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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Il reality show di Asinara:
il carcere dei non famosi
di Monica De Francesco
Da Aliberti editore il racconto della protesta sarda:
il coraggio e il sarcasmo dei cassintegrati Vinyls
La lotta operaia dei 101 lavoratori cassintegrati è stata organizzata all’interno del carcere di massima sicurezza sardo, dove i protagonisti si sono autoreclusi per dar voce alla loro protesta.
Una vicenda nella quale ogni forma di disapprovazione aggressiva è stata messa da parte per lasciare il posto all’utilizzo disinibito, efficace e creativo di tutti i mezzi di comunicazione: dalla carta stampata alla televisione fino ai social network che, a differenza dei primi due, accolgono ogni tipo di malcontento senza selezionare a priori i contenuti ritenuti da copertina e quelli da scartare. Una singolare iniziativa fatta di dignità, ostinazione, ingegno e partecipazione, vissuta in prima persona e qui ripercorsa da Tino Tellini, nel testo L’isola dei cassintegrati. Asinara (Aliberti editore, pp. 160, € 13,00), con la Prefazione di Luca Telese.
Neppure uno dei più bravi produttori televisivi, sarebbe riuscito a immaginare tanto. Per poter pensare un’isola “reale” che sfida l’isola “finta” bisogna mettere insieme elementi diversi, che in questa storia si sono raccolti apparentemente per caso: la conoscenza del territorio, il coraggio individuale, la messa a dura prova delle relazioni e degli affetti privati, il senso della “sardità”, il tempo, e – prima di tutto – la genialità. E per ultima, ma non meno importante, la cruda realtà che, prepotente, si impone in uno scenario ancora più duro che vede il precariato come protagonista della vita di questi uomini.
Il ritmo del racconto è incalzante e gli eventi si susseguono uno dopo l’altro alternando momenti di drammaticità a momenti di commedia, caratteristiche che rendono la lettura interessante e allo stesso tempo avvincente.
Nessun lettore potrà rimanere indifferente di fronte alla fotografia, fedele in tutti i suoi colori e in tutte le sue forme, scattata da Tellini alla “classe” dei cassintegrati.
Gli operai
I protagonisti indiscussi de L’isola dei cassintegrati sono gli operai della Vinyls.
Reagire di fronte ad un’enorme difficoltà, quella della mancanza di lavoro, recludendosi in un carcere forzato di un’isola, già famosa per essere un penitenziario, l’Asinara, non è impresa facile. Partire prendendo come punto di riferimento un reality show come quello de L’isola dei famosi e trasformarlo ne L’isola dei cassintegrati è ancora più difficile. La geniale idea di scimmiottare un format televisivo di successo si è concretizzata perché stimolata da elementi “veri” che si opponevano completamente, nei valori e nella realtà, alla finzione e alla superficialità dei reality televisivi.
Dopo quattro mesi di disoccupazione, gli operai sono diventati famosi grazie a questa brillante trovata che finalmente ha dato voce alle loro più che giustificate proteste.
L’Asinara rappresenta un luogo simbolo per descrivere la crisi in cui versa la Sardegna, per questo motivo è stata scelta come location dagli operai della Vinyls.
Le sbarre del carcere simbolicamente rappresentano i sigilli posti ai cancelli aziendali per volontà dell’Eni alleata agli enti locali.
Insieme al coraggio, però, si sono anche aggiunte l’intelligenza e l’astuzia nell’aver pensato di utilizzare i social network come canali principali di diffusione delle informazioni, riguardanti il loro stato di vita all’interno dell’isola.
Una politica che non ascolta
Lo spettatore dei cassintegrati dell’Asinara è però una politica sorda. Una politica che non ascolta o che fa finta di non ascoltare.
Il problema della cassintegrazione è tangibile e consistente nel nostro paese. La grande crisi ha colpito il mondo del lavoro e determina una situazione allarmante soprattutto per i padri di famiglia che non riescono più a portare a casa il pane come vorrebbero.
Soltanto un miracolo riuscirebbe ad annullare tutto il malcontento e i disagi che oggi stanno vivendo gli ex operai della Vinyls; non farebbe lo stesso l’organizzazione politica, invece.
Come può un ente governativo non tutelare questi uomini?
Si può pensare di ignorare per sempre la gravità della situazione lavorativa in cui versano tante famiglie italiane oggi? Gli operai sardi sono stati coraggiosi e non omertosi, ma quanti altri vivono le stesse sofferenze e non hanno la forza di reagire lasciandosi inghiottire passivamente da ciò che li circonda?
Il testo di Tellini offre un buon esempio di riflessione e soprattutto ci mette a conoscenza dell’attuale precarietà del lavoro.
Nessuna garanzia o tutela per i lavoratori oggi, soltanto precariato e limbo che troneggiano prepotenti nella maggior parte delle aziende del nostro paese.
L’assenza di risposta dei politici ci aiuta a comprendere quanto sia stato difficile per i cassintegrati dover arrivare ad escogitare un piano strategico per urlare il proprio caso disperato a tutti coloro che non ne erano a conoscenza.
Un auspicio sarebbe quello di ascoltare non solamente la voce degli operai di Vinyls ma anche quella di tutti gli altri lavoratori che si trovano nella stessa situazione. Forse così la politica inizierebbe a non sopportare più le proteste e le lamentele di chi soffre un disagio lavorativo pressante e, per sfinimento, comincerebbe a concretizzare i finti impegni che ha promesso fino ad ora e che non ha mai realizzato.
Monica De Francesco
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 44, aprile 2011)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi