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Anno V, n. 45, maggio 2011
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Giovanna Russo) . Anno V, n. 45, maggio 2011

Zoom immagine I freni d’Italia
tra mercato
e concorrenza

di Rosina Madotta
Da Rubbettino un saggio
per comprendere e “gestire”
il sistema del mercato libero


Il mercato libero: questo sconosciuto e temuto strumento nelle mani dei cittadini e non solo. Probabilmente, per i meno attenti – o ignoranti in materia economica – evoca solamente la possibilità di scegliere il venditore a cui rivolgersi per le tariffe applicate sulle utenze dell’energia elettrica, del gas e del telefono. Invece, qualche cittadino più attento avrà altresì notato la possibilità d’acquistare medicinali cosiddetti da banco, reperibili cioè senza obbligo della prescrizione medica, oltre che nelle farmacie anche nelle parafarmacie e addirittura in appositi spazi dedicati all’interno dei supermercati.

Per molti “addetti ai lavori” i cambiamenti che ha portato, e che è in grado di portare in futuro, la liberalizzazione di beni e servizi è un elemento da non sottovalutare, anzi da tenere in debita considerazione da parte dei legislatori, delle associazioni di categoria e tutti gli attori chiamati in causa sul palco a muovere le fila dell’economia italiana. Concorrenza, competizione, liberalizzazione. Sembrerebbero queste le tre parole chiave (e forse anche magiche?) necessarie all’Italia per superare la crisi economica e sbloccare lo stallo che s’è venuto a creare negli ultimi anni. È questa la tesi centrale del saggio Zavorre d’Italia (Rubbettino editore, pp. 74, € 12,00) l’ultimo libro di Antonio Catricalà, magistrato d’origini calabresi e presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio conosciuta come Antitrust, dal 9 marzo 2005.

 

Le lobbies degli ordini chiusi

Nel testo – dove «si descrive un breve viaggio tra le regole nazionali e regionali che zavorrano il Paese, impediscono la sana competizione, favoriscono i cartelli» – il presidente dell’Antitrust delinea la situazione di un Paese bloccato, qual è l’Italia, che non cresce al pari degli altri stati europei e che, al contrario, ogni anno perde terreno nello sviluppo.

Catricalà inizia il suo breve excursus dai cambiamenti avvenuti nell’ambito delle farmacie con la possibilità di vendere medicinali da banco nei distributori automatici, nelle parafarmacie e nei supermercati. I risultati non si sono fatti attendere. L’attuazione della legge Bersani ha occupato 6.500 farmacisti in 2.500 nuovi punti vendita, e il circolo virtuoso della concorrenza ha portato alla diminuzione generale dei prezzi con un conseguente risparmio per il consumatore. A dispetto di tali risultati in questo settore non è stato affatto semplice avviare le nuove regole del libero mercato. Si pensi soltanto a come alcune società di vendita all’ingrosso di medicinali, di proprietà dei farmacisti, hanno boicottato la distribuzione delle medicine stesse nelle parafarmacie. Le lobbies, quindi, con lo scopo di tutelare i propri interessi e delle categorie rappresentate, dettano in modo poco ortodosso le leggi del mercato finanziario pretendendo sempre più protezione e la creazione di albi riservati che impediscono, a tutti gli effetti, l’accesso alle professioni. La conseguenza più lampante di questi meccanismi è quella di favorire una società chiusa dalla quale sta scomparendo la mobilità sociale, che negli anni ’60 aveva garantito alle giovani generazioni un futuro migliore rispetto a quello dei padri. Solo i figli degli agiati professionisti possono permettersi di calcare le orme paterne; gli altri, «i figli di nessuno», andranno ad accrescere le percentuali di disoccupati o, nella migliore delle ipotesi, a fare un lavoro completamente estraneo ai propri studi. «Riattivare la mobilità sociale – precisa l’autore – aiuta a realizzare una compiuta democrazia economica nel nostro Paese: il ritorno del merito nelle aule scolastiche e universitarie è un passaggio ineludibile per raggiungere questo obiettivo. Ma non è sufficiente. È necessario che i migliori, se lo desiderano, possano accedere ai mestieri liberali senza estenuanti percorsi a ostacoli». Molti ordini professionali hanno eretto vere e proprie barricate in difesa dei privilegi interni per escludere qualsiasi genere d’incursione esterna soprattutto se deriva dalle regole della concorrenza, come, per esempio, la proposta d’abolire l’obbligatorietà della tariffa minima.

 

Le mille caste

L’Italia è il Paese delle caste che proteggono non solo i mestieri liberali, ma anche le professioni meno note. Ed è così che chi volesse fare il maestro di sci in Valle d’Aosta deve rispettare vincoli restrittivi e regole ben delineate; stesso discorso per le guide alpine e le guide turistiche nazionali. Nel secondo caso la professione è stata liberalizzata nel 2007 ma, successivamente, ogni regione ha emanato regole diversificate e stabilito modalità e tempi per bandire l’esame d’abilitazione, il numero massimo di guide autorizzate, il possesso di un determinato titolo di studio piuttosto che un altro, l’obbligatorietà di un tirocinio, e addirittura la residenza nella città dove si vuole operare o la stipula d’una polizza assicurativa. Dopo aver superato tutti questi ostacoli e ottenuto l’abilitazione, la guida dovrà tenere bene in considerazione un dato fondamentale: potrà esercitare solo nella provincia dove ha svolto l’esame! Quest’ultimo ha, infatti, validità provinciale in molte regioni dello stivale.

Antonio Catricalà riporta anche il caso emblematico dei gestori degli stabilimenti balneari la cui attività è regolamentata da un sistema che impedisce qualsiasi forma di concorrenza e apertura al mercato. Le spiagge sono bene demaniale dello Stato e, se esistono più richieste di gestione vige la regola che viene privilegiato chi è già in possesso della concessione. Nessun genere di gara d’appalto per assegnare le concessioni al migliore in base alla qualità dei servizi offerti e alle condizioni economiche migliori.

La concorrenza, dopo qualche anno dall’introduzione, comincia a essere conosciuta dai cittadini come un’importante opportunità per un maggior risparmio e per migliorare il sistema economico. Ma in questa fase, conclude l’autore, è fondamentale la sua tutela. «Se il cittadino capisce di essere più tutelato in un sistema in cui la competizione funziona, l’idea dal basso verso l’alto crescerà stratificandosi su solide basi».

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 45, maggio 2011)

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