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Filosofia e religioni (a cura di Maria Grazia Franzè) . Anno V, n. 43, marzo 2011

Zoom immagine La religione e i riti:
il senso dei simboli
e dei segni liturgici

di Rosina Madotta
Il cattolicesimo e la fede professata,
a cura di Editoriale progetto 2000


Nelle celebrazioni della dottrina e della liturgia cattolica il popolo dei fedeli, per innalzare lo spirito a Dio e rendergli onore e gloria, mette in atto canti, gesti, preghiere e riti che sono intrisi di – e rimandano a – significati profondi. Il culto si manifesta tramite azioni, oggetti, paramenti che spesso i credenti non comprendono fino in fondo. Il libricino, scritto da don Sergio Ponzo, sacerdote nella diocesi di San Marco Argentano – Scalea - e maestro delle celebrazioni liturgiche episcopali, Segni e simboli della liturgia. Le celebrazioni del mistero di Cristo spiegate al popolo di Dio (Editoriale progetto 2000, pp. 80, € 8,00), ha proprio lo scopo di spiegare a tutto il popolo dei cattolici i segni e i simboli più diffusi e presenti nella vita di ogni battezzato. Un piccolo manuale, che rientra nella collana Ecclesia. Le ragioni del credere, utile anche a catechisti e pastori come punto di riferimento per far comprendere pienamente, a fanciulli e giovani, le celebrazioni liturgiche e i loro significati.

 

Alcuni termini fondamentali

Il testo si sviluppa, nella prima sezione, in tre capitoli – La liturgia, Segni e oggetti della liturgia, Le parti della Messa – nei quali don Sergio Ponzo chiarisce ogni aspetto che caratterizza la liturgia e la Santa Messa esplicando il significato e il simbolismo intrinseco presente in molti termini e gesti compiuti dai fedeli e dai celebranti.

L’autore, nell’Introduzione, distingue subito, dal punto di vista terminologico e semiotico, le due parole: “segno” e “simbolo”. Difatti specifica: «perché si arrivi a celebrare dignitosamente i sacri riti è necessario che i fedeli tengano conto della differenza che passa tra il segno e il simbolo. Il segno ha la funzione di orientare verso la cosa significata e comunica un messaggio che rappresenta un’altra realtà. Il simbolo, la cui etimologia greca significa mettere insieme due parti separate di una stessa cosa, ha una funzione di mediazione non solo pratica e razionale ma di tutta la persona e la realtà indicata». Il gesto, che più d’ogni altro distingue il cristiano ed esprime la sua fede in Cristo, è il segno della croce «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» che rievoca il battesimo, la Santissima Trinità, la morte di Gesù Cristo in croce e la Pasqua di Resurrezione. È la sintesi, condensata in un solo gesto, di tutta la dottrina cristiana.

Il sacerdote passa quindi in rassegna alcuni concetti fondamentali quale è in primis, l’anno liturgico e la sua strutturazione: ha una durata di 52 settimane – comincia la prima domenica d’Avvento e termina il sabato successivo nella domenica in cui si festeggia Cristo Re – e comprende diversi tempi, l’Avvento, il tempo di Natale, la Quaresima, il triduo pasquale, il tempo di Pasqua e il tempo ordinario.

Nel corso dell’anno liturgico ritroviamo diversi colori per i paramenti sacri, cioè le vesti indossate dai i ministri durante le celebrazioni e i tessuti che addobbano l’altare.

Il bianco, che rappresenta la luce, la purezza, la vittoria, l’oro, simboleggia la regalità, il rosso, è amore e sacrificio, il verde, colore della natura fruttifera, il viola, segno d’attesa e penitenza. Altrettanto importanti sono gli spazi che ospitano i singoli riti, ognuno dei quali adibito a una funzione particolare: l’altare, elemento centrale di tutta la chiesa e fulcro delle celebrazioni, l’ambone, dal quale si proclama la parola del Signore, il battistero, destinato ai battesimi, il tabernacolo, nicchia dove viene conservata l’Eucaristia, cioè le ostie consacrate. Questi e altri termini, come per esempio gli abiti e i libri liturgici usati dai sacerdoti, sono specificati nei minimi dettagli anche attraverso disegni e illustrazioni.

Anche la Messa, rievocazione e memoriale della Pasqua, il cui termine deriva dall’espressione latina « Ite, Missa est », è suddivisa in più momenti che si susseguono: «Due sono le parti fondamentali in cui si articola la celebrazione della Messa: la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica – specifica l’autore – che vengono anche definite come le due mense, quella della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo, dalle quali i cristiani attingono il nutrimento per la propria vita spirituale. Queste parti centrali della Messa sono precedute dai riti di introduzione e seguite dai riti di conclusione».

 

Il rito ambrosiano

Nella seconda parte, il libricino, è corredato, inoltre, da tre AppendiciIl rito ambrosiano, Documenti del Magistero sulla liturgia, Vocabolarietto liturgico che approfondiscono e completano aspetti spesso sconosciuti dai fedeli come, per esempio, il rito adottato nella diocesi di Milano. Il rito romano usato nel mondo cattolico latino non è, infatti, l’unico presente nel cattolicesimo; a questo s’affiancano quelli usati nelle Chiese cristiane cattoliche orientali – rito greco-bizantino, il rito caldeo e il rito maronita – e quello in vigore nella diocesi milanese e in alcune parrocchie di altre diocesi lombarde. La differenza più sostanziale è nell’anno liturgico, il cui Avvento dura sei settimane invece di quattro rispetto a quello tradizionale; inoltre, la peculiarità nella celebrazione della Messa è nell’uso dell’acclamazione a Cristo Kyrie eleison nei riti d’introduzione. Anche i sacramenti e i sacramentali nel rito ambrosiano presentano delle differenze: quella più palese è nel Battesimo in quanto viene celebrato per immersione del battezzato nel fonte battesimale e non per infusione.

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n. 43, marzo 2011)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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