Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.
Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 47, luglio 2011
Raccontare la propria famiglia,
che lascia in eredità come fede
la sua cultura e le sue tradizioni
di Anna Picci
Da Wip edizioni un libro autobiografico
che propone spunti per varie riflessioni
Ereditare può assumere diversi significati che si discostano dal senso del mero ricevere qualcosa di materiale. I genitori, morendo, lasciano il passato, la propria storia, l’esempio della loro vita ai figli, attenti a recepire e recuperare tali lasciti. Raccontando episodi della propria esistenza e di quella dei componenti della sua famiglia, Felicetta Mazza compie un viaggio nelle memorie, nella storia, nei luoghi del suo passato. Questo è ciò che narra l’autrice nel suo ultimo lavoro intitolato Eredità di fede. Un altalenante déjà vu tra realtà e ricordi (Wip edizioni, pp. 158, € 15,00). La scrittrice, già autrice di diversi testi poetici e vincitrice dei premi letterari “Nicola Martucci” e “Osservatorio”, sperimenta in questo ultimo lavoro la forma narrativa. A volte tra le lacrime, altre volte con un sorriso malinconico o con la spensieratezza dell’infanzia, Mazza ci conduce per le strade del piccolo borgo marinaro pugliese in cui è nata, Mola di Bari, nei boschi abitati dai lupi della Sila delle vacanze estive o nei letti d’ospedale di una clinica francese, alla ricerca di una cura impossibile per la malattia del padre tanto amato. I canti dell’infanzia, le usanze della famiglia, le storie della povera gente del borgo pugliese, la variopinta umanità di un’epoca che sembra lontanissima dal nostro presente rivivono in questo libro e ci lasciano assaporare il gusto di un tempo passato, di cui non si ha conoscenza diretta o di cui si è sentito parlare attraverso le narrazioni di genitori e nonni.
I ricordi si susseguono senza un ordine preciso, rincorrendo i moti del cuore di chi scrive e lasciano al lettore una sensazione di partecipe coinvolgimento emotivo.
Contaminazioni poetiche
Il déjà vu di cui si parla nel sottotitolo, nasce durante la lunga assistenza che l’autrice svolge al capezzale del padre in agonia dopo una dura malattia che porterà all’inevitabile morte. Momento di profondo dolore, ma anche di commozione, al ricordo di quello che l’uomo ha rappresentato nella propria vita e di ciò che la famiglia ha lasciato come ricordo e come impronta per la sua discendenza, il vagare della mente – tra ricordi personali e racconti ascoltati – dà vita a una sorta di viaggio tra sogno e veglia, in cui l’autrice si lascia andare alla narrazione degli eventi della sua esistenza e di quella dei genitori durante i difficili anni della Seconda guerra mondiale: le difficoltà del ritorno dal fronte, il ritrovarsi delle famiglie disgregate dalla guerra, la povertà, l’Italia da ricostruire, gli affetti da ritrovare, le vite da rimettere in piedi dopo perdite materiali e morali immensamente dolorose, il ritorno alla normalità, il matrimonio e i figli, le amicizie, il lavoro.
Vari episodi, personaggi eterogenei e luoghi diversi si alternano nelle pagine, lasciando il ricordo di una vita felice, genuina, amorevole che ha lasciato in dono quella che Mazza definisce «eredità di fede», cioè quell’insieme di usanze, credenze, abitudini, corrispondenze affettive che ogni genitore tramanda ai propri figli, i quali, a loro volta, le faranno proprie e si impegneranno a trasmetterle alle generazioni a venire in modo spontaneo. Naturalmente i tempi cambiano, le dinamiche familiari pure, ma i valori restano immutati e l’amore ricevuto sarà donato e ricambiato largamente e il seme gettato da un genitore germoglierà nei figli e, successivamente, nei nipoti.
