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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Una raccolta di racconti:
la morte mai raccontata
di Maria Grazia Franzè
Da Dissensi edizioni un interessante romanzo
per presentare la morte di svariati personaggi
Una raccolta di racconti per parlare delle persone che non ci sono più. Un titolo che racchiude grandi verità, una serie di brevi biografie per ricordare e suscitare l’interesse per i morti da parte dei superstiti. Racconti di gente comune, di gente più nota, di gente accomunata da un’unica fine: la morte. Un input dato dalle parole di un letterato noto a molti, il quale affermava: «non c’è nulla su cui informi così volentieri come della morte degli uomini… Se fossi un editore farei un resoconto commentato delle varie morti», diceva Montaigne. Mai morti. I vivi di allora, quello che saremo per i vivi di poi a cura di Marco Lupo e Luca Moretti (Dissensi edizioni, pp. 50, € 11,00) è il romanzo che nasce da questa idea.
La morte: un pensiero costante di vita
Il desiderio di essere ricordati dopo la morte è un pensiero ricorrente sin dalla notte dei tempi. I cimiteri, le urne, le poesie e quasi tutti i grandi artisti hanno, in qualche modo, sfiorato il pensiero della morte. «Ecco che la letteratura vibra attraverso le carcasse dei morti. Ci sono morti ovunque. I morti di dolore, i morti di fame, i morti di guerra. Morti di malattia, di vomito, di eroina. Il tempo di morire e se sei ricordato da un migliaio di lingue la tua fine verrà raccontata. Se non sei nessuno la tua fine resterà incaprettata alla vasca piena d’acqua calda o alla corda appesa al lampadario in soggiorno o al mazzo di fiori lasciato all’angolo tra il cavalcavia e la superstrada. La morte non tratta». Questa l’idea che segna tutto il breve racconto a mo’ di “puzzle” composto da trenta tessere dove ognuna riferisce di uomini, donne e perché no, anche animali, ossia di esseri viventi di cui non si conosce perfettamente tutto o, meglio, non si conosce l’ultima parte della loro vita, quella, appunto, precedente la morte. «Questi Mai Morti sono un tentativo di disegnare le vite che non abbiamo vissuto, i giorni che non abbiamo conosciuto, i posti di cui ignoriamo l’odore. Se si è stati bambini si è stati curiosi. Da piccoli, le vite degli altri ci stupiscono. E la loro fine ci ricorda i nostri sogni. Cresciuti, con le nostre paure chiuse a chiave dal sarcasmo, dimentichiamo il nostro sguardo, quel nostro essere piccoli di fronte all’umanità». Queste le parole scritte nell’Introduzione che lasciano intravedere tutto l’intento dei curatori. Il breve romanzo è suddiviso in dieci sezioni: Liquidi, Futuristi, Cardiaci, Psicotropi, Poeti, Pirati, Chiaroveggenti, Incompresi, Falliti, Ibridi.
L’uguaglianza nella morte, la diversità nella vita
È molto interessante sfogliare il breve romanzo e trovare un’opposizione di fondo del tutto originale: una raccolta di racconti che parla di vivi e morti. Se nella prima parte della breve antologia si parla della morte dei morti, nell’ultima sono raccontate le biografie degli autori esistenti, in forma di elenco, che si sono presi la briga di raccontare la morte di geni, artisti, animali o persone meno note. E così, tra gli autori troviamo la scrittrice Eva Clesis che ha scritto di mamma Magritte; Francesca Genti occupatasi, tra gli altri, di Dolly clonata; Toni Bruno, che «ha restituito degna sepoltura» all’illustratore, fumettista e animatore Winsor McCay e altri ancora. Dalla vita alla morte: non si tralascia nessuno. A far da capofila nella sezione Liquidi troviamo mamma Magritte «Ché in una notte di plenilunio, in veste da camera se ne è scappata e nella Sombra si è suicidata»; mentre, tra i Futuristi Goffedro Malatesta «tanto schifato da vivo, quanto invidiato da morto». I vivi, esaminati nella loro ultima ora prima di morire, sono diversi: gli autori non hanno tralasciato nessuno, neppure gli animali. Così è curioso leggere della morte di Laika: «è morta sola. In assenza di gravità. Sola come un cane in assenza di pietà». Gli altri personaggi li lasciamo ai lettori che si immergeranno nella lettura del libro, dove potranno trovare, tra gli altri, anche personaggi Falliti, Ibridi e Incompresi.
Autori diversi accomunati dallo stesso desiderio di raccontare della morte
L’ultima parte del libro racchiude la biografia degli autori che hanno raccontato la morte: Veronica Leffe, illustratrice di Mai morti, Luca Moretti, fondatore della rivista TerraNullius, Marco Lupo che sta scrivendo un romanzo sull’immigrazione e ha collaborato con diverse stazioni radiofoniche. Ma non solo: alla realizzazione del breve romanzo hanno collaborato anche altri autori come Cristiano Armati, Toni Bruno e Goffedro Malatesta; Francesca Genti, che è anche autrice del testo Dark Room, grande successo del gruppo Baustelle. Insomma, un bel romanzo da leggere del quale, a conclusione di queste breve anticipazione, inseriamo le parole di Giancarlo De Cataldo al quale è stata affidata la Prefazione: «Ne deriva una lettura ironica, leggera, pervasa di humor nero, che culmina nel dichiarato elogio – stoico, cinico, provocatorio? – del suicidio come manifesto di rivendicazione dell’ultimo e supremo momento. Perché, come Lupo e Moretti dicono, “da un finale si può capire tutto”».
Maria Grazia Franzè
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 58, giugno 2012)