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A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Sos Più libri più liberi:
a rischio la fiera romana.
Contro i tagli alla cultura
le firme di editori e lettori
di Francesca Ielpo
Il decennale appuntamento nella capitale con la piccola e media editoria
nel mirino della crisi: vittime i lavoratori, i consumatori e… la libertà!
Crisi economica vorrà dire anche crisi culturale? La risposta è certamente affermativa.
In Italia sembra che la cultura abbia un prezzo non più sostenibile e si prosegua nell’incessante eliminazione di eventi e manifestazioni atti a promuovere il gusto e il piacere della conoscenza, della cultura, dell’informazione, ridotti sempre più da diritto umano e civile a bene accessorio: un optional, nella nostra società, e neanche tra i più incoraggiati. L’homo “sapiens” dovrà dunque diventare la prossima specie in via di estinzione?
Si inserisce in questo (triste) quadro la notizia che la Regione Lazio e Roma Capitale, già prestigiosi sponsor della manifestazione, hanno deciso di non sostenere economicamente quest’anno Più libri più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria prevista a Roma dal 7 all’11 dicembre 2011, a causa dei gravosi tagli di bilancio.
Grazie all’Aie a dicembre 2011 la fiera si farà. Sarà l’ultima?
Ancora per quest’anno, tuttavia, al Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma (come di consueto), l’evento, arrivato alla decima edizione, si svolgerà.
Merito dell’Aie (Associazione italiana editori) che, pur di non compromettere lo svolgimento culturalmente vitale della fiera libraria a Roma, in attesa di soluzioni più efficaci e stabili (impossibili da attuare ora, visti i tempi ristretti), ha deciso di farsi carico del disavanzo di bilancio che la manifestazione comporterà.
Una decisione coraggiosa, degna di gruppi sociali che sanno assumersi la responsabilità di incidere e di agire, anche in contrasto a pianificazioni nazionali, o regionali, pur di salvaguardare il valido, minuzioso e accurato lavoro di centinaia di editori.
Nell’email, firmata dal Presidente Aie, Marco Polillo, e dal Presidente del Gruppo piccoli editori, Enrico Iacometti, e inviata lo scorso 8 novembre a tutte le case editrici partecipanti alla fiera, si legge: «Da parte nostra comprendiamo perfettamente la situazione di crisi, ma pensiamo anche che una attenta valutazione delle priorità avrebbe permesso di trovare situazioni di emergenza da parte delle amministrazioni locali, evitando di abbandonare totalmente Più libri più liberi a meno di due mesi dall’apertura della manifestazione.
Chiaramente non molliamo: il lavoro di pressione nei confronti delle Istituzioni per indurle a ritornare sulle proprie decisioni continua e continuerà nelle prossime settimane».
Questione di priorità, dunque. Un evento “scomodo”, forse, quello che dà voce alla pluralità dei piccoli e medi editori e alla loro produzione?
Alla ricerca di una soluzione concreta, due lettere e una firma
Se decisioni come la “chiusura” della fiera, frutto di una politica poco attenta alle esigenze sia primarie che secondarie dei cittadini non si riescono a evitare e se finiscono per colpire sia pure una minima fetta di individui e, soprattutto, come in questo caso, imprenditori e lavoratori, si deve almeno cercare di evitare che entrino in vigore. O, se fosse troppo tardi, bisogna appellarsi e rivendicare il diritto a uno spazio in cui potersi esprimere e poter agire secondo le proprie migliori potenzialità.
Perciò, l’Aie e il Gruppo piccoli editori, di fronte alla negazione verso i piccoli e medi editori di uno spazio in cui esporre la loro produzione, ha redatto due lettere, i cui destinatari sono – rispettivamente – il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.
Vi si chiede: «Uno stanziamento di contributi utili a garantire il regolare svolgimento di Più libri sia per quest’anno che per quelli a venire».
Richiesta legittimata dall’importanza, culturale ed economica, che la fiera, riveste: «È un appuntamento che ogni anno a dicembre, da dieci anni, corona la fatica e l’impegno di 12 mesi di lavoro di tante piccole e medie imprese del mondo editoriale, offrendo una vetrina privilegiata che consente agli editori di incontrare il grande pubblico.
Per alcuni di noi si tratta di un’occasione unica per poter presentare i propri libri e per farsi conoscere dal pubblico, considerando la difficoltà di essere presenti nelle librerie e quindi di ottenere una visibilità che per le grandi Case editrici è scontata, mentre per noi è una conquista. La scelta di Roma come sede della manifestazione non fu casuale: qui infatti hanno sede il maggior numero di Case editrici indipendenti che con la loro vitalità accrescono il pluralismo culturale nel nostro Paese».
Una richiesta legittimata anche dal successo di pubblico e di iniziative che premia la fiera, come si ricorda ancora nella lettera: «Ogni anno più di 50 mila visitatori riempiono le sale del Palazzo dei Congressi dell’Eur per sfogliare i libri di 400 Case editrici, incontrare i propri autori preferiti, dibattere sulle tematiche proprie del settore editoriale».
La parola alle istituzioni
Ora sta a Roma Capitale e alla Regione Lazio la volontà di riflettere e di retrocedere a passo di gambero su decisioni poco rispettose dei presupposti lavorativi dell’editoria indipendente, garante di una produzione culturale spesso ancor più varia o approfondita di quella delle case editrici maggiori, ma non dotate, per scelta o per esigenze economiche, di un’adeguata vetrina commerciale, quale Più libri è, occasione di confronto/ incontro con i lettori, i veri protagonisti di tutto ciò.
Più libri più liberi: un’equazione che è anche una sfida
Da una parte, le case editrici pronte a sottoscrivere le due lettere.
Dall’altra, i lettori a cui, presto, sarà data la possibilità di firmare un analogo appello sul web (in tal senso, quando verrà aperta la sottoscrizione pubblica, ne daremo notizia).
In posizioni diverse ma uniti da un comune obiettivo, per andare oltre la barricata che cerca, improvvisamente, di offuscare e negare differenti realtà culturali.
In qualità di professionisti del mestiere, di lettori, nonché di cittadini consapevoli dei limiti della politica e dei suoi effetti, anche la Bottega editoriale – affezionata da anni alla manifestazione – non può che firmare e, per quanto possibile, diffondere questa amara notizia.
Più libri più liberi, recita l’acuto slogan della fiera: a questo punto, speriamo di non ritrovarci sempre meno liberi in un paese, con meno libri, meno informazione, meno cultura… e meno diritti del dovuto.
Francesca Ielpo
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 51, novembre 2011)