tecnico che misurava i segnali emessi dalle stazioni radar, che gli sembrava di “sentire” il “rumore” di uno di quegli apparecchi. Un brusio che avvertiva direttamente nel cervello, non attraverso l’udito». Lo presero per matto. Eppure, gli esperimenti gli danno ragione: ciò che viene surriscaldata, con l’emissione dei radar, è la materia encefalica.
Le scoperte vengono minimizzate, per evidente comodità, dai centri nevralgici di potere.
Per Staglianò, Frey dichiarò: «È triste constatare come gli uomini credano solo a ciò che vogliono sentire. Era vero allora per l’industria della difesa, è vero oggi per quella dei telefoni».
Naturalmente, gli esperimenti continuano e, ancora numerosi, testimoniano quanto l’utilizzo di cellulari sia nocivo. In ogni caso all’orizzonte nessuno è capace di urlare al mondo le precauzioni da adottare.
Un’inchiesta documentata
Avvicinandoci alla conclusione dell’inchiesta, si legge: «Alla fine, in questa vicenda, lo zoppo alibi generale più invocato dai negazionisti è che, per quanti rischi possano trovare gli studi, non si tratta mai di “prove conclusive”. E quindi perché agitarsi?».
Dovremmo tranquillizzarci? Assolutamente no: il rischio tumore è solo il più grave di una lunga lista di pericoli, in cui vengono compresi stress e sterilità.
Gli effetti biologici sono dimostrati, così come ogni asserzione del giornalista. Il risultato è un’ampia e valida inchiesta su un tema bisbigliato, poco noto. Per ogni tesi, Staglianò provvede a fornire argomenti scientifici, politici, sociali pronti a dimostrarla con evidenza. Lo stile, chiaro preciso e didascalico, con qualche sfumatura di sano sarcasmo, invita il lettore a destarsi dal torpore mediatico a cui i potenti, con sotterfugi difficili da immaginare senza informazione, invitano.
Francesca Ielpo
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 59, luglio 2012)