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A. XVIII, n. 205, nov. 2024
Il passato ereditato dai ricordi
e dalle forti sensazioni provate
rivisitando luoghi della memoria
di Maria Grazia Franzè
Infinito edizioni propone un racconto
sul recupero di una vita dimenticata
Il tempo, un luogo immenso e i suoi abitanti, i ricordi che vivono nella memoria senza età, il mito che non muore mai e il racconto che fa rivivere il passato a chi scrive e a chi legge. La realtà di una famiglia raccontata e rievocata da un narratore senza nome, che ripensa al passato perché ritorna nella sua terra e qui, travolto da ricordi e sensazioni, cerca di riascoltare le voci lontane di un tempo finito che non torna.
Tutto questo è raccontato dallo scrittore spagnolo Sabas Martín nel romanzo L’eredità (Infinito, pp. 128, € 12,00), tradotto in italiano da Chiara Vitalone e letto in oltre venti Paesi europei e americani.
L’eredità di cosa?
Quando si pensa all’eredità facilmente si fanno delle associazioni a elementi materiali che si ereditano, appunto, tra persone stimate ma, chi si aspetta di leggere qualcosa del genere, in questo breve romanzo, sappia che ne rimarrà deluso.
«Più che in un tempo e in un luogo determinati, e deliberatamente spogliata dagli elementi descrittivi esterni che narrano l’azione e la trama, L’eredità vive nella successione delle voci dei personaggi e negli echi anonimi del passato». Un romanzo fuori dalle normali aspettative, che tratta un’eredità diversa da quella attesa: quella del passato. L’anonimo narratore si rivolge ad Alma per raccontarle la sua storia.
«Sono ritornato a Nacaria per occuparmi dell’eredità, Alma. Sono ritornato a Isla Nacaria per inoltrarmi nel silenzio del tempo andato e, tra le ombre e gli echi, svelare le perdite e le assenze che danno forma alla memoria. Questa è la vera eredità, Alma, quella che veramente mi appartiene oltre al vecchio casolare che fu di mia madre e la cenere vera che è rimasta della terra e della casa dei miei zii Candelaria e Fidel. Anche il loro ricordo è un profilo confuso e labile, una nebbia diffusa nel vuoto delle presenze del passato. È questa la cenere di cui è fatta l’eredità».
La trama è complessa: ogni capitolo riporta il nome dei componenti familiari del narratore che, attraverso i ricordi, cerca di ricostruire le vite di ognuno di essi. Così, servendosi di un linguaggio semplice ma ricco di riflessioni, il lettore conosce Dolores, la madre del narratore morta nella solitudine, José, il cugino morto anch’egli con Dolores e per la quale nutriva una profonda passione amorosa, e Fidel e Candelaria, zii dei quali si cerca di conoscere la loro vita dall’immagine impressa nelle fotografie.
Il racconto è costituito dal continuo ricordo di questi personaggi affidato alla scrittura e alla sua musicalità. «Non saprei come raccontare questa storia, Alma. Ancora no. Ci ho provato a volte, ma un’oscurità invisibile ha fatto spegnere lentamente le parole tra le mie mani. Non sono stato capace di allontanare le tenebre dalla memoria né disfare la confusione dei sensi. Come se in fondo al tempo mi stesse aspettando la chiarezza di cui ho bisogno per distinguere le immagini e riscattare i ricordi dal passato; e la chiarezza, nel tentativo di raggiungerla, si trasformasse in un lampo di luce che abbaglia accecando gli occhi». I ricordi si uniscono alle sensazioni provate nell’infanzia, delle quali ormai non si conosce più il vero senso: Alma diventa la persona che ascolta, discreta e silenziosa alla quale confidare i dubbi, le scoperte ma anche le verità del tempo trascorso.
Lo stile dell’autore
Sabas Martín, scrittore spagnolo emergente originario delle Isole Canarie, romanziere, poeta, giornalista e autore di testi per il teatro, fa del suo linguaggio uno strumento innovativo; solo attraverso una rinnovazione semantica, infatti, si possono trasmettere le sensazioni e i sentimenti del passato, riattualizzandoli nel presente del lettore. In questo romanzo, tradotto per la prima volta in italiano, l’autore mostra il suo legame con le isole d’origine raccogliendo numerose descrizioni e informazioni che possono aiutare, durante la lettura, a conoscere il luogo geografico.
Proprio perché nel XV secolo le Isole Canarie sono state terre fertili per i poeti, nel raccontare la storia lo scrittore avverte l’esigenza di comunicare il recupero dei suoi ricordi attraverso un linguaggio semplice e caldo, per certi versi simile a quello dei suoi antenati.
«L’eredità ricrea i temi della tragedia greca classica: la pazzia, la maledizione, l’incesto, immersi nello spazio chiuso e drammatico del mitico territorio letterario di Nacaria». Immergendosi nella lettura si carpisce, fin dall’inizio, il legame che si intreccia tra le Canarie e Nacaria (un nome, quest’ultimo, ottenuto facendo una sorta di anagramma da quello delle Isole), tra il ricordo e il forte desiderio di spiegare la trama del racconto stesso.
I diversi registri linguistici ricostruiscono l’intera vicenda che, se letta con attenzione, è raccontata da diversi punti di vista, non solo da quello della voce narrante, ma anche dei singoli protagonisti che nel ricordo esprimono le loro verità. Tutto è affidato alle parole, e la trama polifonica conferisce un senso di unicità perché: «Scrivere si riduce a questo, Alma, a capire le voci ad ascoltare la loro oscura melodia per sapersi vivo».
Maria Grazia Franzè
(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 43, marzo 2011)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi