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Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 48, agosto 2011
Quando l’abbandono
diventa ricerca di sé
e creazione d’amore
di Carla Campana
Con CambiaMenti editore un romanzo
giallo in inedita chiave psico-sociale
Le lacrime di cristallo sono quelle che graffiano gli occhi e mescolandosi al sangue scendono lungo il volto per un dolore forte, come «…l’abbandono ingiustificato che lacera il cuore e devia per sempre il percorso naturale della vita». Personalità dalle numerose sfaccettature, il giornalista bolognese Mario Pinzi tra il 2005 e il 2007 ha firmato per CambiaMenti due thriller di successo: L’Editore e Il Gioco della Morte, ed ora torna a riproporre i temi a lui più cari, già noti al suo nutrito parterre di lettori, con un nuovo giallo dal ritmo serrato.
Un thriller che preferisce alla suspense e alle ben collaudate tecniche investigative, la critica sociale e l’introspezione psicologica, «…ma il destino è la penna che scrive la nostra vita e non siamo tenuti a sapere cosa ha pensato per il nostro futuro».
L’infanzia che condiziona tutta la vita
In Lacrime di cristallo (edizioni CambiaMenti, pp. 448, € 20,00), per uno strano scherzo del destino, il protagonista Roberto viene abbandonato, ancora neonato dalla madre adolescente, in una chiesa di Milano e la sua vita, seppur inconsapevolmente sarà segnata da continui abbandoni femminili, tradimenti e lacrime che egli cercherà di riscattare con il suo innato senso di giustizia. Questo atteggiamento lo porterà da un lato a combattere il sistema, questo Moloch che impone i sacrifici di tutti per difendere i deboli, ma dall’altro lo guiderà alla conquista quasi ossessiva del potere. Un potere osannato come pietra filosofale dell’invulnerabilità.
Roberto, infine, dovrà capire sulla propria pelle che nessuno sfugge al proprio destino, al proprio demone. Il racconto tocca vicende appassionanti che hanno per cornice capitali del mondo e quarant’anni di storia: dalla fine della seconda guerra mondiale, al caso Rizzoli, all’omicidio Kennedy e perfino alla realtà devastante dell’apartheid sudafricana. Ne viene fuori un quadro cinico di una società che ci tiene tutti “sudditi” inconsapevoli, burattini nelle mani di quei signori che con il potere dei soldi sottraggono all’individuo le sue risorse migliori, schiacciano i più deboli impedendo loro qualsiasi forma di riscatto. La tecnica narrativa rende il ritmo del romanzo serrato ed avvolgente.
Dopo la presentazione delle donne più importanti della sua vita nell’anno della sua nascita, troviamo un Roberto quarantenne ricco e potente, con parecchi nemici che vorrebbero mettere fine alla sua esistenza. Con questa consapevolezza, come in un flashback, Roberto affida la lettura del romanzo autobiografico proprio alla donna che lo ha abbandonato in fasce costringendolo a sfuggire per tutta la vita dal demone dell’abbandono. Questo rende la lettura fitta e coinvolgente, in un continuo salto temporale, obbligando il lettore a mantenere l’attenzione viva fino alle ultime pagine dove lo aspetta un epilogo commovente e allo stesso tempo imprevedibile. Dalla penna dell’autore, intinta nel giallo, esce un ritratto profondo del mondo finanziario e la denuncia di un sistema che vive di soprusi e di ipocrisia. L’autore, giornalista e profondo conoscitore del mondo economico, entra nel dettaglio di alcuni meccanismi ben oliati ma sconosciuti ai più, che muovono le fila di complotti e di organizzazioni internazionali al servizio del dio denaro. L’autore denuncia anche l’uso mercificatorio che le donne fanno di se stesse, per asservire quello stesso potere che le rende schiave, in un circolo vizioso inarrestabile.
«Ebbene, il fatto è che a voi donne piace comandare: un vezzo atavico che avete dentro di voi, perché un tempo eravate delle regine, e il desiderio di dominarci non vi ha mai abbandonato. […] Abili come siete, avete sfruttato il sesso e la bellezza per dominarci, e non avete fatto fatica […] Guarda
Tutt’altro che misogino, il protagonista, nonostante l’abbandono della madre naturale lo abbia segnato in maniera indelebile, vorrebbe per le donne della sua vita il riscatto, vorrebbe che si abbandonassero all’amore, l’unica ancora di salvezza. Eppure le donne che Roberto incontrerà nella sua travagliata esistenza non capiranno i suoi moniti, non vedranno che… «se nel cuore non hai amore… non hai sogni, non hai storia, non hai nulla», e lo tradiranno di nuovo, lo lasceranno o gli faranno provare anche come si può sgretolare un’amicizia. Tutto il libro tende a svegliare la coscienza del lettore su quello che ognuno di noi può fare per migliorare questa società così intenta ad autofagocitarsi, nella ricerca ossessiva ed infinita di un accumulo di potere e denaro.
«Quello che stava accadendo a livello planetario non era altro che il riflesso su larga scala delle strategie attuate tanto tempo prima dalla donna per la conquista del potere: una lotta senza vincitori e senza una fine, che stava portandoci sull’orlo del baratro e forse ci avrebbe spinti oltre, giù, verso l’autodistruzione».
Il mistero della vita
L’autore invita a riflettere su quel mistero senza fine che è la vita e che vale la pena di essere vissuta fino in fondo «…la lettura è una strada che può portare alla verità, e, a volte, a cose o persone scomparse; a un amore perduto; a qualcuno che sa e che può aiutarti a trovare quello che cerchi».
La continua ed inesorabile ricerca del vero amore, l’immenso potere liberatorio dell’amicizia fino all’imprescindibile rapporto vita – morte permeano ogni parola ed azione di Roberto, il protagonista, «…la vita cammina insieme alla morte e prima o poi le cede il passo. Perciò, ragazzo mio, se la conosci sopporterai meglio le avversità dell’esistenza e capirai quanto è importante affrontarla con chi può capirti».
L’autore, insomma, ci regala un grande romanzo, coinvolgente, intrigante e di grande impatto psicologico al quale aggiunge una splendida iniziativa benefica: i diritti spettanti all’autore saranno devoluti all’acquisto di un cane lupo addestrato per una ragazza non vedente: un motivo in più per comprare il libro.
«Cos’ è in fondo la vita, se uno non si illude d’essere nel giusto?»
Carla Campana
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 48, agosto 2011)
Lidia Palmieri, Pamela Quintieri
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Marika Balzano, Claudia Barbarino, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Valentina Cangemi, Maria Assunta Carlucci, Camilla Manuela Caruso, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Irene Crea, Monica De Francesco, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Manuela Gatta, Barbara Gimigliano, Eliana Grande, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Daniela Malagnino, Stefania Marchitelli, Paola Mazza, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Anna Picci, Serena Poppi, Giuseppe Pulvirenti, Cinzia Randazzo, Mariastella Rango, Alessia Rocco, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Adele Spadafora, Pasquina Tassone, Roberta Tiberia, Laura Tullio, Monica Viganò, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Francesco Mattia Arcuri, Giulia De Concilio, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Antonella Loffredo, Rosina Madotta, Valentina Pagano, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti, Alba Terranova