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Anno VI, n. 56, aprile 2012
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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno VI, n. 56, aprile 2012

Zoom immagine Il caso di Luigi Valli:
scrittore, filosofo,
soldato e politico
di inizio Novecento

di Antonietta Zaccaro
Pubblicato da Città del sole edizioni
un appassionante libro che riscopre
la figura di un intellettuale dimenticato


L’Italia è generalmente considerata patria di poeti, scrittori ed artisti che hanno intessuto la cultura, non solo del paese d’origine, ma anche di tutta l’Europa, spingendosi, alle volte, anche oltreoceano. Alcuni intellettuali sono sopravvissuti all’incuria del tempo, scrivendo in modo indelebile il loro nome nelle pagine dei libri di storia e letteratura; per altri, invece, gli anni sono stati meno indulgenti, relegando nel dimenticatoio le loro opere e il loro pensiero. È il caso di Luigi Valli, figura di spicco dei primi decenni del Novecento, caduto in un vero e proprio oblio, anche a causa della sua adesione al regime fascista. D’altra parte, dopo cinquant’anni, un evento storico può essere analizzato e raccontato con obiettività ed è per questo che Maria Rosa Naselli, scrittrice e storica di Barcellona Pozzo di Gotto, ha deciso di rivalutare la figura di Luigi Valli, con il libro Luigi Valli. Il primo Novecento attraverso gli affetti, le azioni, gli scritti di un intellettuale (Città del sole edizioni, pp. 256, € 14,00), nel quale analizza la vita e le opere dello scrittore in modo chiaro e limpido, per far conoscere la sua imponente figura di intellettuale alle nuove generazioni e a quelle passate che lo avevano dimenticato. È la stessa autrice a indicarci le finalità della sua opera nella Prefazione: «introdurre il lettore ad una conoscenza quanto più possibile sistematica della vita e dell’attività del protagonista, senza pretese di valutazioni o interpretazioni critiche».

 

Vita e militanza politica

Luigi Valli nasce a Roma nel 1878 da una famiglia agiata. Per questo motivo ha la possibilità di frequentare ottime scuole e incontrare, presso il Collegio “San Giorgio all’Ardenza”, a Livorno, Giovanni Pascoli, che lo accoglie sotto la sua ala protettrice, rendendolo un suo discepolo. L’incontro con il poeta sarà per Valli un nodo cruciale per la sua formazione e la sua attività adulta, in quanto egli sarà uno dei maggiori continuatori delle interpretazioni critiche pascoliane all’opera di Dante. Altro incontro importante per la sua carriera sarà quello con Luigi Pietrobono, uno dei maggiori dantisti del tempo, che lo avvierà definitivamente alla sua carriera di filologo. Ma Valli non si dedicò solo all’attività filologica: egli fu una figura poliedrica che spaziò dalla filosofia alla poesia, alla psicologia, alla critica politica; definirlo unicamente filologo significherebbe sminuire la sua grande e poderosa presenza intellettuale. «Di indole esuberante e di carattere indomito Luigi Valli rappresenta uno dei maggiori propulsori di quelle ideologie politiche che si affermarono tra fine Ottocento e inizi del Novecento e che sfociarono nella nascita del nazionalismo». Egli fu uno dei fondatori dell’Associazione nazionalista, canonizzata durante il Primo convegno nazionalista di Firenze. L’associazione aveva il compito di suscitare negli italiani una coscienza nazionale collettiva in una nazione appena riunita, ma ancora divisa da insanabili contraddizioni tra il ricco Nord, dove già si vedevano nascere le prime industrie, e il povero Sud, dove alfabetizzazione, emigrazione e brigantaggio regnavano sovrane. In questa ottica e con l’intento di ottenere proseliti si fece carico della propaganda che sfociò in cicli di conferenze tenute non solo in Italia, ma anche in Germania e Svizzera.

