Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 52, dicembre 2011
Sei in: Articolo




Problemi e riflessioni (a cura di Angela Galloro) . Anno V, n. 52, dicembre 2011

Zoom immagine Colombia: una guerra
ignorata dai media

di Vilma Formigoni
Da pescatore a guerrigliero in lotta:
un’amara storia edita Città del sole


I libri di storia ci raccontano conflitti i cui attori sono prevalentemente sovrani, capi di stato e generali. Il coinvolgimento dei popoli, dal punto di vista consultivo, risulta marginale e spesso diventa materia per indagini statistiche le quali, avvalendosi di numeri e di grafici, sembrano relegare in secondo piano la disumanità della guerra.

Quando però gli stati, in questo caso la Colombia, diventano il luogo sul quale si scontrano poteri forti, che traggono dal commercio illegale della cocaina le proprie forme di sostentamento, e poteri politici, sostenuti e alimentati da forze economiche che non tengono in alcun conto la realtà sociale del paese, a meno che non rappresenti un bacino elettorale conveniente, lo scontro, a questo punto, si fa aspro, capace di disgregare la coscienza degli uomini coinvolti. La guerra diventa annientamento di sé, perdita della propria identità morale e culturale.

Grandi scrittori si sono cimentati in avvincenti romanzi nei quali le guerre sono spesso lo sfondo su cui si consumano grandi storie d’amore e di odio, tuttavia di fronte a quest’opera di Luca Giuman, Ho imparato ad uccidere a vent’anni. Una storia dalla Colombia (Città del sole edizioni, pag. 440, € 14,50), ci si può rendere conto di come esistano conflitti in terre lontane, di cui molto raramente si ha notizia, vissuti dai protagonisti sulla propria pelle e con grandi sofferenze.

Non è un saggio sulla guerra, infatti, ma un romanzo il cui incedere è quello di una narrazione avvincente, caratterizzata dal pathos intenso che il protagonista vive in prima persona.

Luca (Gianluca) Giuman, originario di Padova, porta in questo romanzo tutta la propria esperienza di consulente e di ricercatore delle Nazioni unite in America Latina dove, dapprima come volontario, poi come esperto, coordina progetti finanziati dall’Unione Europea. Per conto delle Nazioni unite egli è inserito in un importante progetto di sviluppo. La profonda conoscenza della realtà sudamericana, sostenuta da un atteggiamento realistico e, soprattutto, non convenzionale, si riflette in modo incisivo su tutta l’opera.

Il protagonista del romanzo e i numerosi personaggi che ne accompagnano la lenta e decisiva evoluzione sono ben lontani infatti dalle immagini folkloristiche che i media talora ci propongono.

 

Il protagonista

Sebastiàn è un giovane colombiano che «aveva cominciato a pescare sulla barca del nonno materno. […] Trovava la scuola noiosa e soffocante, mentre il golfo, a pochi passi, era fresco, brillante come le squame di un barracuda, vivace e pieno di avventure». Diventato adulto, aveva sposato Gloria, la Flaca, dalla quale aspettava una bambina. La vita per Sebastiàn si prospetta serena fino a quando le Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane) uccidono la moglie e inducono il giovane a un cambiamento radicale che lo porterà lontano, per mentalità e ambiente, dal mondo di pescatori nel quale era nato e cresciuto. Agli obiettivi della lotta armata, che vuole imporre con forza e ferocia cambiamenti e riforme in senso socialista alla popolazione colombiana, si oppone un movimento paramilitare chiamato Accu (Autodifesa contadina di Cordoba e Urabà): a quest’ultimo aderisce un Sebastiàn stordito dalla tragedia personale e da una specie di imperativo morale oltre che da un comando militare che provvede al reclutamento anche forzoso di giovani che si oppongono alle Farc.

Inizia per il protagonista un lungo viaggio attraverso il mutevole paesaggio colombiano, descritto con sofferta efficacia narrativa, che riflette i dolorosi cambiamenti, le emozioni contrastanti, le battaglie interiori di un giovane uomo, consapevole di avere abbandonato per sempre i rassicuranti e familiari spazi aperti del mare per addentrarsi nel mondo imprevedibile e insidioso delle foreste, delle radure, delle montagne. Sebastiàn aveva imparato a conoscere, a rispettare e a ubbidire alle leggi della natura; ora deve ubbidire agli ordini di uomini che decretano la vita e la morte dei loro simili. Ammazza per non essere ammazzato; la prima uccisione, terribile e sconvolgente, lo mette di fronte alla necessità di apprendere «un mestiere amaro e complicato». È, in fondo, la storia della Colombia, nella quale la guerriglia contrappone abitanti dello stesso paese; il confine della legalità è quanto di più precario si possa immaginare, soprattutto per il coinvolgimento di interessi economici enormi che non tengono in alcun conto l’esistenza della persona.

