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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Racconti di valori perduti,
un mondo senza lieto fine
di Valeria Vaccaro
Da Solfanelli una raccolta di toccanti racconti,
un’analisi della vita moderna e della sua vacuità
La nostra società è il miscuglio di più generazioni, che si uniscono in un unico grande groviglio di perdizione. È questa una delle prime impressioni che si può avere leggendo uno dopo l’altro gli otto racconti contenuti in questo libro. Qualcuno potrebbe quasi sentirsi urtato da tanta schiettezza, ma non si può ignorare la verità contenuta in queste pagine.
Nessuna esclusione di colpi, tutti sono chiamati in causa a dimostrare quanto oggi non si possa più parlare di valori. La droga e la criminalità sono solo la punta di un iceberg ben più massiccio.
L’autore, Piero Nicola, dimostra tutta la sua saggezza nel raccontare le più disparate esperienze, dando voce a personaggi fin troppo comuni, nei quali forse molti di noi possono rispecchiarsi.
Diplomato capitano di lungo corso, dopo l’esperienza di navigante, prestò servizio presso la stazione marittima di Genova. Una volta in pensione, ha potuto dedicarsi alle sue passioni letterarie e, dopo l’esperienza di traduttore, ha voluto regalarci ciò che i suoi occhi di uomo saggio e osservatore hanno potuto carpire nel tempo.
Nicola esordisce come narratore con una raccolta di otto racconti, Specchi di questo tempo, (Solfanelli, pp. 200, € 15,00).
Vizi e conseguenze
La droga, uno dei più grandi mali dei nostri tempi, è al centro di molti passaggi chiave di questa raccolta. In un primo racconto si affronta l’argomento tramite la storia di una ragazza, Gabri. Inizialmente il quadro è quello di un’adolescente qualsiasi, alla ricerca di piccoli divertimenti e di entusiasmanti novità.
La sua storia ha, però, un triste epilogo. A contatto con le classiche “compagnie sbagliate”, si ritrova a provare la droga; l’inizio è il solito: per provare. Poi, però, diviene un’abitudine e da ciò scaturiranno molti altri problemi, ad un certo punto incontrollabili.
La visione che il padre della ragazza ne trae è una possibile sintesi di quel che oggi possiamo affermare sulla droga: «si può dire che la droga sia entrata nel costume» – e ancora – «È diventato un affare economico di grandi dimensioni, quasi impossibile da estirpare… in mano a potenti organizzazioni internazionali».
In questo, come in un altro racconto, la droga e il suo utilizzo da parte dei giovani vengono in qualche modo legati alla famiglia e alla sua mancata stabilità.
La famiglia e la mancanza di ideali
È il nucleo familiare a farla da padrone in molti passaggi di questo libro. Passiamo dalla famiglia del racconto Un particolare motivo di separazione, in cui un apparente clima di serenità si trasforma – grazie a differenze di ideali sempre esistite ma taciute – in crisi del rapporto coniugale, a quella di Famiglie complicate, un lampante esempio di carestia di ideali.
In questo racconto, infatti, viene messo in luce il risultato di una società in cui la famiglia tende a smembrarsi, in cui invece di affrontare i problemi si ergono muri di mutismo e barriere anaffettive; una famiglia in cui i genitori danno pessimi esempi ai loro figli, che nel tempo si riveleranno incapaci di amare. Nel susseguirsi delle vicende familiari dei coniugi Marchetti, emerge un interessante concetto di “pentimento di comodo”, che sembra essere alla base della civiltà: «il reo che dimostrava di collaborare con la giustizia beneficiava d’un preventivo sconto di pena». Ecco, dunque, che un marito, infedele e ipocrita, dopo anni sembra pentirsi; ma è di un pentimento corrotto e profittatore che si tratta, non certo puro come quello che religiosamente si potrebbe intendere. Anche l’ideale religioso ha un importante ruolo in queste vicende. In molti frangenti l’attenzione viene richiamata sulla mancanza dell’amore cristiano, del rispetto del prossimo ma, soprattutto, la mancanza della speranza in Dio… una speranza che sembra aver lasciato i cuori di molti. Come non chiamare in causa anche il governo, che purtroppo rispecchia completamente la società pigra e ricca di vizi che Nicola ci descrive.
Ad uno sconfortato Mario, appena derubato e malmenato nella sua dimora, è dato il compito di esporci una riflessione in merito: «La carità, la grande carità, per prima cosa è togliere di mezzo un governo che avrebbe il dovere di fare il bene, viceversa si mostra indulgente con i delinquenti».
Anche il progresso scientifico non la scampa.
Si parla di inseminazione artificiale e di come questa possa non essere sempre vissuta nel migliore dei modi da entrambi i coniugi. Molto spazio è lasciato alla chirurgia estetica, anch’essa fonte di disagi ed epiloghi insospettabili e terribili.
Nessuno, davvero nessuno viene risparmiato in questi racconti, che ci mostrano uno sguardo molto severo su quel che è oggi la nostra società; nessun lieto fine è previsto in queste storie. Forse è questo il tratto più realistico dell’intera raccolta. Perché ipotizzare un happy ending, quando nella realtà non esiste?
L’intento dell’autore
In fondo Nicola ce lo anticipa nella Prefazione: «Questo libro ha lo scopo di riaprire a qualcuno la via dell’ideale, di mostrarne il mondo, la cui chiave sfugge di mano anche ai molti che potrebbero servirsene».
Dunque non è un melenso insieme di favole che vuol propinarci, bensì spunti di riflessione crudi e reali, che ci aprano gli occhi su ciò che è il mondo oggi.
Intento lodevole e indubbiamente argomentato e raggiunto.
L’unica nota critica che si può muovere all’autore riguarda il linguaggio utilizzato, particolarmente ricercato e aulico, pertanto di difficile accesso a un pubblico giovane, che invece troverebbe molti spunti utili di riflessione.
Se ci si rassegna ad uno stile decisamente non comune, gli argomenti trattati sono attuali e interessanti per molte fasce di età. In queste vanno compresi soprattutto gli adolescenti, che potrebbero riconoscersi in molte delle situazioni descritte.
La proprietà di linguaggio e le doti letterarie di Piero Nicola sono encomiabili; purtroppo, però, stonano un po’ con l’intento annunciato nella Prefazione.
Dall’insieme dei racconti, possiamo trarre grandi spunti di riflessione utili a noi stessi ma non solo. Un esame di coscienza è ciò che ci vuole, a volte, per ritrovare la “retta via”. In questo Piero Nicola ha saputo di certo aiutarci.
Valeria Vaccaro
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 59, luglio 2012)