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Direttore editoriale: Giovanna Russo
Anno V, n. 46, giugno 2011
L’eros e il fato
in una favola
moderna
di Viviana Cimino
Da Città del sole il viaggio
interiore che l’uomo compie
alla ricerca del vero amore
Una storia forte e commovente, nella quale sentimenti semplici e genuini si intersecano in una trama fitta, e dove un unico destino va incontro a più vite. La passione ed il caso sono i due cardini intorno a cui si muove La voce del silenzio, romanzo della giovane ed esordiente scrittrice calabrese Sara De Bartolo. L’autrice, in una favola contemporanea, racconta il vero amore, sognato, desiderato, cercato per capirne il senso, per uscire dal buio che da sempre ha segnato la vita di Giuliano, un talentuoso direttore d’orchestra che l’amore lo inventa, prima di incontrarlo magicamente.
Il racconto (Città del sole, pp. 224, € 13,00), anche se travagliato ed estremamente intrecciato, è molto umano. La trama è avvincente, costringe il lettore a tenere il passo e a divorarne l’evolversi. Più semplicemente la scrittrice incuriosisce pagina dopo pagina i lettori, stimola la voglia di andare fino in fondo e di sapere come andrà a finire.
Quello che l’autrice ci propone è un viaggio che ognuno dovrebbe intraprendere dentro di sé, alla scoperta del significato che inconsciamente o del tutto consapevolmente ha, nel corso della propria esistenza, attribuito all’amore. Incontro fatale, scelta obbligata, rassegnazione dinnanzi alle convenzioni che la vita ci impone? Cos’è l’amore? L’amore della De Bartolo è un sentimento intimo, studiato nei minimi particolari; è l’annullamento del se stesso per il noi, è la devozione assoluta spirituale e carnale; è un sogno che, quando improvvisamente si concretizza nella realtà, coglie impreparati ed incapaci di accoglierlo totalmente. È, alla fine del romanzo, ciò che mette dinnanzi ad una scelta, che tormenta e talvolta fa sentire inadeguati, ciò che costringe a fare un bilancio e a trovare un senso alla vita vissuta senza di esso.
«Ti amo sino al dolore di amarti»: sono forse queste le parole che meglio esprimono il senso di questa storia.
Un pegno d’amore: la mezzaluna d’oro
Uno scenario misterioso si apre e si chiude sul fondo dell’oceano che regala a un tramite inconsapevole un ciondolo d’oro, una piccola mezzaluna che segna la strada di più vite, che permette a Mirko e a Carmen di ritrovare un pezzo delle loro esistenze e di scoprire quest’ultime unite da un misterioso destino. La mezzaluna d’oro, nata come segno identificativo di un nome, usata come pegno per dimenticare un errore, diviene unica traccia dell’appartenenza familiare, immagine della tragedia, dell’amore paterno e nuovamente segno inconfondibile di un nome e delle origini. Un oggetto di non troppo valore ricompone i pezzi di più vite misteriosamente interrotte e deviate. Nel romanzo un cerchio si apre e si chiude con un viaggio, come quello di Mirko che parte alla ricerca di ciò che è stato di suo padre, il famoso Giuliano de Sisci, direttore d’orchestra di grande talento. Mirko trova le sue risposte tra le pagine di un misterioso manoscritto. Sentimenti e parole così familiari per il ragazzo… Le parole di suo padre Giuliano, i suoi dialoghi con il silenzio, fino all’arrivo del grande sentimento. Parole che contengono travolgenti coincidenze.
Giuliano, talentuoso musicista e direttore d’orchestra, vive per un lungo periodo nel buio più profondo della sua anima, senza conoscere l’amore domandandosi ogni giorno cosa possa significare vivere per qualcun altro. La musica, il successo, Cecilia e l’arrivo di Mirko non hanno messo a tacere il suo desiderio di amare, davvero. La nascita di suo figlio ha addolcito una scelta di vita dettata da ragioni non sentimentali, ma ciò non gli basta. Giuliano in un primo tempo non ha voluto che altri vedessero il buio intimo della sua anima così inesperta di fronte alle passioni. Giuliano non ha permesso che lo scuro che avvolgeva i suoi sentimenti diventasse il motivo della sua sconfitta. Nessuno mai è riuscito a schiarire quelle tenebre. Nessuno è riuscito ad approfittare del fatto che la luce non sia mai entrata con prepotenza nel suo cuore. Ognuno ha un amore che lo educa all’amore stesso. Ma Giuliano no, così non gli resta che inventarselo. Iniziano in questo modo i suoi dialoghi con il silenzio, unico sincero interlocutore del suo cuore e suggeritore di sentimenti puri, veri, quasi tangibili. Un’invenzione che diventa il suo unico appiglio, la sua oasi felice insieme a lei, la donna dei suoi sogni. Così per anni il protagonista di questa storia vive l’amore più puro e sincero sulla sua isola con l’amata, le cui sembianze, i cui gesti sono suggeriti da un fortissimo desiderio di evasione. «Ora, l’unica alternativa era rifugiarsi sulla sua amata e, a questo punto possiamo dire, vitale isola immaginaria, senza la quale adesso più che mai non avrebbe davvero potuto sopravvivere».
Amelia: il silenzio prende vita e si riempie di suoni
E poi arriva lei, Amelia. «Amelia, inconsapevolmente, aveva squarciato con la sua voce il velo di quell’immenso mondo fatto di silenzio, dentro il quale Giuliano aveva vissuto per anni. Lei non conosceva il maestro. Non sapeva come aveva vissuto fino ad ora. Non conosceva il suo silenzio. La sua solitudine. Il suo grande bisogno di essere amato e di amare». E ciò che prova così spontaneamente per lei è quello che da sempre ha immaginato. Il silenzio gli ha suggerito per anni gli strumenti per riconoscerlo, il vero amore. Troppe cose li hanno separati. Il destino finalmente gli dà in dono ciò che tanto ha sognato, ma egli stesso è stato costretto a deviarlo.
Viviana Cimino
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 46, giugno 2011)
Agata Garofalo, Lidia Palmieri, Alessandro Randone
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