Originalità della struttura narrativa
L’impianto narrativo di questo libro lascia ampio spazio ai momenti poetici che contraddistinguono lo stile scrittorio di una persona abituata a esprimersi in versi, difatti i capitoli sono corredati di poesie, a volte inedite, altre, invece, scelte dalle raccolte già pubblicate, scelte appositamente per semplificare ciò che è stato raccontato e cariche di forti incanti emotivi. Inoltre una sezione è dedicata alla raccolta di brevi racconti che nascono dalla suggestione di alcuni momenti di vita particolari, ad esempio Aspettando la befana, nel quale Mazza racconta, con gli occhi della bambina che è stata, il momento di attesa della visita della befana nella notte del sei gennaio; oppure Il pianoforte, in cui si narra della dolce fanciulla, amica di famiglia, che suonava per ore lo strumento creando una sorta di magia intorno a sé dalla quale la scrittrice veniva piacevolmente rapita; o ancora Necessità di comunicare, racconto in cui si affronta una sorta di breve storia evolutiva dei mezzi di comunicazione.
Ciò rende originale e scorrevole il testo, creando, inoltre, uno stacco tra il narrato del reale e la fantasia del poetico. Non uno scritto propriamente biografico, nemmeno solo poetico, ma un connubio tra i due modelli, quasi a seguire un disegno fantasioso tra le immagini del proprio passato, scelte a caso dalla mente.
Il coinvolgimento emotivo nasce anche dalla scelta della scrittrice di corredare il testo di immagini private, fotografie di quei personaggi dei quali si stanno leggendo momenti di vita. Ecco quindi spuntare i visi severi dei nonni o le allegre espressioni di giovani zii e nipoti, e anche la riproduzione di documenti che attestano il processo subito dal padre ai tempi della guerra.
Rimembrare il lontano porta a trarre delle conclusioni importanti, a fare un bilancio di quello che è stato e di quello che si vuole lasciare come impronta, come eredità spirituale ed emozionale. Eredità di fede è, dunque, riconoscere le cose importanti della vita, capire che la felicità risiede in quello che si serba nell’anima e si trasmette di generazione in generazione alla maniera di un atto d’amore.
Come dice la stessa autrice nella Prefazione al testo: «L’eredità, come dono spirituale, è tutto ciò che ci lega al passato, ogni retaggio, ogni emozione, ogni tradizione che come geni fanno parte della nostra fisicità».
Anna Picci
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 47, luglio 2011)
Lidia Palmieri, Alessandro Randone
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Simona Antonelli, Marika Balzano, Claudia Barbarino, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Valentina Cangemi, Maria Assunta Carlucci, Camilla Manuela Caruso, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Irene Crea, Monica De Francesco, Veronica Di Gregorio Zitella, Maria Rosaria Ferrara, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Federica Franco, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Manuela Gatta, Barbara Gimigliano, Eliana Grande, Giuseppe Licandro, Jacqueline Maggio, Daniela Malagnino, Stefania Marchitelli, Francesca Martino, Paola Mazza, Annalina Mesina, Sonia Miceli, Francesca Miletta, Elena Montemaggi, Sara Moretti, Valentina Pagano, Lara Parisella, Giuseppina Pascuzzo, Anna Picci, Serena Poppi, Giuseppe Pulvirenti, Cinzia Randazzo, Mariastella Rango, Alessia Rocco, Pasquale Romano, Maria Saporito, Annalisa Scifo, Adele Spadafora, Pasquina Tassone, Alba Terranova, Roberta Tiberia, Laura Tullio, Monica Viganò, Andrea Vulpitta, Antonietta Zaccaro, Carmine Zaccaro
Francesco Mattia Arcuri, Giulia De Concilio, Maria Grazia Franzè, Angela Galloro, Antonella Loffredo, Rosina Madotta, Valentina Pagano, Pamela Quintieri, Alessandro Randone, Francesca Rinaldi, Cecilia Rutigliano, Fulvia Scopelliti