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Problemi e riflessioni (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno V, n. 46, giugno 2011

Zoom immagine Essere una trans,
racconti di vite
e storie solcate
da pregiudizi difficili

di Rosina Madotta
Da Falzea editore un libro-reportage:
realtà e idee oltre i luoghi comuni


Gli avvenimenti recenti del nostro paese hanno portato alla ribalta della cronaca il mondo delle trans, una realtà pressoché sconosciuta in precedenza, troppo spesso associata agli scandali politici – frutto della mentalità che caratterizza quella porzione di società morbosamente avvinghiata alle fantasie d’una sessualità deviata – e un parallelismo infamante, alla trasgressione e la prostituzione. Eppure in ogni persona transessuale si celano storie e sentimenti d’infinita drammaticità: esistenze nascoste nell’ombra, desideri costantemente repressi, sensazioni d’estraneità in un corpo sbagliato sin dalla nascita, negazione dei diritti civili. Una lettura superficiale potrebbe portare a giudizi affrettati e visioni retoriche di quelle che sono, invece, storie di vite segnate dal dolore, dall’emarginazione, dalla solitudine.

Lo sguardo “esterno” d’una donna tenta di restituire queste realtà, raccontandole senza pregiudizi, falsi pudori o luoghi comuni. Il punto di vista è quello della giornalista calabrese Isabella Marchiolo – già autrice del saggio Schermi dell’Utopia. Glossario dei calabresi nel cinema (Ariel), dell’antologia di racconti Comuni Immortali (Palomar) e del romanzo Un giorno come lei (Abramo) – che nel suo libro Ladymen. Una donna racconta le trans (Falzea editore, pp. 158, € 13,00) restituisce narrazioni e fatti, la quotidianità per le persone trans, in un’inchiesta quasi romanzata che racchiude testimonianze dirette, dati statistici e riflessioni personali.

 

Le signore-uomini

L’autrice, già nel Prologo, spiega l’intento della sua scrittura: «L’umanità. Era lì tutto quello che mi interessava quando ho deciso di scrivere questo libro. L’umanità è l’antidoto al veleno dei luoghi comuni. E ho pensato che sarebbe stato il collante di persone come le transessuali, che, fuori della comunanza forzata in un gruppo sociale minoritario, sono, come tutti gli individui, in gran parte antagoniste, sono poli d’energia che si respingono». Un’umanità, quindi, da riconoscere tra le pieghe di esistenze etichettate fin dagli albori con appellativi dispregiativi. In passato le chiamavano “ladymen”, “signore uomini”, “femminielli”, accostandole agli uomini vestiti da donne, oppure le confondevano con gli ermafroditi, con caratteristiche sia maschili che femminili. Anche ai nostri giorni la terminologia è spesso confusionaria ed errori di genere si notano dappertutto, si leggono sui giornali, si sentono in televisione e nelle conversazioni quotidiane. Eppure esiste una terminologia precisa, più medico-scientifica, al cui uso corretto le persone transessuali tengono in modo particolare e che Marchiolo definisce senza sottrarsi: «ci sono le Mtf (Male to Female), nate maschi e in transizione verso la femminilità, e i Ftm (Female to Male), le donne che mutano in uomini».

 

Storie di vita vissuta

La maggior parte delle transessuali è costretta – per vivere – a esercitare il mestiere più antico del mondo; solo una minima parte – affrontando una miriade di difficoltà e discriminazioni – ha un lavoro e una relazione sentimentale “normali”, ma come in ogni situazione in bilico tra due universi – quello eterosessuale e quello transessuale – si generalizza fino all’estremo e scaturisce quasi automaticamente l’equivalenza con la prostituzione. I luoghi comuni s’innestano su una realtà difficile cesellata da verità colorate di mille sfumature. A Marchiolo «non interessa fare la scienziata di esseri umani» ma è semplicemente una donna alla quale sono state consegnate delle vite, ognuna con una storia da raccontare.

La prima e più toccante è quella di Eva Bellucci, ventottenne figlia di un’emiliana e un calabrese, che, dopo molti anni trascorsi in Emilia Romagna, oggi vive e si prostituisce a Cosenza. In un articolo apparso su il Quotidiano della Calabria – dal quale è nata l’idea del libro – Eva s’era raccontata alla Marchiolo con sincerità e crudezza, senza mezzi termini. Alla giornalista aveva spiegato i meccanismi che regolano questo mondo nella cittadina calabrese: la malavita gestisce lo sfruttamento dei corpi venduti per un’ora d’amore e chi si ribella alle regole è vittima di minacce e persecuzioni. Uomini insospettabili, molte volte professionisti sposati, frequentano casa sua alla ricerca della trasgressione a tutti i costi, in un gioco di ruoli – per certi versi infido – dai bordi frastagliati e incerti. Eva vorrebbe fare tante cose. Una tra queste sarebbe operarsi per essere finalmente donna anche esteriormente, ma è un sogno di cui ha paura e che si nega: vuole morire così com’è nata, malgrado abbia raggiunto le fattezze femminili tramite le tempeste ormonali e la chirurgia estetica. Vorrebbe anche cambiare lavoro, le piacerebbe fare la parrucchiera o l’estetista ma in una società troppo benpensante (o forse finta benpensante?) per lei non c’è posto. In una società maschilista lei (ipocritamente) non esiste perché rappresenta un mondo del quale avere paura per esserne allo stesso tempo attratti. In una società femminista, invece, rappresenta la rivale dalla quale tenere lontani i propri mariti, fidanzati, compagni: molte ammettono, infatti, che potrebbero perdonare un tradimento con una donna, ma per gli uomini che tradiscono con una trans non c’è indulgenza!

 

Non solo prostituzione...

Marchiolo dona al lettore infiniti spunti di riflessione e moti di speranza, tramite i racconti disseminati e intrisi di solidarietà e integrazione. Con difficoltà, combattendo i mulini a vento rappresentati da pregiudizi, discriminazioni e trafile burocratiche per il cambio d’identità, molte trans, operate e non, hanno una vita lavorativa e una storia conclusa in positivo. Come Francesca Eugenia Busdraghi, presidente del gruppo “AzioneTrans” diventata donna a quarantatré anni, dopo l’operazione e una transizione durata due anni, e con una figlia che la chiama ancora “papà”. O come Daniele, che ha intrapreso il percorso inverso e da fanciulla è diventato uomo.

Esistono oggi tante principesse azzurre e tanti principi rosa...

L’amore umano è composto da variabili in continuo aumento, e secondo il giornalista Alessandro Cecchi Paone – che ha scritto la breve ma intensa Postfazione al testo – la sigla Glbt (sta per gay, lesbiche, bisessuali e transessuali) non basta più a racchiudere tutte le realtà, tutte le possibili declinazioni d’orientamento e d’identità sessuale: «Piccoli passi sono stati fatti per strappare la più assoluta delle solitudini al baratro dell’inciviltà. Questo libro ne fa compiere uno più importante verso l’obiettivo di una ritrovata e piena condivisa umanità».

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 46, giugno 2011)

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