Con la scissione dell’Associazione nazionalista, egli aderì al Gruppo nazionale liberale (Gnl), schierandosi tra le file degli interventisti. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si arruolò volontario con il grado di sottotenente di artiglieria di stanza a Venezia. Terminata la guerra, Valli si dedicò, con un rinnovato entusiasmo, alla politica, militando nell’opposizione durante il governo Nitti e contribuendo alla fondazione di Alleanza nazionale nel 1919. Dopodiché si allineò con i liberali-nazionali e con il suo discorso, Il diritto dei popoli alla terra, determinò la loro adesione al fascismo. Nel discorso si teorizzava il diritto di un popolo ad avere una certa quantità di territorio a seconda della sua densità e al suo incremento demografico, e quindi, in questa ottica, l’espansione territoriale era il naturale sbocco all’emigrazione, riuscendo a dare a tutti i contadini una porzione di terra da coltivare.

Aderì al fascismo al suo sorgere, ma rifiutò la tessera ad honorem e gli appoggi alla sua candidatura a membro dell’Accademia d’Italia. Dal 1930 al 1931 fu attivo nella Federazione dell’Urbe, dove si prodigò in numerose iniziative culturali.

Morì, stroncato da un infarto durante un discorso in difesa delle sue teorie dantesche, nel febbraio del 1931.

 

Le opere

Luigi Valli fu un intellettuale fecondo: «i suoi interessi apparvero subito molteplici: spaziava con disinvoltura dalla psicologia alla filosofia, dalla musica alla letteratura, dalle dottrine religiose a quelle scientifiche. Versato e formato fin da giovanissimo nelle discipline umanistiche, aveva anche rivolto grande attenzione allo studio delle Scienze biologiche, meritandosi per questo la considerazione delle migliori menti». Nell’ambito filosofico tre furono i problemi a cui si premurò di dare una soluzione: scoprire quale fosse l’idea universale delle religioni, individuarne l’origine e stabilire come questa si fosse concretizzata nella diverse religioni. Fatto questo non restava che individuare il rapporto che intercorre tra religione e scienza. In questo contesto si inserisce la sua prima opera a tema filosofico, Il fondamento psicologico della religione. Successivamente iniziò la sua collaborazione con il periodico Rivista di filosofia, che costituiva il naturale sbocco per i suo scritti filosofici. Qui trova posto la sua teoria riguardante la determinazione del valore, che sfocia in un’etica assoluta, di un dovere categorico e mistico, che viene concretizzata ne Lo spirito filosofico della grandi stirpi umane e ne La valutazione.

In campo filologico la sua attenzione si concentrò principalmente su Dante e le sue opere, ed è questo il settore più fecondo della sua produzione. Nel 1922 pubblica L’allegoria di Dante secondo Giovanni Pascoli, opera che si prefigge di raccogliere la critica dantesca portata avanti dal suo maestro, perché era «convinto saldamente che le analisi pascoliane non fossero state condivise dai più perché spesso mal conosciute». Ma i suoi studi danteschi subirono un’evoluzione rispetto a quelli del suo maestro; egli cercò di provare che tutto il divino poema si riducesse alla contrapposizione tra l’aquila e la croce: la prima individuata nell’Impero di Roma, depositario della grazia necessaria per la vita attiva dell’uomo, e la seconda riconosciuta nella chiesa, che aveva il compito di indicare la strada per la vita contemplativa. Teoria che si trova canonizzata ne Il segreto della Croce e dell’Aquila nella Divina Commedia. Altra opera di critica dantesca è Il linguaggio segreto di Dante e dei “Fedeli d’amore”, nella quale analizza tutta la produzione dantesca comparandola con quella dei poeti d’amore suoi contemporanei. Applicando un metodo matematico riuscì a documentare la reale esistenza di una setta, i Fedeli d’amore per l’appunto, la quale usava un linguaggio segreto per portare avanti una dottrina iniziatica che predicava la presenza di una sapienza santa, che Cristo aveva affidato alla prima chiesa e che i fedeli dovevano cercare.

Valli trascorse tutta la sua vita a divulgare e a difendere queste sue teorie che si allontanavano diametralmente dalla critica del primo Novecento. Il nostro intellettuale si cimentò anche in campo poetico pubblicando numerose raccolte di poesie che spaziano da quelle d’amore a quelle civili, passando per le sue esperienze militari.

 

Antonietta Zaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 56, aprile 2012)

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