Accanto a Sebastiàn troviamo numerosi personaggi, per i quali la lotta armata è la sola alternativa in un paese in cui le organizzazioni paramilitari non di rado coniugano l’ideologia con il potere economico e politico. La cultura dell’uomo sembra dimenticata anche dallo stato, il grande assente.

El Palaò, per esempio, feroce e determinato, combatte per avere denaro e donne, non esita a violare il silenzio delle case e a sparare. Obbliga Sebastiàn ad uccidere − è la sua prima volta − un ragazzino forse colpevole di aver rubato un televisore. Dolorose sono le riflessioni di Sebastiàn che vanno dal «Maledetto ragazzino. Dovevi proprio rubare […] Che c… hai portato via dalla casa? Qualsiasi cosa era, non ne valeva la pena. Loro vogliono una dimostrazione, capisci?» al «Maledetta autodefendas. Maledetto me e il giorno in cui ho dato ascolto a quel sergente. Cinque anni; ancora quattro me ne mancano. Non ho nemmeno terminato il primo e ormai non sono più io […] Se solo Gloria potesse essere qui. Lei mi prenderebbe la testa tra le mani e io non sentirei più quelle grida». Ma Gloria non c’è: è morta per mano delle Farc. Le autodefendas si oppongono ai guerriglieri, ma la ferocia che ne contraddistingue gli esponenti è analoga: ci sono i «mozzateste» perché «a volte è una buona cosa essere temuti». In questo clima avviene l’evoluzione di Sebastiàn anche se egli avverte sempre più un forte disagio interiore e la nostalgia del grande mare aperto si contrappone al verde delle foreste. Egli ha percorso e ha imparato a conoscere il territorio mutevole e complesso di un paese attraverso una «guerra sporca fatta di omicidi selettivi e massacri» a causa della quale intere famiglie sono costrette ad abbandonare, come Sebastiàn, i luoghi in cui erano nate.

 

I luoghi

La Colombia è un paese bellissimo e selvaggio: Luca Giuman, attraverso le parole di Sebastiàn, ne fa una descrizione straordinaria, soprattutto perché quanto più la guerra è aspra e disumana, tanto più quei luoghi suggeriscono aggettivi dedicati a una natura maestosa, imponente e rigogliosa. Nel corso del romanzo si rincorrono infatti espressioni ricche di suggestione e di sensibilità:«Il sole ciondolava rosso granata»; «Gli alberelli erano fioriti con colori rosa e viola tenue»; «c’era un lago dalla sagoma simile a quella di una tavolozza di pittore, attorniato da alberi dalla chioma a forma di nuvola».

È con l’immagine del mare «calmo e del cielo limpido, denso di stelle che scintillano con luce intermittente» che si conclude il lungo viaggio di Sebastiàn attraverso la Colombia, paese antico e straordinario sul quale, scrive Luca Giuman, «il sole sorge sempre, anche se le nuvole lo ricoprono, non esiste tristezza che lo riesca a svilire. La sua luce è più forte, la vita è sempre più forte».

 

Vilma Formigoni

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 52, dicembre 2011)

Redazione:
Monica Briatico, Lidia Palmieri, Pamela Quintieri
Collaboratori di redazione:
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Marika Balzano, Claudia Barbarino, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Maria Assunta Carlucci, Camilla Manuela Caruso, Alberto Cazzoli, Cinzia Ceriani, Guglielmo Colombero, Patrizio D'Amico, Monica De Francesco, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Manuela Gatta, Barbara Gimigliano, Francesca Ielpo, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Daniela Malagnino, Stefania Marchitelli, Paola Mazza, Maria Chiara Mazzillo, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Giusy Patera, Anna Picci, Serena Poppi, Giuseppe Pulvirenti, Cinzia Randazzo, Mariastella Rango, Francesca Rinaldi, Alessia Rocco, Luciana Rossi, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Adele Spadafora, Roberta Tiberia, Laura Tullio, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Curatori di rubrica:
Francesco Mattia Arcuri, Giulia De Concilio, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Mariacristiana Guglielmelli, Mària Ivano, Antonella Loffredo, Rosina Madotta, Valentina Pagano, Pamela Quintieri, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT