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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Francesco di Paola:
un uomo forte e ostile
in un libro inconsueto
di Roberta Santoro
Un testo edito da Rubbettino evidenzia
la storia poco nota del santo calabrese
Non ci si accosta ad un libro completamente impreparati. Nelle pratiche di approccio vi sono delle precise regole che non sottostanno alla pura casualità di scelta. Nel momento in cui si decide di leggere un libro si sa sempre già qualcosa di questo, altrimenti non lo si guarderebbe neppure. In questo caso sono molte le circostanze, non fortuite, che ci hanno spinto a proporvi questo libro. Innanzitutto il titolo: Francesco di Paola. Il santo terribile come un leone (Rubbettino, pp. 113, € 8,00). Perché bene o male un po’ tutti conoscono la figura di questo santo calabrese. Secondariamente il nome di colui il quale l’ha scritto, e ci stiamo riferendo a Giovanni Sole, professore di Antropologia religiosa presso
Ma questa non è l’unica ragione che ci ha spinti a presentare questo libro, perché principalmente ciò che più ha destato la nostra attenzione è stato l’insolito appellativo che il professore ha dato al santo nel sottotitolo, terribile appunto, e che ci può suggerire già molto su ciò che ha contraddistinto la ricerca di Sole.
Francesco: l’uomo e il santo
L’autore ha voluto incentrare il suo studio più che sul santo Francesco, sull’uomo e sulla figura storica, anziché che su quella divina. L’uomo Francesco era tutt’altro che perfetto, aveva innumerevoli difetti terreni. Era sì buono e caritatevole, «ma non era contrario alla guerra, alle pene corporali, al carcere, alla pena di morte».
Sole nel suo libro cita un saggio di Nicola Misasi di fine Ottocento, che già allora scriveva del santo come di un uomo non completamente volto al perdono, poiché era solito punire severamente coloro i quali peccavano durante il giorno, andandoli a percuotere nel sonno col suo bastone.
I documenti che hanno permesso lo studio della vita del santo non sono stati, per lo scrittore, di facile aiuto. La maggior parte, infatti, fa cenno al suo ordine monastico e ai suoi miracoli, per cui non sono risultati molto attendibili dal punto di vista storico. Ma sicuramente appaiono utili per vedere come chierici e fedeli lo vedevano, poiché ci mostrano espressamente il loro punto di vista.
Altre fonti ci propongono il periodo in cui visse e operò Francesco di Paola e in particolare sono risultate utili quelle che riguardano il suo processo di canonizzazione. Tuttavia Sole ci avverte: «non dobbiamo pensare che il punto di vista di coloro che testimoniarono nel processo di canonizzazione fosse il punto di vista di gran parte della gente [...] le deposizioni […] mancano di spontaneità, sono ripetitive e stereotipate».
Per capire chi fosse davvero Francesco ci si deve calare nel suo tempo, capire i disagi che comportava vivere in quella determinata epoca, immedesimarsi nella quotidianità che egli viveva. È troppo facile sputare sentenze immersi negli agi che ci offre la nostra vita senza scrollarci da dosso questi e capire le vere difficoltà di sopravvivenza che caratterizzavano quegli anni.
E Sole fa proprio questo. Il secondo capitolo è infatti dedicato ad inquadrare la vita dell’epoca. I timori, le difficoltà degli anni che hanno preceduto e accompagnato la vita di Francesco. Questi periodi, appunto, sono caratterizzati da profondi sconvolgimenti politici, sociali, umani e naturali.
E Francesco di Paola in tutto ciò risultava come un’ancora di salvezza. Nonostante la sua figura incutesse un dovuto timore egli era un personaggio particolarmente carismatico che di fronte alla continua minaccia di morte proponeva nuovi ideali di solidarietà e di giustizia, che infondevano negli uomini una profonda speranza nel futuro.
Le false immagini iconografiche
Ciò che ha permesso una piacevole lettura di tale libro è stata la scorrevole scrittura con cui ci è stato presentato; inoltre, il linguaggio utilizzato dall’autore, particolarmente e piacevolmente enfatico, non può che lasciar trapelare una forte passione per questo studio.
Nell’immaginario collettivo Francesco di Paola è raffigurato come un uomo dimesso, umile, curvo sul suo bastone. E sicuramente l’iconografia non ci ha aiutato a bandire quest’immagine dalla nostra mente. Ebbene, come Sole tiene a farci sapere, non vi è nulla di più errato che considerare il santo come un uomo debole. Egli era tutt’altro che modesto e timido, era un uomo molto dinamico, d’animo forte, che nel giro di pochi anni riuscì a costruire i conventi di Paola, Spezzano della Sila e Corigliano. Un’impresa più che notevole soprattutto se si considerano le condizioni esistenziali dell’epoca.
La sua carità e bontà d’animo erano certamente esemplari, ma queste non erano accompagnate da una figura modesta ed indifesa. Egli era molto sicuro di se stesso, non temeva il giudizio degli altri, era un uomo fermo e deciso, disposto a portare a termine i suoi progetti anche fra diverse avversità.
È una pura ingenuità considerare Francesco di Paola come un uomo di origini umili dedito all’eremitismo; certo, essenziali nella sua vita sono state la fede e la preghiera, ma non si può dire che queste costituissero lo zoccolo duro della sua esistenza, ciò più che altro lo possiamo ricercare nella sua volontà di agire e nel suo attivismo incontrastato.
Forse è un’immagine scomoda quella che Sole ci propone del santo calabrese, un’immagine che pochi hanno osato dipingere, ma che di certo non è né volutamente pomposa, né fastidiosamente dimessa, è semplicemente quella che risulta incontrastata dai fatti.
Roberta Santoro
(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 4, dicembre 2007)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi