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Anno V, n. 52, dicembre 2011
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Letteratura contemporanea (a cura di Francesco Mattia Arcuri) . Anno V, n. 52, dicembre 2011

Zoom immagine Un centauro nuovamente in sella
alla ricerca di vecchi ricordi
attraverso il pianeta che cambia

di Elena Montemaggi
Rivoluzionaria storia di Elliot edizioni
con il giro del mondo in 95.000 km


Ventiquattro anni dopo il suo viaggio intorno al mondo a cavallo di una moto Ted Simon, ormai settantenne, decide di ripetere l’esperienza. Un percorso di ben novantacinquemila chilometri in moto per capire se può ancora incarnare la figura quasi mitica di Jupiter e continuare così a vestirsi della fama ottenuta con un viaggio cominciato nel 1973 e durato quattro anni, che lo portarono a scrivere I viaggi di Jupiter, uno dei libri più amati al mondo dai motociclisti insieme a Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Robert Pirsig. A quei tempi l’esperienza raccontata da Ted Simon ispirò migliaia di centauri tra cui Ewan McGregor, che da questo libro trasse la serie televisiva Long Way Round.

Questa volta ad accompagnarlo per due anni e mezzo attraverso quarantotto paesi non sarà più la sua vecchia Triumph ma una Bmw R80 Gs, co-protagonista dunque di questo nuovo diario di viaggio, Sognando Jupiter. Il giro del mondo in moto trent’anni dopo (Elliot edizioni, pp. 384, € 18,50).

 

A caccia di ricordi in un’Africa sempre più “lontana”

La differenza sostanziale tra i due viaggi è determinata dal ritmo: più ti muovi lentamente più riesci a calarti in nuove realtà, conoscere persone, imparare nuove lingue, metabolizzare cibi, temperature e abitudini diverse. Paradossalmente, viaggiare con calma diventa meno costoso e si possono cogliere opportunità inaspettate. Ma significa anche lasciarsi alle spalle la propria vita se non addirittura dimenticarla, cosa che Ted Simon questa volta non ha intenzione di fare. A dimostrazione di questo comparirà Malù che condividerà con lui parte del viaggio dal Sud-Est asiatico fino in India, passando per il Nepal, mentre il pensiero costante della propria età lo porterà ad un certo tipo di scelte sempre meno azzardate ma più ponderate e sagge che non escluderanno comunque qualche colpo di scena.

L’obiettivo è piuttosto chiaro: vedere cos’è accaduto al mondo che aveva conosciuto e scriverlo. Questo viaggio sarebbe stato l’opposto dell’altro, invece di perdersi nel mondo avrebbe usufruito di tutta quella tecnologia e comunicazione di cui ora si può disporre: un cellulare, un computer, un masterizzatore e una macchina fotografica digitale. Questo trionfo dell’elettronica in movimento influirà notevolmente sulla scelta della moto e sul suo equipaggiamento. «Avevo una moto più potente della vecchia Triumph e meglio equipaggiata per tenere il terreno, ma non ero davvero in grado di usarla: mi sentivo goffo e a disagio con le dimensioni ed il peso. Ero come un vecchio abitudinario che cerca di cambiar vita».

La prima amara consapevolezza con cui Ted dovrà scendere a patti è che oggi una motocicletta con un grosso carico è diventata qualcosa di banale rispetto al 1973 e nessuno vi fa più attenzione. Se allora solo questo rendeva l’esperienza qualcosa di straordinario e più significativo, ora deve convincersi da solo che anche questo viaggio a suo modo lo sarà.

