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Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 47, luglio 2011
Emancipare
l’individuo
di Roberta Tiberia
Un saggio contro
falsi miti sociali
da Cambiamenti
È opinione diffusa che la nostra società sia una macchina che soggiace a forze di vita e di morte operanti dall’esterno. Questo assunto ha prodotto la certezza – da parte degli abitanti “del sistema” – dell’impossibilità di qualsiasi cambiamento, innestando così un processo secondo il quale i fattori del progresso e della crescita sociale sono indipendenti dalla volontà di ciascun individuo. Andrea Di Furia, giornalista e scrittore emiliano, ci spiega invece quanto questa teoria sia infondata, e quanto essa funga da ostacolo al miglioramento della condizione sociale.
Forze anaboliche e cataboliche
Secondo Di Furia la nostra società è un organismo al cui interno operano forze anaboliche di crescita evolutiva e forze cataboliche di invecchiamento involutivo. Partendo da questo assunto fondamentale, in Sudditi e schiavi consapevoli, manuale di sopravvivenza sociale (Edizioni Cambiamenti, pp. 46, € 15,00) lo scrittore teorizza la soluzione per guarire dalla paura e dalla disillusione che, nutrendo da tempo il tessuto sociale, ne hanno provocato l’inevitabile degenerazione.
Conoscere la società
Uscire dall’impasse è possibile solo se si ha la consapevolezza di come funzioni la società moderna, costituita innanzitutto da tre aree ben distinte: spirituale-culturale; giuridico-politica; economica. Soltanto dalla sinergia che deve necessariamente scaturire dal rapporto fra le tre aree sociali è possibile costruire una società equilibrata che non scateni nei cittadini paura e impotenza, disillusione e paralisi.
Legge dell’unitarietà e slittamento laterale degenerativo
In che modo le tre aree che compongono la società si rapportano l’una all’altra? Di Furia ipotizza l’esistenza di due leggi, le cui azioni dobbiamo necessariamente conoscere affinché si verifichi il progresso sociale: la legge dell’unitarietà delle tre aree sociali e la legge dello slittamento laterale degenerativo.
Secondo il giornalista, la società è simile ad un orologio al cui interno è possibile riscontrare un duplice movimento polarmente opposto. Quello in senso “orario” che “spinge fuori” dall’area spirituale prima l’area giuridica e poi quella economica, e quello in senso “antiorario” che funge da “aspiratore” e che ingloba progressivamente ciascuna delle aree sociali, senza mantenerne la peculiarità. Questa forze sociali, che Di Furia chiama “di vita” e “di morte” portano rispettivamente alla legge dell’unitarietà delle tre aree sociali e alla legge dello slittamento laterale degenerativo che però, a causa della mancanza di una veste istituzionale atta a rappresentarle, passano inosservate ed hanno provocato – invece che l’armonica collaborazione delle tre aree sociali, che dovrebbero restare distinte – un adattamento a forme sociali preesistenti.
La conseguenza di tutto questo è che l’organismo sociale, il cui scopo primario sarebbe quello di realizzare il benessere di tutti i suoi membri, finisce per diventare la causa primaria del loro malessere.
Divisione tra aree sociali
Secondo l’autore il progresso della società è possibile soltanto se le tre aree sociali restano distinte. Particolari che si riferiscono ad una sola delle tre aree non devono essere riconducibili alle altre. Interessante è notare come Di Furia, per spiegare concretamente la sua originale teoria, faccia ricorso ad un breve excursus storico che, partendo dalla Rivoluzione Francese, approda allo Stato moderno, così come lo conosciamo noi. La Rivoluzione Francese aveva teorizzato adeguate strutture istituzionali e formali per ciascuna delle tre aree sociali, differenziandole qualitativamente. All’area culturale-spirituale veniva attribuito il carattere della Libertà, all’area statale-giuridica quello dell’Eguaglianza ed infine all’area economico-finanziaria spettava il carattere della Fraternità. La distinzione tra gli aspetti fondanti dell’organismo sociale aveva creato un sistema ideale in cui le differenze qualitative tra i vari aspetti della società non solo erano equilibrati ma, in quanto distinti, potevano garantire la sopravvivenza del tessuto collettivo. Purtroppo però gli ideali della Rivoluzione Francese sono stati progressivamente traditi. Dalla fine del XVIII secolo l’area economica ha finito per coincidere con lo Stato Nazionale ed il pensiero sociale, non avendo trovato una forma istituzionale che lo rispecchiasse, ha vestito la forma statale dell’area giuridico-politica.
Pensiero sociale e forme istituzionali
Attraverso esempi concreti tratti dalla storia delle civiltà, Di Furia riesce a dimostrare brillantemente che le deformazioni istituzionali si manifestano quando il pensiero sociale non riesce a trovare una forma istituzionale che lo rispecchi. Ancora oggi, analizzando il tessuto collettivo sarà possibile rilevarne una distorsione sostanziale verificatasi poiché la forma attuale dello Stato moderno coincide con l’idea di uno Stato democratico onnipervasivo che non prevede barriere tra le tre aree sociali.
Secondo l’autore l’edificazione delle barriere sociali è l’unico rimedio possibile per risanare l’organismo sociale. L’errore sta infatti nel voler far coincidere la società con una sola delle sue tre parti. Soltanto se ogni area sociale si muoverà autonomamente rispetto alle altre si avrà quella socio-diversità che spalancherà le porte del progresso.
Dopo Mail da Furbonia, attualità spiegate ai materialisti Di Furia si conferma ancora un acuto osservatore della società contemporanea. Quest’ultimo lavoro, che lui stesso definisce “un manuale di sopravvivenza sociale” ha però un valore aggiunto, perché oltre ad analizzare il modus operandi della nostra società, cerca anche di reindirizzarne il sentire comune per incanalarlo verso il benessere collettivo.
Roberta Tiberia
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 47, luglio 2011)
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