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Politica ed Economia (a cura di Antonella Loffredo) . Anno V, n. 48, agosto 2011

Zoom immagine Tra oneri
e passioni

di Maria Chiara Mazzillo
Un romanzo rivela
una vita al servizio
dello stato. Laruffa


Ripercorrere le tappe più importanti di un’esistenza, evidenziando le difficoltà che comporta una vita al servizio dello stato, a volte non adeguatamente tutelata; prendere atto della delicatezza dei compiti svolti e gioire delle soddisfazioni che essi procurano: questi i punti cardine del lavoro di un poliziotto. «Questo libro è la mia storia, uno spaccato di vita reale, un vissuto nudo e crudo di vicende professionali che si sono intrecciate inesorabilmente con quelle private», con queste parole Francesco Saverio Di Lorenzo introduce il suo romanzo d’esordio Una vita in prestito. Come Dia comanda (Laruffa editore, pp. 176, € 10,00).

Nato in un piccolo paese della Calabria, Di Lorenzo, su suggerimento dei familiari, nel 1974 lascia la sua terra alla volta di Roma con una speranza: quella di intraprendere il mestiere del poliziotto, che gli permetterà di migliorare la situazione economica della sua famiglia, divenuta difficile in seguito alla morte del padre. Nella capitale l’autore realizza il suo progetto e si appassiona a quella professione che in principio gli altri avevano scelto in sua vece; dimostra grande valore e raggiunge gradi sempre più elevati: da poliziotto diventa ispettore, per poi entrare nella Dia, Direzione investigativa antimafia, presso la quale ancora presta servizio.

Una vita in prestito è un racconto fluido e chiaro, scritto in un linguaggio comprensibile a tutti e attraverso il quale Di Lorenzo coinvolge il lettore fin dall’inizio.

 

L’amore per la giustizia nonostante le disillusioni

Nel corso dei diciannove capitoli che compongono il libro, l’autore riporta una serie di episodi significativi della sua vita professionale e privata, essendo quest’ultima fortemente dipendente e segnata dalla prima, per chi, come lui, è al servizio dell’arma. Dalla narrazione affiora che, nonostante le difficoltà in cui è destinato ad imbattersi un poliziotto, non solo legate al compito di riportare l’ordine in situazioni difficili, ma scaturite anche da contesti istituzionali purtroppo non sempre trasparenti, il senso del dovere e l’amore per la giustizia hanno sempre contraddistinto le decisioni e i comportamenti di Di Lorenzo. Questi, entrato con ottimismo ed entusiasmo nella Polizia di stato, vede gradualmente svanire le sue illusioni, a partire dalle delusioni che gli procura l’amministrazione da cui dipende, quando i suoi meriti non gli vengono riconosciuti e i suoi superiori, piuttosto che dare un esempio di lealtà, si rendono protagonisti di atti meschini e crudeli; o, ancora, quando si vede oltrepassato da chi ha meno titoli di lui, ma possiede la giusta protezione e le amicizie opportune. Anche il rapporto con i cittadini è, per l’autore, spesso motivo di sconforto; quello che gli appare inizialmente come un luogo comune si rivela una realtà: coloro che salvaguardano l’ordine, che difendono la giustizia, anche a costo della propria vita, non sono ben visti da tutti ma, paradossalmente, in alcuni quartieri, sono disprezzati e guardati con fastidio dalla gente che volgarmente li definisce “guardie”.

Tuttavia l’amore per la legalità e per il bene non vengono mai meno in Di Lorenzo che trova proprio in questi valori la forza necessaria per andare avanti anche nelle situazioni più problematiche, come quando è costretto ad operare con strumenti o in locali per niente adatti, o anche quando la dedizione totale per il proprio impiego mette a dura prova, fino a condurlo al fallimento, il suo matrimonio.

 

Le gratificazioni di una vita per lo stato

Il senso del dovere è anche ciò che procura, però, grandi soddisfazioni, soprattutto quando si scopre che i propri sforzi non sono stati vani. Ne è un esempio l’abbraccio che Di Lorenzo riceve da un uomo sorpreso anni addietro in flagranza di reato: è il gesto colmo di gratitudine di chi, scosso dalla severità del poliziotto, ha riflettuto sui propri errori tornando sulla retta via.

Il libro offre anche una riflessione sulla dicotomia bene-male, perché se è vero che il lavoro in polizia fa sì che l’autore venga a contatto con le più diverse sfaccettature del male, è anche vero che gli dà la possibilità di incontrare degli uomini leali, veri, persone autentiche, come Callisto, Pinelli, Sandro, che con la loro semplicità, onestà, ironia, regalano alla sua esistenza carica di angosce e responsabilità, preziosi momenti di sollievo, conforto, solidarietà.

 

La lotta contro la mafia dalla parte della Dia

Il racconto si svolge in modo avvincente e scorrevole in particolar modo dopo l’ingresso, inaspettato e gratificante, di Di Lorenzo nella Dia, con la descrizione della vita complessa e aleatoria propria di chi si muove in quella realtà: la rinuncia alla normalità per una quantità notevole di incarichi pesanti e pericolosi al servizio dello stato, gli incontri in carcere con mafiosi, responsabili di delitti di sangue, l’eroismo di chi ha la forza di affrontarli e di tentarne la conversione, rischiando terribili scontri, con la speranza di un’efficace collaborazione con la giustizia.

A rendere suggestiva la storia anche un personaggio femminile, Monia, donna del mafioso Falippo, affascinante e scaltra, la quale si innamora di Di Lorenzo stesso e alle cui tentazioni questi sembra voler cedere, lasciando il lettore fino alla fine con il fiato sospeso.

La strenua lotta per adempiere ai propri doveri e la grande umanità che caratterizzano la vita del poliziotto sono le costanti del racconto e gli insegnamenti che questi sembra volerci dare. Dalla lettura del testo, infatti, sebbene sia palese il fatto che Di Lorenzo abbia inteso la sua esistenza come una “vita in prestito” nel corso della quale solo con molta fatica ha ottenuto risultati importanti, risulta altrettanto chiaro che, grazie ad una spiccata sensibilità, egli sia riuscito a non smarrire quei valori che, essi soli, riempiono di senso la vita e garantiscono un mondo migliore: l’umiltà, il rispetto per gli altri, nonché per la dignità dell’essere umano, a prescindere dalla veste che questi indossa, che sia quella del poliziotto o del delinquente.

 

Maria Chiara Mazzillo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 48, agosto 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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