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Anno V, n. 52, dicembre 2011
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Filosofia e religioni (a cura di Maria Grazia Franzè) . Anno V, n. 52, dicembre 2011

Zoom immagine Amore per Cristo,
coerenza di vita,
esperienza umana

di Pamela Quintieri
Da Dissensi edizioni una testimonianza:
un saggio sulla vocazione cristiana


«Il vero problema da affrontare riguarda l’interpretazione della croce di Cristo. Interpretazione che si è modificata nel corso della storia, in particolare dal momento in cui il Cristianesimo si è innestato nel mondo pagano, nello specifico romano, un contesto caratterizzato da molte religioni. La catechesi dei Cristiani, infatti, finché essi sono rimasti in Israele, era molto semplice. Gesù aveva predicato “amatevi come io vi ho amato”, quindi cominciamo a spartire i nostri beni. La grande novità portata da lui non era quindi una religione nuova, ma l’amore». Missionario, presbitero, giusto tra le nazioni, appellativo ricevuto per essersi distinto nell’aiuto prestato agli ebrei, Arturo Paoli è soprattutto uomo di fede, dal 1940 ha vissuto tutta la vita al servizio di chi soffre.

Nel suo ultimo scritto Il cuore del regno (Dissensi edizioni, pp. 68, € 7,50), egli si concentra nel tentativo di diffondere un messaggio cristiano più vicino a quello che Gesù predicava e nella coerenza che ha dimostrato in tale opera spesso ha creato dei contrasti con la Chiesa Cattolica. L’introduzione al testo è stata curata da Gianluca Ferrara, scrittore ed editore che conosce personalmente Arturo Paoli. Ferrara al loro primo incontro ricorda di essere stato colpito dalla sua figura di sacerdote e di uomo. Ricorda l’appellativo che ne diede don Andrea Gallo «È un profeta, non ci sono altre parole per definirlo!». Ma Ferrara va ben oltre coniando una sua definizione «Uomini come fratel Arturo sono come dei fari che segnalano la rotta da seguire ad un’umanità che sembra essersi smarrita nell’oscurità». L’opera di Arturo Paoli, sottolinea Ferrara, rimarca la linea di separazione tra l’immagine del Cristo morto, proposta dagli sfarzi del Vaticano, le cui mura sovrastano le voci degli umili e il Cristo che, vivente, si confronta con loro per provare a sorreggere chi affronta le difficoltà quotidiane. Ma qual è il progetto del mondo cristiano predicato da Gesù? Vivere con amore, con semplicità, servire il prossimo, aiutare, soffrire le sofferenze dei fratelli insieme a loro, restando vicini, sostenendo i più bisognosi con coraggio ed impegno.

 

Un uomo al servizio degli umili

Arturo Paoli è originario di Lucca, dove nasce nel 1912. Laureatosi in Lettere entra in seminario e nel 1940 diventa sacerdote. Gli anni dal 1943 al 1944 sono quelli della sua attiva partecipazione alla Resistenza. Quando riceve, nel 1995, il diploma di partigiano pronuncia queste le sue parole «La Resistenza non si è chiusa nell'ambito del 1945 […] e se noi non soffriamo fortemente di appartenere ad una famiglia che fabbrica le armi, che manda le mine che straziano i corpi dei bambini, se noi non pensiamo che il nostro benessere lo pagano milioni di affamati, […] e perché questa celebrazione non sia retorica… forse oggi più di ieri c'è bisogno di resistere».Voluto da Paolo VI come vice assistente della Gioventù di Azione Cattolica, in seguito allo scontro con le posizioni di Luigi Gedda, presidente generale dell’Azione Cattolica, viene allontanato da Roma per essere cappellano della nave “Corrientes”, argentina e carica di emigranti. In tale occasione assiste negli ultimi attimi di vita, Jean Saphores, della Fraternità Lima. Questo episodio lo segnerà così profondamente da decidere di trasferirsi in America latina dove trascorrerà 40 anni della sua vita al servizio dei più bisognosi. Il titolo dell’ultimo libro di fratello Arturo Il cuore del regno sottolinea l’attenzione che il sacerdote ha da sempre riposto nei sentimenti, essendo il cuore muscolo depositario delle nostre emozioni, e come la Chiesa cattolica attuale dovrebbe fare leva solo ed esclusivamente su di essi per portare il Regno di Dio nel mondo tra gli umili. Tutto proteso in questo sforzo costante di “amorizzare” il cosmo, il buon cristiano dovrebbe partire dal vero concetto di giustizia e pace facendosi portavoce del Vangelo. Difatti viveva all’insegna dell’amore e della condivisione secondo il vero messaggio di Cristo «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Seguire Gesù significa seguire il suo messaggio ed i suoi insegnamenti: solo in questo modo potrà realizzarsi una società veramente civile e soprattutto pacifica. Paoli sottopone al lettore tanti quesiti «Cos’ha fatto concretamente il Cristianesimo? Ha fatto del bene? Ha portato un progresso reale? Un progresso umano vero?» e ne suggerisce una risposta assolutamente negativa «Io direi di no». La religione, che professa da sempre pace e fraternità, è stata e continua ad essere troppe volte fonte di odio e di guerre tra gli uomini che si dimostra così desiderosa di volere salvare.

 

Impegno civile durante le dittature

«Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò alla costruzione di una struttura clandestina, che diede ospitalità ed assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell’alta Toscana, riuscendo a salvare circa 800 cittadini ebrei. Mirabile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà», le parole sono state pronunciate nel 2006 da Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica, quando insignì fratello Arturo della medaglia al valore civile per la responsabilità e l’impegno nel salvare le vite degli ebrei perseguitati dai nazifascisti. Un uomo coraggioso, che si è sempre opposto con coscienza e coerenza ai soprusi verso i più deboli, che ha contrastato con l’amore le prepotenze dei più forti. Costantemente impegnato nel mettersi al servizio della gente, nella protezione di quanti versano in difficoltà, per la sua attività politica durante il ritorno di Perón in Argentina, venne sospettato di essere un dissidente e di commerciare armi con il Cile, tanto da essere inserito al secondo posto di una lista di persone da eliminare affissa sui muri di Santiago. Personaggio scomodo, dunque, eppure sempre coerente con le sue posizioni professate con decisione tanto da indurlo” a decidere di non ritirare la medaglia d’oro che la Camera di Commercio di Lucca riserva a quanti nel mondo hanno onorato la città. «Conosco personalmente alcuni di voi per non dubitare della vostra nobilissima intenzione, ma permettetemi di rifiutare un premio come missionario cattolico. A parte il fatto di sapere che il solo suggello che posso mettere sui quarant’anni di vita in America Latina è quello suggeritomi dal Vangelo “sono un servo inutile”, mi tormenta un’altra considerazione. Appartengo per nascita e formazione all’occidente che globalmente si dice cristiano, dalle Montagne Rocciose agli Urali, ed è incontestabile che questo mondo cristiano che si definisce Primo Mondo è al centro delle ingiustizie che sono la causa della fame di milioni di esseri che il catechismo ci ha insegnato a chiamare fratello: io torno in Brasile e non posso tornarvi ostentando sul petto una medaglia che premia la mia attività di ‘missionario’, rappresentante di una civiltà cristiana che spoglia della terra esseri umani che vi vivono da secoli prima di Cristo. E questa spoliazione dura dal 1492».

 

Pamela Quintieri

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 52, dicembre 2011)

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