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Comunicazione e Sociologia (a cura di Antonella Loffredo) . Anno VI, n. 57, maggio 2012

Zoom immagine Attrici
e cinema

di Antonietta Zaccaro
Storia al femminile
del grande schermo.
Iacobelli edizioni


La data di nascita del cinema in Italia differisce di qualche anno con la prima proiezione dei fratelli Lumière, avvenuta nel 1895. Furono i cinefili stessi a portare nel nostro paese la prima macchina cinematografica, nel 1896, e da qui, dagli albori del mondo in celluloide, prende il via un’arte che ha portato l’Italia ad essere conosciuta in tutto il globo per i suoi film, registri e attori, divenuti, ben presto, star internazionali. Molti anni prima della creazione di Hollywood, nasceva a Roma Cinecittà, cuore pulsante del cinema internazionale, che ha dato i natali a stelle del calibro di Fellini, Mastroianni, Sordi e molti altri ancora. Ma la storia del cinema non è fatta solo di grandi attori e registi maschi ma anche, e soprattutto, dalle donne, che con l’avvento della celluloide, iniziarono ad emanciparsi e a portare avanti quella rivoluzione sociale che ancora oggi non è terminata. Una storia del cinema al femminile è quella che ci propongono zio e nipote omonimi, Morando Morandini sr e Morando Morandini jr, il primo critico cinematografico di lungo corso, il secondo sceneggiatore; autori, tra l’altro, del Dizionario dei film, pubblicato annualmente da Zanichelli. Il loro Morandini delle donne. 60 anni di cinema italiano al femminile (Iacobelli, pp. 288, € 18,00) ripercorre i decenni dagli anni Cinquanta ai giorni nostri delineando le figure delle grandi donne e dive che hanno portato in alto il nome dell’Italia nel mondo. Nella Prefazione leggiamo: «la forma è quella del dialogo in cui quasi sempre Junior propone e Senior dispone. È un dialogo che non ha ambizioni né pretese storiche, estetiche, collettive. Proprio perché dialogo, è affidato soprattutto ai ricordi e alle esperienze personali dei due cronisti: vi comanda il soggettivo, con tutti i rischi e i vizi che comporta». Non ci resta altro che tuffarci nel mondo incantato del cinema, tra macchine da presa, lustrini e… ciak, si gira!

 

