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Anno V, n. 42, febbraio 2011
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Filosofia e religioni (a cura di Maria Grazia Franzè) . Anno V, n. 42, febbraio 2011

Zoom immagine Religione e popolo:
la fede e il raffronto
tra chiesa e società

di Rosina Madotta
I vescovi italiani in un saggio riflettono
sul Meridione. Editoriale progetto 2000


È un appello al coraggio e alla speranza rivolto ai sacerdoti, alle famiglie, ai giovani, agli uomini e alle donne di buona volontà, a tutto il popolo italiano, il documento dell’Episcopato italiano, redatto dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (Editoriale progetto 2000, pp. 48, € 2,00). I vescovi italiani tornano a riflettere sui temi di solidarietà, di sviluppo culturale, economico, sociale nel nostro paese e in modo particolare nel Sud, dopo un ventennio dalla pubblicazione – nel 1989 – della testimonianza Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno.

 

1989-2010: un ventennio di mutamenti

Il documento, redatto con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti i lettori, analizza la realtà socio-economica e culturale dell’Italia alla luce delle più grandi piaghe dei nostri tempi che rallentano uno sviluppo equo delle regioni meridionali e impediscono un riscatto che sia precursore di un futuro certo per le nuove generazioni.

È fondamentale, in tale direzione, tenere in considerazione i notevoli mutamenti che si sono avvicendati negli ultimi tempi e che hanno modificato lo scenario di tutto il paese e del Mezzogiorno, costretto a far fronte a vecchie e nuove emergenze. Si legge, infatti, nelle pagine del testo: «In Italia, è cambiata la geografia politica, con la scomparsa di alcuni partiti e la nascita di nuove formazioni. È pure mutato il sistema di rappresentanza nel governo dei comuni, delle province e delle regioni, con l’elezione diretta dei rispettivi amministratori. L’avvio di un processo di privatizzazione delle imprese pubbliche, il venir meno delle partecipazioni statali e la fine dell’intervento straordinario della Cassa del Mezzogiorno, di cui non vogliamo dimenticare gli aspetti positivi, hanno determinato nuovi scenari economici. È cambiato il rapporto con le sponde orientali e meridionali del Mediterraneo. La massiccia immigrazione dall’Europa dell’Est, dall’Africa e dall’Asia ha reso urgenti nuove forme di solidarietà». Oltre a ciò, la modernità, i processi di globalizzazione e l’allargamento dell’Unione Europea hanno portato con sé non poche contraddizioni sia sul piano economico – i territori locali non sono riusciti a competere con i mercati internazionali uscendo fragili e senza risorse dal confronto – sia sul piano culturale: i valori reali di religiosità e umanità sono stati sostituiti dall’individualismo e dal nichilismo.

 

La criminalità organizzata nel Meridione

A questo scenario transitorio che riflette precarietà e incertezze s’aggiunge la piaga che da sempre affligge il Sud: la criminalità organizzata.

I vescovi italiani, nelle pagine del testo dedicate alla mafia, condannano duramente tutte le forme di organizzazioni con scopi criminosi che con traffici illeciti e atti immorali «avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud». La contaminazione del territorio da parte della malavita limita l’autorità dello stato e degli enti pubblici, favorisce la corruzione, la collusione e la concussione, incide negativamente sul mercato del lavoro, manovra appalti pubblici, controlla con violenza il territorio e la società. Papa Giovanni Paolo II nei confronti di tutte le mafie – immagini del male e del peccato – pronunciò, il 9 maggio 1993 nella Valle dei templi ad Agrigento, dure e forti parole cristiane ed evangeliche con lo scopo di scuotere le coscienze del popolo cristiano ma soprattutto dei boss che muovono le fila di disegni illegali: conversione, diritto e giudizio di Dio, martirio, peccato, pentimento.

Don Giuseppe Diana, don Pino Puglisi, il giudice Rosario Livatino e tutti i martiri morti in nome della giustizia, devono essere una testimonianza di coraggio e determinazione contro il male per tutta la società civile.

 

La speranza è nei giovani e nell’educazione

La chiesa vede nelle giovani generazioni e nelle loro coscienze la strada per poter mutare la situazione e le mentalità sbagliate nel Mezzogiorno, per combattere con coraggio la criminalità organizzata e le ingiustizie, sorretti anche dalla solidarietà e dalla fratellanza, dagli ideali dell’associazionismo e del volontariato. Un esempio particolarmente interessante che propone la Cei è il “Progetto Policoro”, nato nella prima metà degli anni Novanta per volontà di monsignor Mario Operti – con la collaborazione del Servizio nazionale per la pastorale giovanile e della Caritas italiana – vede inizialmente la partecipazione delle diocesi di Basilicata, Calabria e Puglia e successivamente anche quelle dell’Abruzzo, della Campania, del Molise, della Sicilia e della Sardegna. L’associazione, tenendo saldi gli insegnamenti sociali della chiesa, cerca di combattere il problema della disoccupazione giovanile, l’usura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero tramite iniziative di formazione a una nuova idea del mercato del lavoro, e promuovendo opere di sostegno alle imprese. Le diocesi coinvolte sono sempre in crescita e le imprese nate, soprattutto cooperative, operano spesso su terreni e beni sottratti alla mafia.

Infine, i vescovi sottolineano come il problema dello sviluppo economico del Sud non è soltanto di carattere economico (interpretarlo solo in tale chiave sarebbe alquanto riduttivo) ma anche antropologico, culturale e sociale. È fondamentale, quindi, che la chiesa punti a investire in un sano e saldo progetto educativo, per inculcare nei giovani determinati ideali: cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità; «uno sviluppo autentico e integrale – si legge nel testo – ha nell’educazione le sue fondamenta più solide, perché assicura il senso di responsabilità e l’efficacia dell’agire, cioè i requisiti essenziali del gusto e della capacità di intrapresa. I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le persone. E le persone, come tali, vanno educate e formate».

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptament.it, anno V, n.42, febbraio 2011)

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