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Anno I, n° 4 - Dicembre 2007
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno I, n° 4 - Dicembre 2007

Zoom immagine Una serial-killer
spietatissima:
storia di Lucy

di Arianna Calvanese
Un romanzo horror Barbera:
un intreccio coinvolgente
che “sfida” un tabù moderno


Questo romanzo è un agghiacciante thriller psicologico ambientato in Sardegna. In un’intervista rilasciata alla rivista Horror Magazine l’autrice ha dichiarato di aver scelto lo pseudonimo di Lucy D. (che coincide con il nome della protagonista del libro) per stuzzicare la curiosità del pubblico e per sottolineare le differenze fra il suo personaggio di Dracula e quello di Bram Stoker, a cui lei si è ispirata. Lucy D. ritiene, infatti, di essere una delle poche scrittrici a descrivere la storia di un vampiro dal punto di vista del vampiro stesso.

La protagonista di Sex Dracula (Barbera Editore, pp. 222, € 9,90) è una dottoranda in biologia che trascorre le sue giornate sgozzando ratti in laboratorio e le sue serate fra avventure erotiche al di là di ogni immaginazione, che spesso si concludono con sanguinosi pasti umani.

La misteriosa biologa oltretutto è costretta a vivere fuggendo la luce del sole perché, in seguito a quello che lei definisce un incidente, ma che il lettore scoprirà essere un tentativo di suicidio, è affetta dalla fotocheratite, una malattia dell’apparato oftalmico.

Lo scrittore tedesco Franz Kafka affermava che tanto il genere letterario del diario quanto quello epistolare mostrano ed esorcizzano i fantasmi dell’animo umano. In effetti è proprio attraverso la lettura del diario di Lucy che il lettore scopre pian piano le affascinanti dinamiche della sua psiche.

La tematica del doppio è una costante di questo romanzo. Infatti, fin dalle prime pagine, Lucy paragona la sua vita scabrosa, bisessuale, frivola e anticonformista con quella della sua gemella borghese, pudica e giudiziosa, che rappresenta il suo alter ego.

Il linguaggio forte e il frequente uso della figura retorica dell’ossimoro accentuano maggiormente il forte dualismo presente nel romanzo.

Quest’ultimo è ulteriormente evidenziato dal carattere schizoide di Lucy che di giorno si comporta come una fredda, lucida e brava biologa, qual è, analizzando persino le sostanze di cui si nutre e i processi chimici che producono determinate sensazioni. Di notte, invece, la personalità della protagonista si trasforma lasciandosi sopraffare completamente dagli istinti. In questi momenti, infatti, l’unica traccia della sua razionalità è rappresentata dai bisturi, strumenti di precisione per antonomasia, con cui commette i delitti.

Questi ultimi inizialmente sono occasionali, poi con l’aggravarsi della schizofrenia di Lucy, diventano premeditati e lei si trasforma in una sensuale vedova nera.

Tutti i personaggi interpretano ruoli statici e fino alla fine della storia accompagnano il lettore nell’avvincente viaggio dell’affascinante psiche della protagonista.

Quest’ultima odia il conformismo e la società borghese che rende gli uomini tutti uguali, simili a prodotti fatti in serie.

Lei e i suoi amici vogliono distinguersi dalla massa, così stravolgono tutte le regole del bon ton creando un proprio mondo con sue specifiche regole. Per entrare a far parte della loro comitiva la prima direttiva è: non essere normale e non aver paura della promiscuità sessuale. Per loro l’amore non esiste e il sesso è un atto meccanico con un'unica finalità: l’orgasmo.

 

Un’intrigante intreccio di sesso, sangue e cannibalismo

La meticolosità con cui l’autrice descrive le scene erotiche dà a questo romanzo una forte valenza voyeuristica che stimola le fantasie erotiche del lettore.

La sensualità e l’erotismo giocano un ruolo fondamentale all’interno del romanzo così come la stretta e contraddittoria relazione che lega la pulsione dell’autoconservazione all’istinto di morte.

Sulla copertina di Sex Dracula c’è il ritratto di Lucy e le sue sensuali labbra carnose, rigorosamente rosse, sono enfatizzate dal vivace contrasto con il bianco pallore del volto.

Il cannibalismo è uno dei più grandi tabù del pensiero moderno e oggi si ritiene che questo comportamento sia causato da gravi disturbi psichiatrici.

Noto cannibale, realmente esistito, passato alla storia come il mostro di Milwaukee, Jeff Dahmer durante il processo affermò che mangiare i cadaveri gli dava un senso di totale controllo e aumentava l'eccitazione sessuale. «Potevo fare con loro tutto quello che volevo». Mangiare significa appropriarsi totalmente dell'altro. Anticamente, infatti, gli uomini primitivi mangiavano il cuore dei guerrieri più valorosi per impossessarsi del loro coraggio.
Nel comportamento cannibalico l'appagamento di questo desiderio restato latente è esasperato e diventa l'unica modalità di rapporto con gli altri.

Lucy infatti è una ragazza estremamente sola che ha paura di rapportarsi agli altri a causa dei numerosi complessi da cui è afflitta.

Gli occhi di Lucy sono eternamente coperti dagli occhiali scuri non solo a causa della fotocheratite, ma anche perché se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, come dice un antico proverbio, allora l’anima di Lucy non sopporta il contatto con un mondo a cui sente di non appartenere. In una persona psichicamente normale il contrasto fra il proprio “Io” e la realtà esterna si risolve in una sorta di compromesso grazie al quale avviene l’integrazione del soggetto nella società. La protagonista del libro vive una realtà troppo dura da accettare, al cospetto della quale ha un crollo psicologico che sfocia nella perversione del cannibalismo.

Sigmund Freud, nella sua celebre opera Totem e tabù, evidenzia un forte legame fra sesso e cannibalismo e ritiene che la ripetizione del pasto totemico sia un modo per controllare il senso di colpa.

Al di là di ogni possibile giudizio morale o etico quello che più preme al lettore è sapere quali sono, se ci sono, i desideri, le passioni, le brame ingovernabili e ingestibili che spingono Lucy a uccidere, sezionare e mangiare gli esseri umani.

 

Un finale mozzafiato che stupisce il lettore

Nelle ultime pagine del libro avviene il delitto più inquietante di tutti: quello di Arthur, l’unico ragazzo di cui Lucy sembrava essere innamorata. La sanguinaria biologa uccide a sangue freddo il suo giovane amante non solo perché questo scopre una dolorosa verità sul suo conto, ma anche perché le sue cicatrici – da piccolo Arthur amava lacerarsi con le lamette – stuzzicano violentemente il suo appetito.

A questo punto il lettore crede di aver finalmente scoperto tutti i segreti di questa appassionante storia, mentre invece è violentemente sommerso da una macabra, minuziosa sequenza di ricordi della protagonista, a dir poco grotteschi, che costituiscono un finale straordinario denso di verità sconcertanti.

 

Arianna Calvanese

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno I, n. 4, dicembre 2007)

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