Il Dopoguerra e gli anni Cinquanta

La guerra è da poco finita, l’Italia sta lentamente cercando di rialzarsi dopo la disfatta bellica e nel cinema si affaccia la corrente del neorealismo che fotografa il momento di rinnovamento culturale e sociale che si agita in questi anni. Ritroviamo sugli schermi le nuove promesse del cinema, come Silvana Mangano, Gina Lollobrigida, Lucia Bosè e, soprattutto, Anna Magnani che, di lì a poco, inizieranno ad essere identificate con l’appellativo di “diva”. Il nuovo decennio si apre, cinematograficamente, con il volto di Anna Magnani che interpreta la popolana Pina in Roma città aperta (1945). “La Magnani”, come comunemente verrà definita, ha all’attivo 45 film, di cui tre sono le esperienze americane. Ella fu tacciata di essere una attrice volgare: «si può essere d’accordo, purché si conservi alla parola “volgare” la sua ambivalenza: sguaiata da una parte e appartenente al volgo, al popolo dall’altra». Così fragile e vulnerabile nella vita privata, ma carica di ferocia e forza nei personaggi a cui dava vita sullo schermo, fu una grande attrice ed una grande donna. Insieme a lei si cimentano in ruoli più o meno importanti altre grandi personalità, alle volte quasi sconosciute ai più, la maggior parte delle quali hanno visto troncata la propria carriera da un matrimonio, da una malattia o da morti premature: Anna Maria Pietrangeli, che debutta nel 1950 con un film diretto da un regista russo, per poi emigrare ad Hollywood dove ebbe molto successo; Anna Maria Ferrero la cui carriera si svolse ai livelli alti del cinema italiano, diretta da registi come Gora e Maselli; Maria Fiore, che con il ruolo di protagonista nel film di Castellani Due soldi di speranza (1951), inaugura il filo del neorealismo rosa; Carla Del Poggio, lanciata da De Sica, diventerà in breve tempo una delle interpreti più apprezzate del cinema italiano di quel periodo; Isa Miranda, la quale oltreoceano veniva definita la Marlene Dietrich italiana. Nel 1953 fa il suo debutto, in Pane, amore e fantasia…, una giovane Gina Lollobrigida, che subito entra nell’immaginario collettivo come la perfetta incarnazione dell’ideale italico di donna: bellissima, esuberante e capricciosa. Nello stesso film troviamo una delle più grandi caratteriste italiane, Tina Pica, che inizia a recitare bambina accanto ai grandi maestri della commedia: Scarpetta, De Filippo e Totò. Non da meno fu Franca Valeri, la più intellettuale delle caratteriste nonché attrice e autrice dei propri testi”. Lo stesso anno una ex Miss Italia è la protagonista del secondo lungometraggio di Antonioni, La signora senza le camelie: Lucia Bosè. Lei è considerata una outsider del cinema italiano di quel periodo, in quanto interpreta donne molto emancipate, moderne per certi versi, libere ed inquiete, ad anticipare la rivolta femminista. Nel 1955 ne La bella di Roma di Comencini, si fa notare la straordinaria bellezza di Silvana Pampanini, così sexy e provocante che incarna alla perfezione l’ideale delle maggiorate anni Cinquanta. Nello stesso anno troviamo una giovanissima Sophia Loren diretta da Dino Risi ne Il segno di Venere, la quale di lì a poco diventerà la diva internazionale che è ancora oggi. È il 1957 quando, sotto i riflettori de Le notti di Cabiria, si forma la coppia Federico Fellini-Giulietta Masina. Quest’ultima recitò solo nei film del marito, fondendo insieme la sua carriera cinematografica e la vita privata.

 

Gli anni Sessanta

Il decennio del boom economico si apre con la splendida figura di Sophia Loren, «l’ultima delle grandi dive del cinema italiano e l’unica a rimanere l’emblema della femminilità italiana negli anni a venire». Inizia la gavetta negli anni Cinquanta, ma è il decennio successivo a decretare la sua fama: è il 1960 quando alla Loren viene proposto un ruolo in un film di De Sica, La ciociara, rifiutato dalla Magnani, che la porta a vincere l’Oscar come migliore attrice protagonista e a lanciarla nel firmamento delle stelle. Nello stesso anno inizia a recitare l’antimaggiorata Catherine Spaak, la prima delle minorenni spregiudicate che inaugurano la stagione delle Lolite nel cinema italiano. Insieme a lei troviamo Sandra Milo, bionda e svampita, e Claudia Cardinale «un’altra attrice amata dalla cinepresa, per quella misteriosa alchimia che si produce sull’emulsione sensibile della pellicola cinematografica quando la luce illumina in un certo modo alcuni volti, alcuni corpi». È il 1964 quando viene proiettato Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola, dove troviamo una spregiudicata Sylva Koscina, che diventerà una delle attrici più popolari della commedia all’italiana, girandone ben 51. Sempre nello stesso anno Pietro Germi dirige una giovanissima Stefania Sandrelli in Sedotta e abbandonata, la prima della nuova generazione di attrici che interpretano la donna degli anni Sessanta, introducendo le nuove tematiche sociali e culturali di quegli anni: la noia, il vuoto esistenziale, la scoperta della sessualità e degli uomini nelle giovani ragazze. Nel 1965 debuttano, tra le altre, Milena Vukotic, caratterista che ha sempre avuto ruoli secondari che non le impedirono però un’eccellenza nell’interpretazione; Virna Lisi, altra bionda, dalla bellezza fragile e dalla naturale eleganza; Elsa Martinelli, emigrata al contrario, inizia a recitare prima ad Hollywood e poi approda in Italia; Paola Pitagora, passa dalla televisione al cinema, ma con scarso successo, per poi approdare nuovamente al piccolo schermo recitando negli sceneggiati. Nel 1967 in una pellicola di Luciano Salce, Ti ho sposato per allegria, debutta Monica Vitti, che diventerà, diretta da Antonioni, la protagonista della commedia all’italiana, dove i mattatori sono sempre stati uomini. Sul finire degli anni Sessanta troviamo due donne pioniere nel loro campo: Lina Wertmüller e Marina Piperno. La prima è l’antesignana delle donne registe, la seconda la precorritrice delle produttrici, mestiere fino ad allora prettamente maschile.

