Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 206, dic. 2024
Sei in: Articolo




Politica ed Economia (a cura di Antonella Loffredo) . Anno V, n. 46, giugno 2011

Zoom immagine La sicilianità e
il cinema-arte

di Pasquale Romano
Da Città del sole un
compendio critico
sulla Decima Musa


Contemporaneità visuale

Nella contemporaneità postmoderna, caratterizzata per l'uso esponenziale delle immagini e più in generale per una affermazione sempre maggiore della cultura visuale, ha una sua naturale centralità, a più di un secolo di sviluppi e perfezionamenti tecnologici, il cinema.

Sin dalle sue origini, il dispositivo cinematografico non ha mai nascosto la sua prossimità con la letteratura nella produzione di racconti e narrazioni; ne ha adottato tecniche – ad esempio, il montaggio parallelo mutuato dai racconti di Dickens – e, ancora più spesso, ha svolto lavoro di “traduzione”: di opere letterarie, di racconti, di romanzi.

Sin dal principio, accanto alla produzione cinematografica, quasi a volerne sostenere lo sviluppo e l'affermazione sociale, si è sviluppata una copiosa produzione di scritti appartenenti alla critica cinematografica e allo studio del mezzo di comunicazione.

Lo schermo trema (Città del sole, pp.278, 18,00) è un compendio critico di Franco La Magna, giornalista catanese, critico cinematografico e saggista, collaboratore di giornali, riviste specializzate e on-line. Il saggio è incentrato su di un ambito particolare delle analisi sul cinema; è un lavoro appassionato e ben documentato sul rapporto tra letteratura siciliana e il medium; un libro che a ogni pagina sembra trasmettere un forte sentimento verso la propria terra d'origine e verso il grande schermo. E, tra questi due ambiti, sin dai primi anni del Novecento, c'è stato un proficuo rapporto di contaminazioni e scambi.

Il libro segue una scelta non sistematica nel raccontare aneddoti  e storie sui film prodotti a partire da opere letterarie che si caratterizzano per essere state prodotte da autori siciliani; tuttavia, il lavoro svolto da La Magna non manca di contestualizzare le produzioni nel periodo storico e nel clima culturale in cui queste furono realizzate.

Rispetto ad altre forme di spettacolo – teatro, la stessa letteratura – il cinema è stato accusato di ricavare riduzioni e traduzioni volgarizzate, plateali, inferiori alle opere originali dal punto di vista artistico.

 

Contaminazioni tra cultura letteraria e cultura audiovisiva

La Magna, nelle pagine del suo saggio, illustra come il racconto per immagini non vada inteso come saccheggio letterario, concetto che non mancava di trovare sostenitori presso i ceti colti quando ancora il cinema stentava ad affermarsi. Invita piuttosto a considerare il rapporto tra i due ambiti culturali come un interscambio, suggerendo di vedere nel cinema una naturale predisposizione ad adattare la parola scritta all'immagine.

Sin dai tempi del periodo “muto”, la Sicilia scopre la sua vocazione per il cinema; con il passare del tempo, l'isola omerica si scopre come uno dei palcoscenici più spettacolari e seducenti; ma, tuttavia, questo non basta ad evitare che essa resti oggetto di mistificazioni culturali e politiche verso il territorio e i suoi abitanti.

Ci si può perdere dentro la ricchezza del saggio e, usando la passione del tutto particolare che il cinema esercita da sempre sull’immaginario, si è trascinati all'interno dei racconti che accompagnano ogni riferimento ai film.

Il libro racconta come Nino Martoglio abbia salutato in vernacolo l'ingresso del cinema a Catania sul finire dell'Ottocento, ma anche l'ascesa dei feuilletons  che presto si inserirono – forti della loro presa sul pubblico – nelle strategie produttive del cinema italiano, tese a potenziare le rappresentazioni ma senza forzare troppo le trasgressioni e la portata eversiva.

Il 1930 segna il passaggio dal muto al sonoro. Questa evoluzione avviene, in Italia, in pieno regime fascista e, paradossalmente, come non manca di evidenziare l'autore, proprio nel momento in cui sarebbe possibile “parlare”, invece si è tenuti a non esprimersi troppo. Imposizioni politiche, cui non si può sottrarre nemmeno un autore come Luigi Pirandello. La sua novella In silenzio diventa, per il grande schermo, La canzone dell'amore, un'esaltazione della piccola borghesia dei buoni sentimenti, girata in tre versioni (tedesca, francese, italiana).  Da alcuni, questo film è considerato il primo film sonoro del cinema italiano; in realtà, a introdurre il sonoro è Resurrection di Alessandro Blasetti, girato nel 1930 ma editato l'anno successivo.

 

Un autore come esempio: il caso di Luigi Pirandello

Pirandello rappresenta un esempio importante, non solo degli anni bui del fascismo  ma, per quanto riguarda la produzione cinematografica, del rapporto che la letteratura italiana intrattenne con il cinema hollywoodiano. Fu infatti a seguito della fama dell'autore agrigentino che i produttori americani offrono 40.000 dollari per trasporre la sua novella Come tu mi vuoi.

La regia sarebbe stata poi affidata a George Fitzmaurice e il film si sarebbe intitolato As you desire me. Interpreti, invece, sarebbero stati Greta Garbo e Eric Von Stroheim. Ha inizio l'age d'or di Pirandello; ben presto Hollywood avrebbe realizzato Acciaio per la regia di Walter Ruttmann. Siamo nel 1933; tre anni dopo, il cinema italiano, con Mario Camerini prima, e con Gennaro Righelli dopo, avrebbe realizzato il celeberrimo Pensaci...Giacomino. Nel caso del film di Camerini, la sceneggiatura sarebbe stata affidata all'autore catanese Ercole Patti e a Mario Soldati. Il film di Righelli, invece, sarebbe stato seguito da una versione curata da Pierre Cherral. Infine, negli stessi anni, Non è una cosa seria sarà interpretato da Vittorio De Sica e Assia Noris.

Riguardo alle sofferenze causate dalla dittatura fascista, come soggettista, Vitaliano Brancati lavorò nel film Anni difficili. Siamo nel 1948.

Tuttavia, la vocazione del cinema ad essere non solo intrattenimento ma mezzo di comunicazione che percepisce e intende  la coscienza sociale come impegno civile e politico, ha modo di manifestarsi nei film di Pietro Germi: In nome della legge (1949) divenne presto un cult-movie, tratto da Piccola Pretura di Giuseppe Lo Schiavo. In questo film, la Sicilia era vista come terra di frontiera dominata da leggi oscure e al contempo arcaiche.

Ricordando altre decine di film, protagonisti, scrittori conosciuti e non, ma sempre nella comune appartenenza alla terra Sicilia, La Magna conduce il lettore ad apprezzare – qualora non fosse così – un luogo difficile e tuttavia poetico. E lo fa affidandosi ad una mediazione d'eccellenza, quella del grande schermo.

 

Pasquale Romano

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 46, giugno 2011)

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT