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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Senza lavoro
Xenofobia
e redenzione
di Valeria Vaccaro
La crisi acuisce l’intolleranza:
attualità a lieto fine, speranza
di nuove condotte. Dissensi
Non capita molto spesso di essere letteralmente rapiti da un libro; ormai poche cose ci stupiscono e attirano la nostra attenzione. Pigrizia, disinteresse… omertà: ecco ciò che, scioccamente, ci tiene lontani da libri come quello di Francesco Gesualdi.
Un susseguirsi di rivelazioni scioccanti eppure terribilmente attuali, ci catapulta in un’analisi dettagliata e palese di quel che è oggi il mondo: «Il sacro al servizio del profano per il trionfo del dio denaro». Un mondo, il nostro, nel quale la caccia allo straniero è solo la prima tappa verso l’inferno dell’odio razziale.
Gesualdi è di certo un esponente di spicco nella lotta contro le discriminazioni e il cattivo sviluppo; dal 1985, infatti, coordina il Centro “Nuovo modello di sviluppo”, un centro di documentazione che si batte per rapporti più equi e pacifici tra il Nord e il Sud dell’Italia. Tra i temi più promossi, il consumo critico, nuovi stili di vita e l’idea di una nuova società; questi sono anche alcuni degli argomenti che Gesualdi ci presenta nel romanzo I fuorilega del Nordest (Dissensi, pp. 158, € 12,00).
La storia di Riccardo… la storia di tanti
Riccardo è un giovane laureando in Architettura; appartiene alla così detta “classe media” e vive in un piccolo paesino, nel libro chiamato Sanzemeo. I suoi genitori, dopo anni di impegno e sacrifici, perdono improvvisamente il lavoro ritrovandosi sulle spalle un mutuo e tre figli, senza più nessuna entrata monetaria. Questa la situazione di molti altri dipendenti della Cucirini, l’azienda che – in nome della crisi economica – si è vista costretta a lasciar a casa un buon numero di lavoratori. Ecco che la rabbia e la disperazione prendono il sopravvento negli animi dei licenziati e delle loro famiglie; la preoccupazione di tutti è quella di trovare un colpevole e il più scontato è il nemico straniero: la comunità cinese di Sanzemeo.
«Ci hanno invaso come la gramigna e ci portano via i nostri lavori», queste le parole del padre di Riccardo. Il giovane protagonista, preso dall’angosciante situazione in cui la sua famiglia si è improvvisamente ritrovata, inizia a provare un odio incontrollabile per questi stranieri dagli occhi a mandorla che, a detta di tutti o quasi, si stavano conquistando pezzo a pezzo il paese e la sua economia.
L’odio diventa un potentissimo collante, che avvicina ben presto Riccardo ad un’assemblea segreta di cittadini scontenti. Lo scopo di queste persone è uno solo: scacciare il nemico straniero; “vendetta” la parola d’ordine.
Così Riccardo diventa esponente di spicco di un movimento politico, la “Brigata italica” che, in nome della giustizia, mette in pratica atti di vero e proprio terrorismo nei confronti della comunità asiatica del paese.
La loro battaglia viene sostenuta da un segretario regionale che, durante la prima riunione segreta della brigata, annuncia due regole fondamentali per la loro causa: «dobbiamo entrare nelle grazie della gente e per farlo dobbiamo sostenere una causa sentita da tutti» – e ancora – «non dobbiamo mai passare come aggressori, ma come aggrediti. Dobbiamo innervosire gli stranieri a tal punto da indurli a reagire». Il loro scopo viene presto raggiunto e le tensioni in paese aumentano a dismisura.
L’impegno politico di Riccardo e dei suoi compagni, è sostenuto dal cavalier Rusconi, personaggio abbiente e padrone, tra le altre cose, di un giornale molto seguito in paese.
Il suo impegno e appoggio diventano fondamentali durante le amministrative, a seguito della quali Riccardo diviene consigliere comunale e Giacinto, suo compagno di brigata, sindaco.
Odio, vergogna e ravvedimento
Dalle amministrative alle mani in pasta: il cavalier Rusconi ha grandi progetti e ha bisogno del sostegno di Riccardo. Nonostante le resistenze di alcuni oppositori, il nuovo mostro economico, il centro commerciale Vestmart, diviene nuova fonte di lavoro per molti compaesani di Riccardo, compresa sua sorella Elena. Sarà proprio lei a farlo riflettere, per la prima volta, sulla persona in cui si è trasformato. L’ombra della corruzione inizia ad opprimere il giovane architetto, che rinuncia alla sua carica di consigliere e che, ironia della sorte, finisce a lavorare proprio per la Vestmart. Dopo alcuni mesi, gli viene proposto un rinnovo di contratto, ad un patto: dovrà recarsi in Cambogia per ispezionare due aziende fornitrici.
Qui arriva il colpo di scena. Fino a questo punto, siamo portati a pensare che tutto si svolga attorno a Sanzemeo, attorno all’odio per lo straniero e alla corruzione dei potenti. Ecco che lo scenario cambia e, con questo, anche le tematiche trattate.
Un Riccardo impaurito e ancora confuso trova in Cambogia l’occasione per crescere e conoscere una realtà che prima gli era ignota. Conosce Paola, una volontaria italiana residente in Cambogia per operare contro il turismo sessuale minorile. Grazie a lei il protagonista viene a contatto con una realtà di sfruttamento lavorativo e condizioni di vita al limite del disumano.
In terra asiatica Riccardo trova il ravvedimento di cui la sua anima “sporca” e, forse, ingenua aveva bisogno; scopre i terribili retroscena della globalizzazione ed infine l’amore.
A malincuore torna in Italia, dove viene licenziato a causa di una foto che lo ritrae immischiato in una guerriglia urbana in Cambogia. È questa l’occasione in cui le nuove consapevolezze del giovane protagonista vengono a galla e si rivelano esplosive. Accanto ad alcuni ragazzi rivoluzionari, Riccardo conduce una lotta contro la stessa Vestmart. Da lontano Paola lo assiste e, ben presto, lo riabbraccia in Cambogia.
Il loro amore avrà un triste epilogo, che non fermerà però il nuovo Riccardo, deciso a portar avanti tutti gli insegnamenti ricevuti dalla sua compagna.
Una storia articolata e ben diluita tra colpi di scena e risvolti per niente scontati.
Vengono trattati temi importanti ed attuali, come la difficoltà di convivenza tra italiani e stranieri, la corruzione politica, gli effetti devastanti della globalizzazione e di un commercio per niente ponderato.
La forza delle parole di Gesualdi sta nella denuncia ma anche nella proposta. Non si limita, infatti, a descriverci le tragedie; ci propone anche delle soluzioni, delle possibili alternative. Si tratta di possibilità che possono sembrarci remote e quasi irrealizzabili, eppure è incoraggiante pensare che con qualche giusta iniziativa, il marcio che c’è a questo mondo può essere “diluito” o, chi può dirlo, un giorno debellato.
Un libro che rapisce, che ci fa riflettere su noi stessi e sul nostro impegno, quello che forse non abbiamo mai davvero profuso per migliorare ciò che attorno a noi non funziona. A Riccardo sono affidate le parole conclusive del romanzo, perfetto epilogo di questo percorso: «Del resto sono convinto che non ci è chiesto di rendere conto delle sorti del mondo, ma solo del buon uso della nostra esistenza».
Valeria Vaccaro
(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 57, maggio 2012)