 

Gli anni Settanta

Il cinema di questo periodo si concentra ad analizzare le donne in una società in crisi, che si avvia verso la modernità, di cui è difficile prevederne gli effetti. Il nuovo decennio si apre con La moglie più bella di Damiano Damiani, che vede protagonista Ornella Muti, la quale esordisce giovanissima in commedie e film di genere, per poi approdare, nella maturità artistica, anche al film d’autore. Nel 1972 sbanca i botteghini un film scritto e diretto da una donna, Lina Wertmüller, Mimì metallurgico ferito nell’onore, di cui l’interprete principale è Mariangela Melato, una delle attrici più brave e versatili di questo periodo. È ora che prende avvio il filone malizioso del cinema italiano e le antesignane sono Laura Antonelli ed Eleonora Giorgi. Quest’ultima, in particolare, ha tutte la carte in regola per diventare una diva, ora che la femminilità, l’espressione del corpo, conta più di quella del volto. È a partire dal 1976 che gli autori iniziano a capire che la sessualità femminile è argomento che funziona: siamo agli albori della commedia sexy all’italiana che vede debuttare donne dotate di una bellezza straordinaria, ma, alle volte, mancanti di talento recitativo. Debuttano Edwige Fenech, prima donna in questo genere di pellicole, Barbara Bouchet, Gloria Guida, il sogno erotico di una generazione intera, e Carmen Russo, che incarna un ritorno delle maggiorate anni Cinquanta e che trova il suo sbocco non nel cinema, ma in televisione. Nello stesso anno debutta anche Dalila di Lazzaro, gli occhi più belli del cinema italiano.

 

Gli anni Ottanta

In questo decennio troviamo «donne che si ritrovano, donne che si mancano, donne come oggetti tangibili o imprendibili, donne che si smarriscono mentre cercano se stesse, uomini che si perdono dietro le proprie fantasie perché non capiscono più le donne o scoprono di non averle mai capite». È questo un decennio che vede affacciarsi dietro la cinepresa le donne registe, come Cinzia Th. Torrini, che debutta nel 1982 in Giocare d’azzardo, con protagonista Piera Degli Esposti, per poi dedicarsi principalmente alla regia televisiva; Francesca Comencini e Claudia Florio con Pianoforte e Occhei Occhei del 1984; Anna Brasi con Angela come te (1988); Fiorella Infascelli e Francesca Archibugi con La maschera e Mignon è partita, entrambe verso la fine degli anni Ottanta. Ad inizio decennio troviamo il debutto di due attrici Barbara De Rossi e Serena Grandi, l’una che non riesce a sfondare al cinema e trova il suo naturale sbocco nella televisione, l’altra che diventerà icona sexy nel film di Tinto Brass. Nel 1982 incontriamo Giuliana De Sio che trova spazio in un film di Antonioni Identificazione di una donna, tra le attrici emergenti è quella con più carattere e soprattutto talento. Nel 1984 esordiscono Laura Morante, che è l’unica attrice che inizia in questo decennio e che ritroviamo da protagonista anche in molti film importanti posteriori, Nicoletta Braschi, moglie di Benigni, che inizia a lavorare diretta dal marito che la vorrà protagonista in tutte le sue pellicole e Elena Sofia Ricci dotata di una bellezza solare alla quale si unisce una naturale verve comica che la rendono un’attrice ideale per la commedia. Nel 1987 passa dal cabaret al cinema Angela Finocchiaro, odierna comica di grande successo, e Nancy Brilli.

 

Gli anni Novanta

Questo è un periodo dove crollano le certezze che gli anni addietro avevano faticosamente creato, agli eroi cinematografici si sostituiscono persone semplici, oneste, altruiste, affettuose, capaci di conservare la propria dignità e il rispetto per se stessi. Tra le attrici vediamo l’esordio delle donne di Tinto Brass: Francesca Dellera, che verrà poi consacrata ad icona dell’erotismo; Claudia Koll, che dal porno-soft passerà poi al teatro e al cinema d’autore e Deborah Caprioglio, che riesce ad affrancarsi dal genere d’esordio e ad approdare a pellicole di argomento più elevato. In questi anni si delinea il talento di Maria Grazia Cucinotta che debutta con il Massimo Troisi de Il postino, ma, ad oggi, ancora non ha trovato il ruolo importante perfetto per la sua personalità, benché sia diventata una diva senza mai aver recitato da protagonista. Nel 1993 troviamo Anna Galiena, attrice che può essere definita “cosmopolita” in quanto la maggior parte dei film da lei interpretati sono stati diretti da registri stranieri, soprattutto francesi, mentre in Italia è famosa per aver interpretato una delle donne di Tinto Brass. Nel 1996 debuttano due attrici presenti ancora oggi nel panorama cinematografico e televisivo italiano, Claudia Gerini e Veronica Pivetti. La prima debutta con Carlo Verdone in Viaggi di nozze, qualche anno più tardi in Sono pazzo di Iris Blond (1996) viene consacrata come la protagonista italiana a cavallo dei due millenni; la seconda debutta anch’ella con l’attore e regista romano, ma, dopo una incursione in un film della Wertmüller, si dedica principalmente a ruoli televisivi. Nella lunga lista dei noti volti femminili della recitazione nostrana è impossibile non menzionare la dark lady del cinema italiano, Asia Argento. Figlia del maestro dell’horror Dario Argento, si è affermata giovanissima diretta dal padre, da Cristina Comencini e da Michele Placido ma fino ad oggi non ha ancora trovato un posto preciso nel firmamento del cinema italiano. Vera sorpresa di questo decennio sono le tante attrici comiche che si affacciano sul grande schermo, prima fra queste Tosca D’Aquino, che con la sua verve partenopea ha conquistato le risate di tutta Italia, poi Sabina Guzzanti, acuto personaggio satirico che ad incursioni cinematografiche alterna esperienze di regia, ancora Luciana Littizzetto, un vero e proprio uragano di simpatia e irriverenza che occupa, ancora oggi, un ruolo di spicco nel piccolo e grande schermo. Nel 1998 Cristina Comencini scrive e dirige Matrimoni che vede come attrice protagonista Francesca Neri, a cui in un primo momento vengono affidati ruoli di donne inquiete e inquietanti, per poi passare, nella maturità, al cinema d’autore.

 

