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Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno VI, n. 57, maggio 2012

Zoom immagine Nuovi incontri
e nuovi mondi
dentro di sé

di Daniela Vena
Ibiskos editrice Risolo offre
un viaggio nell’interiorità
con lo sfondo di Singapore


Il tema del viaggio è un archetipo universale, presente nella letteratura di tutti i tempi, con significati differenti in relazione alle epoche, alle culture ed agli autori. Il suo fascino va individuato nell’abilità di mostrare il cammino dell’uomo alla scoperta del mondo e di sé e di veicolare una complessità di esperienze e di emozioni, che alla banalità e alla sicurezza del quotidiano contrappone l’incerto. Affrontare il viaggio significa accettare il rischio d’incontri casuali e fortuiti, imbattersi in pericoli, difficoltà ed incognite che consentono all’uomo di mettersi alla prova, di maturare e di acquisire maggiore consapevolezza di sé e del mondo circostante. Come metafora della vita stessa, quest’iter esistenziale nasconde una concreta ambivalenza tra la fedeltà alle proprie radici e la tentazione che la sfida dell’ignoto offre. Il viaggio dunque, tende a diventare un’avventura dello spirito il quale, a contatto con esperienze diverse, modifica profondamente se stesso. Esso è al contempo rischio di perdita ma anche promessa di conquista, e in quest’intrinseca polarità risiede appunto il suo carisma. In conformità a queste premesse si delinea il romanzo dell’insegnante e pedagogista clinica, Maria Carla Forte: Mille e un’anima. Incontri e frammenti di vita a Singapore (Ibiskos editrice Risolo, pp. 184, € 14,00) tratto dal suo ultimo soggiorno in Asia.

 

L’enigma del viaggio

«Singapore è a un parallelo infinitamente lontano da quello in cui sono nata ed il calore di questa terra straniera è per me ovatta morbida in cui poltrire»; con queste parole l’autrice inizia il suo romanzo, testimone e confidente più intimo che l’ha riaccompagnata nel suo ultimo viaggio in Oriente. L’autrice descrive Singapore, «la città dei leoni», come un luogo meraviglioso, in cui un mix di razze e culture vive in pace ed armonia. Un paese sorprendente, accogliente e raggiante di colori. È l'Oriente che stupisce, ricco di contrasti, con innumerevoli angoli d’Occidente, di modernità ed imponenti grattacieli. Trasferitasi «nella città dei leoni», per seguire il marito impegnato in un progetto lavorativo, Forte è abbagliata dai toni vivaci e lussureggianti della vegetazione, che ospita amorevolmente l’uomo, dandole quell’idea di vivere nell’Eden terrestre. Un clima tropicale, accompagnato da un forte tasso d’umidità, rende onirici gli ambienti e la vita a Singapore, dove ogni giorno la pedagogista si concede una lunga nuotata in piscina. Una mattina, prendendo la metro, l’autrice visita uno dei quartieri più noti della città: Chinatown. Proprio Chinatown, sobborgo cinese ai piedi di una megalopoli, cattura l’attenzione di Forte, che vedendolo è colpita dalla gran quantità di lanterne rosse, case in stile cinese, cucina cinese, negozi e ristoranti ad ogni angolo; quando poi è davanti agli splendidi templi buddista ed induista, è rapita dalla loro maestosità architettonica. La visita ai santuari è vissuta come una fortissima esperienza spirituale, che assorbe completamente l’autrice ed il marito, i quali raccolti in momenti di silenzio e preghiera assaporano quegli “spazi” rilassati e meditativi che solo l’Oriente è in grado di regalare. Intanto l’ennesima pioggia equatoriale bagna Singapore, che, come ci racconta l’autrice, non conosce l’alternarsi delle stagioni come in Italia, e l’invariabilità di un tempo che non muta le genera nostalgia. Continuando il soggiorno e mischiandosi alla gente per strada, la protagonista, ormai avvezza ai mezzi pubblici, abbandona l’iniziale diffidenza che cede il passo alla curiosità; investita dalle forti spezie indiane, comincia a gustare l’avventura del viaggio perlustrando un altro quartiere: Little India. Little India, letteralmente “catapulta” in India, anche qui il numero di negozi e ristoranti a buon prezzo è elevato; la presenza poi, di templi induisti e musulmani rafforza il legame continuo con la spiritualità.

 

L’integrazione e il difficile distacco

La vita a Singapore comincia a seguire una sorta di quotidianità. Ricordando che l’autrice è una pedagogista clinica, è naturale trovare più volte all’interno del libro delle constatazioni come: «Dentro di sé l’essere umano può contenere di tutto: molte volte nutre rancore e cerca di scaricare tutta la propria rabbia sugli altri; molte altre volte coltiva un profondo senso del proprio Io, per cui non vede altro che le proprie necessità a danno della relazione e della comunicazione. Quando si cresce interiormente, invece, si crea un contenitore da riempire ed in esso la persona umana mette di tutto: il mondo della creatività, la forza di volontà, la voglia di vivere, la gioia di conoscere, insomma la risorsa interna». Per continuare quest’adattamento, la protagonista comincia a frequentare un corso di yoga che la porterà a conoscere persone nuove che le diventeranno care. Durante la permanenza a Singapore non mancano i rientri in Italia che rendono il ritorno ed il riadattamento ogni volta più difficile. Parallelamente al viaggio “esterno” Forte ne intraprende un altro interno, fatto di ricordi, ricerca, scandaglio interiore e consapevolezza. L’autrice ripercorre la sua vita, osservandosi come donna, moglie, madre e pedagogista. Da tali osservazioni appura la fragilità ed al tempo stesso l’inossidabilità che caratterizza il legame con la sua famiglia e con il suo lavoro. Quando il soggiorno a Singapore volge quasi al termine, l’autrice ripensa ai mesi trascorsi in quella terra, al suo calore, alla sua gente, al suo silenzio e al messaggio che la spiritualità le ha donato. È stato un viaggio che le ha toccato profondamente l’anima, che le ha insegnato e permesso di conoscersi meglio. Quell’Oriente che ha imparato ad amare e che sta lasciando con nostalgia, l’accompagnerà per sempre, tanto che, anche lontana, chiudendo gli occhi potrà sentirne i profumi e ricordarne i simboli. Poco prima di partire squadra tutto con attenzione, di quel mondo tanto lontano dal suo custodirà insegnamenti e paesaggi indimenticabili, come lei stessa scrive: «Sarà il rosso di un intenso tramonto, il verde smeraldo delle piante equatoriali, il bianco diafano dei vapori dell’aria, e l’azzurro di questo cielo senza confini che porterò via nel mio mondo».

L’uso di una prosa spiccatamente lirica insieme alla sensibilità dell’autrice, che traspare dalla scelta delle parole, conferisce al romanzo un carattere molto intimo e privato, tale da accostarlo ad un diario, le cui pagine continuamente aggiornate, ricche di riflessioni, aneddoti ed emozioni, raccontano la vita intensa di una donna che si apre al nuovo, al mondo.

 

Vena Daniela

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 57, maggio 2012)

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