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Anno VI, n. 55, marzo 2012
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Politica ed Economia (a cura di Alba Terranova) . Anno VI, n. 55, marzo 2012

Zoom immagine Il “declino” e la crisi italiana
come triste conseguenza
delle scelte della politica
dal 1948 ai nostri giorni

di Maria Grazia Franzè
Da Rubbettino un’analisi,
sullo stato dell’Italia oggi


Tempo di politica e di riflessioni o meglio tempo di focus, soprattutto in questo anno di incertezza e crisi italiana, per capire come si siano sviluppate alcune vicende politiche nel nostro paese. A proporre questo studio è Valdo Spini, che ripercorre gli anni della politica italiana a partire dal 1948. «L’intenzione di questo scritto è quella di fare un’analisi sulle ragioni dello sbandamento in Italia, che è reduce da una pesante sconfitta, e di farlo attraverso la lettura dei comportamenti e delle decisioni politiche assunte da chi ha avuto nel tempo la possibilità di guidarla». Valdo Spini, deputato dal 1979 al 2008, ministro dell’Ambiente nel governo Ciampi, prima di divenire presidente della Direzione nazionale dei Democratici di sinistra, era stato eletto nelle file del Partito socialista italiano. Spini trascrive la storia del gruppo del Partito comunista italiano che ha dato vita a quello democratico di sinistra, in parte in modo personale, in parte osservando i comportamenti collettivi delle singole personalità politiche, nel saggio intitolato Vent’anni dopo la Bolognina (Rubbettino, pp. 190, € 14,00).

 

In quattro parti la storia di mezzo secolo

Il saggio possiede una struttura ben organizzata e funzionale. Sin dalle prime pagine vengono definiti due eventi epocali: la caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989 seguita dal crollo del comunismo internazionale e, nel 1991, lo scioglimento dell’Unione Sovietica. «Il Partito Comunista italiano reagisce attraverso un’iniziativa del suo segretario Achille Occhetto con la famosa “svolta” della Bolognina. Nome che deriva dal discorso tenuto all’improvviso nell’omonima sezione bolognese del Pci il 12 novembre 1989, in cui il segretario, di fatto, abbandona il nome e il riferimento comunista». Nel corso degli anni, «mentre i partiti della prima Repubblica cercano di riproporsi rinnovandosi: il Pci è diventato Pds, la Dc ha dato vita al Ppi il Psi nelle intenzioni di Valdo Spini doveva trasformarsi in Federazione laburista, il Msi in Alleanza nazionale e un nuovo partito si è affacciato sulla scena, la Lega Nord, Silvio Berlusconi, forte del suo impero mediatico di televisioni private, nonché presidente del Milan, decide di formare anche lui un suo partito, Forza Italia», che vede la sua affermazione nel 1994 quando, le elezioni sono gestite da un governo di tecnici da un lato, e di politici dall’altro. Nel frattempo, l’azione politica di Massimo D’Alema alla segreteria del Partito democratico di sinistra si prefigge come scopo quello di cercare l’alleanza con il centro. Nel 1995 riesce a instaurare un rapporto con la Lega Nord e, alle dimissioni del governo Berlusconi, conduce il paese alle elezioni anticipate del 1996. «D’Alema tesse con pazienza la tela di mozione di sfiducia, insieme al Ppi (segretario è diventato Rocco Buttiglione) e alla stessa Lega, che porta alla caduta del premier e al governo “tecnico” di Lamberto Dini, ministro del Tesoro nel governo di Berlusconi».

Ovviamente si succedono molteplici eventi negli anni a seguire: Ciampi si ritira a vita privata, nel 1998 l’Italia partecipa al progetto della moneta unica europea e il partito di Fausto Bertinotti, Rifondazione comunista, decide di non continuare a sostenere il governo Prodi dal momento che al suo interno non sono presenti ministri di Rifondazione comunista, evento che di lì a poco causa la caduta del governo venendo a mancare la maggioranza.

Nella seconda parte, che è anche quella centrale del saggio, si analizzano i temi legati al declino politico del centrosinistra. Spini non esita ad elencare i punti di forza e debolezza ma non in una sommaria ricostruzione, bensì con l’intento di «sviluppare un’analisi, finora scarsamente approfondita, di come una serie di argomenti, da tradizionali punti di forza della sinistra sono diventati punti di difficoltà o di debolezza». Nella lista vi sono: l’antifascismo, la laicità, l’ambiente, la Costituzione, la questione sociale, la rivolta del Nord, i problemi eticamente sensibili, la legalità e la questione morale, ogni tema affrontato in un singolo capitolo.

Nella terza parte, qualche paragone viene fatto anche con il sistema di governo degli Stati Uniti: «le Primarie scimmiottavano, senza interpretarlo, il modello americano: un meccanismo che si è dimostrato estremamente valido in quel sistema, ma che da noi si calava in un contesto istituzionale ed elettorale molto diverso. Gli Usa sono una democrazia presidenziale, l’Italia, sia pure con molti strappi, è ancora una democrazia parlamentare».    

Infine, nella quarta parte del saggio, nella sezione intitolata I nodi da sciogliere l’autore parla dei partiti laici e cattolici, della sinistra e della crisi, della riunificazione del paese, del socialismo europeo per concludere con un’affermazione sull’uso e fortuna dell’aggettivo “nuovo”: «Nuove sono le trasformazioni dei partiti, nuove sono le alleanze o aggregazioni, nuove sono le figure emergenti, nuove sono le modalità di elezione degli organismi rappresentativi democratici, mentre non sempre nuove sono le facce della politica, ma purtroppo vecchi sono molti problemi, da quello della corruzione, alla criminalità organizzata, al dualismo Nord-Sud e chi più ne ha più ne metta».

 

Maria Grazia Franzè

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VI, n. 55, marzo 2012)

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