Gli anni 2000

Il cinema italiano riscopre la figura femminile e racconta sullo schermo storie di donne nelle quali gli spettatori possono ritrovare la moglie, la mamma o la figlia e scoprire così i lati nascosti dell’universo in rosa. È un cinema che narra l’amore in tutte le sue declinazioni, e le interpreti sono, molto spesso, donne in cerca di se stesse e di una dimensione ideale nella quale vivere. Il nuovo millennio si apre con un film di Tornatore, Malèna, che vede protagonista la bellezza generosa e disarmante di Monica Bellucci, che la consacra come sogno impossibile di milioni di uomini in tutto il mondo. Accanto allo sguardo languido di questa femme fatale troviamo il sorriso generoso e un po’ svampito di Marina Massironi, portata sullo schermo dalla commedia Pane e tulipani di Silvio Soldini, e consacrata dal trio Aldo, Giovanni e Giacomo che ne fanno l’interprete femminile dei loro spettacoli teatrali e film. Nel 2001 Ferzan Özpetec dirige uno dei film più controversi della storia del cinema italiano, Le fate ignoranti, che consacra il talento di Margherita Buy, forse l’attrice più brava e importante degli ultimi venti anni, di sicuro la più premiata. L’artista romana fonda il suo successo sul suo essere l’antidiva per eccellenza che riesce ad affascinare il cinema d’autore e anche i giovani talenti. Ci sono attrici che hanno trovato fortuna ad Hollywood, come Valeria Golino, ed altre che l’America l’hanno trovata in Italia, come Barbara Bobulova, slovacca di nascita, che lavora principalmente per il cinema di casa nostra, diretta da registi come Gabriele Muccino e Kasia Smutniak, polacca che ha fatto della nostra patria la sua casa affettiva e lavorativa. Nel 2005 Cristina Comencini dirige La bestia nel cuore, film drammatico ed introspettivo che lancia nel firmamento delle stelle nostrane più talentuose Giovanna Mezzogiorno. Attrice dotata di uno sguardo unico nel suo genere, capace di bucare lo schermo, si divide, ancora oggi, tra film drammatici e commedie d’autore, si ricordi la recente Basilicata coast to coast. Il 2006 è un anno fecondo: debuttano sullo schermo Laura Chiatti, giovane promessa che incanta il pubblico più per la sua bellezza che per il talento; Martina Stella, regina delle cronache rosa, che debutta quasi per caso ne L’ultimo bacio di Gabriele Muccino; Caterina Murino, semisconosciuta in Italia, ma con una avviata carriera in Francia e negli Stati Uniti, tanto da diventare una Bond girl; Serena Autieri, che dalla soap opera approda negli ultimi anni alla commedia. Il 2008 vede sbocciare il talento di Sabrina Ferilli, romana verace, che inizia con film commerciali di livello medio-alto per poi fare il passo di qualità nel cinema d’autore; Isabella Ragonese, che ancora ha molto da dire; Micaela Ramazzotti, che, dall’incontro professionale e privato con il regista Paolo Virzì, ha trovato lo slancio per la sua carriera; diretta unicamente dal marito, i due sembrano rievocare la famosa coppia Fellini-Masina. Anno 2009: si affacciano sugli schermi Claudia Pandolfi, che dapprima recita per il cinema diretta da Virzì, per poi approdare alla televisione in fiction di grande successo; Isabella Ferrari, che in questo anno ha la sua consacrazione di attrice; Carolina Crescentini, la rivelazione più interessante di questi ultimi anni che può fare ancora molto. Discorso a parte va fatto per la giovanissima Jasmine Trinca, diventata attrice per caso. Scelta tra le ragazze di un liceo da Nanni Moretti che cercava la protagonista femminile della sua Stanza del figlio, ha deciso da allora di diventare un’attrice, ricevendo una parte importante ne La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Altre attrici da tenere d’occhio sono Cristiana Capotondi, diventata in breve tempo la figura di punta del nuovo cinema commerciale italiano; Bianca Guaccero, che ancora non ha trovato la sua strada cinematografica; Ambra Angiolini che dagli studi di Non è la rai sembra lanciata nel panorama cinematografico italiano e Sabrina Impacciatore che con la sua verve comica si candida ad essere la sua Franca Valeri.

Molti parlano di un cinema italiano in declino, dove non esiste il ricambio generazionale e i giovani talenti fanno fatica ad emergere. Leggendo questo libro ci troviamo davanti ad un cinema in continua evoluzione e cambiamento che aspetta di essere preso per mano dalle nuove generazioni e riportato agli splendori di un tempo… non bisogna mai mettere da parte un sogno… c’è bisogno che ritorni a risuonare per Cinecittà l’eco dei grandi artisti di un passato che non è poi così remoto… e allora… non ci resta che dire, ancora una volta… ciak, si gira!

 

Antonietta Zaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 57, maggio 2012)

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