Ma le delusioni non si fermano qui poiché è il presupposto di partenza forse ad essere sbagliato. Non si può mai pretendere di ricreare un’esperienza o un’emozione, a distanza di anni tutto cambia, i paesi non sono più gli stessi e spesso le persone conosciute per caso e tatuate nei ricordi non ci sono più. Già in Italia avrà un piccolo assaggio di cosa non dovrà aspettarsi da questo viaggio e la sensazione di delusione e fallimento sarà spesso un’amara compagna. Le piccole realtà, quei paesini del Nord Africa di cui serbava un vivido ricordo sono letteralmente spariti; in Tunisia spesso sono stati ricostruiti o inglobati dalle grandi città e il divario fra persone povere e quelle ricche è sempre più netto col risultato che la gente è sempre meno gentile e disponibile verso l’ennesimo straniero. L’Egitto si presenta come un paese estremamente militarizzato che non comunica più in inglese come un tempo, tutti i cartelli sono scritti in arabo e le città spesso sembrano solo antiche pattumiere, mentre in Libia ci si continua a chiedere dove siano finiti i soldi viste le entrate eccezionali del petrolio negli ultimi trent’anni. Denominatore comune: una macchina burocratica terribilmente lenta e complicata che funziona unicamente a soldi una volta giunti al confine. Il traffico nel deserto pare essere aumentato a dismisura mentre l’intera natura del paesaggio è cambiata. Una volta in Sudan la percezione di muoversi in un “Mondo Non-finito” più che nel “Terzo Mondo” è sempre più forte. L’Etiopia e le sue montagne possono ancora regalare belle emozioni mentre le persone che le abitano sanno offrire ospitalità genuina ma come per gli altri paesi africani, la cosa preoccupante è che il solo prodotto in vendita sulle strade sembra essere il carbone; il futuro delle foreste africane non sembra affatto roseo così come quello degli animali e delle piante selvatiche del Kenya fuori dai parchi, ma è in Sud Africa che Ted Simon scopre dove si è «spostata la vita delle specie selvatiche in Africa. Ora è nei quartieri cittadini. La razza si chiama Bambini di Strada».

 

Niente più navi dei sogni per i motociclisti

Un’altra differenza importante tra il viaggio del 1973 e quello del 2001 è lo spostamento tra l’Africa e il Brasile. Il primo avvenne via nave, un piccolo piroscafo da carico che rappresentò per Ted Simon la nave dei sogni ma nel nuovo secolo questo tipo di navigazione è impossibile. «I porti sono luoghi inospitali per le persone. Attraversare l’oceano senza volare è diventato irragionevole, costoso e talvolta impossibile. Ma volerlo fare assieme a una moto è a dir poco eccentrico». La Bmw arriva a Rio per mezzo aereo in una cassa e lui la raggiungerà poco più tardi. Non sarà questa né la prima né l’ultima volta che moto e motociclista voleranno separatamente ma prima, insieme, percorreranno il Brasile, forse il paese dalle chiese più brutte del mondo ma in cui il semplice gesto di un ragazzino di strada può esprimere intelligenza, originalità e dignità; attraverseranno l’Argentina, un paese immenso in cui persone istruite ed industriose sono perennemente in bolletta; valicheranno le Ande e poi insieme risaliranno l’America Latina, attraverso il Cile della bella Malù e la Bolivia dalle vedute mozzafiato, mentre a Lima, in Perù, la vista è deliziata da un insolito corpo di polizia della stradale: la Squadra Fénix composta da splendide poliziotte in Harley Davidson bianche. In Colombia lo stupore per l’eleganza e la raffinatezza di Pasto si fondono con la miseria della campagna battuta dai guerriglieri e paramilitari che potrebbero comparire da un momento all’altro lungo il suo percorso cambiando per sempre la vita di un turista in moto.

L’America Centrale invece è costellata di paesi, tutti piccoli e diversi fra loro, appiccicati l’uno all’altro. Il viaggio continuerà in Nuova Zelanda, Australia, Sud-Est asiatico, Nepal, India, Turchia e Europa dell’Est e più si avvicinerà a casa, più Ted Simon maturerà la consapevolezza che gran parte di quello che l’aveva affascinato durante il suo «primo viaggio intorno al mondo stava scomparendo: culture, costumi, animali, interi sistemi ecologici, tutto diluito, infangato e trascinato verso l’estinzione. […] Gli individui sono ancora in grado di cambiare la propria vita, mentre la specie umana corre, inarrestabile e con gli occhi spalancati, verso il disastro».

Per quanto permeato di disillusione e sconforto, forse questo secondo viaggio di Ted Simon è di gran lunga più importante del primo poiché, più che all’aspirante motociclista in cerca di una seconda giovinezza, è inconsapevolmente rivolto al turista per caso, a chi “si lascia viaggiare” senza farsi troppe domande e che continuamente “unge” una macchina turistica che sfrutta malamente le risorse di certi paesi impoverendoli sempre di più, privandoli della capacità di essere autosufficienti e minando per paradosso, quelle bellezze naturali su cui poggia il turismo stesso.

 

Elena Montemaggi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 52, dicembre 2011)

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