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Anno V, n. 43, marzo 2011
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Home Page (a cura di Cecilia Rutigliano) . Anno V, n. 43, marzo 2011

Zoom immagine Il racconto delle ferite dell’anima
attraverso il linguaggio del cuore

di Paola Zagami
Lia Pallone e la sua esperienza di psicologa in una raccolta di storie
accomunate dalla volontà di superare il dolore. Da Città del sole


Impassibili ascoltatori intenti a prendere appunti sui racconti dei propri pazienti, presumibilmente stesi su un lettino. Questa è l’immagine tipo dello psicologo – generalmente associato o confuso con lo psicanalista – a cui la modernità ci ha abituati. Ben lontani dagli stereotipi in salsa americana, questi professionisti sono calati nei contesti più disparati, spesso costretti a partecipare attivamente al percorso dei propri pazienti di cui diventano principale sostegno e strumento di sfogo sincero e senza inibizioni. Non criptici disegnini che nascondono segreti e paure, né tantomeno l’ipnosi sono gli strumenti principe per portare a termine il percorso di guarigione. La chiave per stare finalmente meglio, amare nuovamente se stessi e anche i propri cari è il racconto dei ricordi, delle sensazioni presenti e ormai passate. Questo è l’aspetto principale, ma non l’unico, che emerge da Ritratti e atmosfere nei sentieri della psicoterapia (Città del sole, pp. 46, € 8,00).

Il libro fa parte della “scuderia” de la Bottega editoriale, agenzia letteraria diretta da Fulvio Mazza.

L’autrice è Lia Pallone, una psicologa che ha raccolto le diversissime esperienze dei suoi pazienti, senza far nomi o dare eventuali indizi sulle loro vicende, scegliendo ben altra via. Con spirito partecipativo confeziona dei brevi racconti, quasi dei colloqui rivolti ai loro protagonisti, in cui ricostruisce le loro storie. Le emozioni e le intense sensazioni suscitate sono ben visibili e annunciate nella Premessa a questa raccolta, in cui l’autrice descrive in maniera particolare la propria professione: «Nutrita da un ventaglio di opportunità che l’altro mi offre nel racconto della sua vita; da sfaccettata sofferenza da condividere; da umorismi inattesi che sfociano in sonore risate; da creativi desideri soddisfatti, impossibili o rincorsi… dalla possibilità di prendere tanti treni immaginari con itinerari differenti da cui ammirare paesaggi nuovi, prospettive insolite che si rincorrono a diverse velocità; di sentire il risveglio e l’eccitamento dei neuroni assopiti e di quelli addormentati. Nutrita ma mai sazia, come si dice del buon cibo che non appesantisce e che ti lascia il desiderio di ricominciare a gustarlo».

 

Partire da se stessi per raccontare gli altri

Prima ancora di dedicarsi all’altro, lo psicologo deve ascoltare se stesso, superare tutto ciò che si riveli ancora irrisolto nella propria storia personale, capire i propri desideri e amare con cognizione e serenità. A sorpresa l’autrice insegna che, a sbloccare i meccanismi alla base della scarsa comprensione di sé, non può essere la testa – o almeno non da sola – ma piuttosto il cuore. Ed ecco che per illustrare il suo percorso di donna e di psicologa Lia Pallone usa il linguaggio dell’emotività che si riflette su uno stile lontano dal pragmatismo. Per raccontare in maniera più efficace il suo percorso – comprensibile anche senza un linguaggio “tecnico” – la metafora risulta lo strumento migliore. Così, come per ogni individuo alle prese con la propria interiorità, è necessario “trovare il bandolo della matassa” per sciogliere i nodi accumulati vivendo dolori o esperienze d’amore a vario titolo. Questo percorso difficilmente porta a un felice compimento se fatto da soli, ma neanche nel caso di chi aiuta si tratta di un mero lavoro.

Piuttosto, l’autrice di questa raccolta nel percorso sempre nuovo che intraprende con i pazienti rivede il necessario e tortuoso processo di consapevolezza di sé e dei propri desideri: «La stessa tenera, infinita dolcezza, la calma e la pazienza mi animano ogni volta, di fronte a chi vedo lottare, dimenarsi, serpeggiare come avvolto in una rete paralizzante. È lì che, avvilito e sfiduciato, fa delle ipotesi di risoluzione per la sua vita come davanti ad un complesso calcolo matematico con troppe incognite. E usa la testa invece che il cuore. A me il compito di fargli ascoltare il battito del suo cuore per rinascere ancora».

Senza l’ascolto di sé e l’aiuto dell’altro, qualsiasi guarigione risulta, dunque, preclusa.

 

Storie di sofferenza e di rinascita

Le storie raccontate da Lia Pallone racchiudono un’umanità composita di cui fanno parte donne violate, bambini privati dagli affetti, giovani soli e afflitti da fobie particolari. Non si cade mai nella morbosità da voyeur, troppo spesso cavalcata dai mass media per presentare fatti di cronaca, ma bastano comunque poche evocative parole per capire i dolori subiti da questi pazienti. Per parlare di donne e bambini violati si ricorre all’immagine dello sporco, perché è questa la sensazione che produce l’abuso fisico e mentale su chi è più indifeso.

Nessuna soluzione terapeutica o assunto particolarmente complesso viene fornito dall’autrice, interessata piuttosto al fluire del racconto, in cui può lasciarsi andare con maggiore libertà che durante il proprio lavoro. E come sussulta il lettore al pensiero di ingiustizie insopportabili, così si ribella l’autrice, che mostra sempre più la sua umanità: «Se c’è un momento della mia vita che mi procura un’angoscia pungente per cui sento di poter perdere il lume della ragione è percepire, intorno a me, che la violenza, l’abuso su un bambino è consuetudine da accettare per la frequenza dei fatti o, ancor peggio, perché perpetrato in famiglia e protetto dall’omertà. È questo il momento in cui il mio cuore non batte più come dovrebbe, rischio un infarto, ma vorrei in quel momento morire piuttosto che ascoltare un’infamia così enorme, un’infelicità così grande, la narrazione di una vita così turbata».

La rabbia, la tristezza e la voglia di non essere immersi nelle più indicibili sofferenze non riescono comunque a sopraffare la voglia di aiutare e il sano affetto che un rapporto intenso tra psicologo e paziente riesce a generare. Molte sono le soddisfazioni che la professione dell’autrice riesce a dare. E le rinascite cui i pazienti arrivano spesso dopo un difficile cammino interiore non sono meriti solo dello psicologo, ma obiettivi raggiunti insieme. Ecco perché questo libro è una dimostrazione di come la psicoterapia possa essere un “nutrimento” anche per chi la pratica da professionista super partes.

 

Paola Zagami

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno V, n.43, marzo 2011)

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